La Costituzione e il principio di insularità: un problema sempre presente e mai risolto

La geografia che caratterizza il nostro territorio pone in risalto la questione dell’insularità. Quest’ultima, infatti, si presenta come ulteriore elemento di criticità, soprattutto per talune aree del Paese particolarmente sofferenti che coincidono con quelle del Mezzogiorno, in modo particolare ci si riferisce alle isole come la Sicilia e la Sardegna, sebbene tali aspetti riguardano pure le cosiddette “isole minori”, nelle quali il problema per certi versi risulta essere ancor più acuito.
Sulla base di tali considerazioni, che di certo riflettono la presenza di un fenomeno per nulla sconosciuto, e decisamente radicato per quei territori così esposti da siffatte problematiche, torna puntuale la discussione, quasi come ritornello stonato, pronto a far stracciare le vesti dei soliti benpensanti che, in alcuni momenti particolari, improvvisamente, rimembrano, quanto sia da una parte limitante l’insularità e dall’altra impattante per l’economia dei singoli e di intere comunità coinvolte in seno a tali dinamiche.
Narrare l’insieme delle peculiarità che caratterizzano gli spazi fisici territoriali dello Stato interessati da tali questioni, significa, prendere atto innanzitutto di una circostanza di fatto non superabile poiché appartenente alla geografia naturale del nostro Paese, nell’ambito della quale, è pur vero, si inseriscono una serie di conseguenze economiche e politiche capaci di incidere direttamente sugli standard qualitativi dei cittadini residenti in quei territori. Tutto questo determina l’avvio del solito dibattito inerente l’insularità, e alle mille sfaccettature di cui quest’ultima si compone, senza tuttavia giungere a soluzioni definitive che, quantunque, si palesino idonee a circoscrivere gli effetti lesivi prodotti, nei confronti delle terre “baciate” interamente dalle acque del mare.
Il contesto pone in risalto la presenza di proteste bipartisan ripetute nel tempo, la continua costituzione di tavoli tecnici, sollevamento di moti popolari e articoli finalizzati a garantire uno spazio di centralità in ordine a questa questione, ma sul piano pratico, nulla che effettivamente consenta di oltrepassare le criticità esistenti, al di là di estemporanee iniziative che di fatto non servono ad accorciare le distanze fisiche rimaste invariate, e non solo a causa di aspetti meramente geografici. Talvolta, addirittura, si è anche parlato in alcuni frangenti della creazione di una compagnia aerea siciliana che potesse sopperire alla domanda di spostamenti da un territorio all’altro a tariffe praticate contingentate, ma, ad oggi, ciò si insinua in quel “coacervo” di idee – e di illazioni – collocate lungo la via di un binario senza sblocco.
Ogni volta, puntualmente, a ridosso delle festività, quando i forestieri manifestano l’esigenza di fare ritorno nelle terre natie, il tema legato all’insularità ritorna con maggiore prepotenza a causa del fenomeno distorto che rinvia al “caro-voli”, che, in verità, soffia il vento della speculazioni economica creando fortissimi disagi e, ricordando, quanto poco sia stato realmente fatto, per superare l’atavica questione in discorso.
In Costituzione attualmente non vi è alcun riferimento all’insularità, sebbene, ciò non può tradursi quasi in una forma di rimprovero per i Padri, i quali invece si affrettarono a riconoscere il principio dell’autonomia dei singoli territori, non tardando, quindi, attraverso una lettura attenta e in chiave estensiva della Carta, a salvaguardare la legittima aspirazione dei popoli tutti a vedere crescere i propri territori con ogni modalità e contro ogni criticità.
Nel rispetto di quanto osservato, tuttavia, negli ultimi tempi, è iniziata presso la Camera la seconda lettura del testo di revisione costituzionale orientato a prevedere il concepimento di un vero e proprio principio di insularità, sicché da essere ricompreso testualmente nella nostra legge fondamentale.
Una modificazione della Costituzione potrebbe tuttavia costituire un acceleratore deputato a ricollegare più estese utilità a favore dei residenti delle isole, sia piccole che grandi, e degli arcipelaghi. Il tentativo di riforma sul piano costituzionale, infatti, dovrebbe comportare la riscrittura dell’art. 119, nell’ambito del quale, subito dopo il quinto comma, si procederebbe all’integrazione della norma con l’espressione “La Repubblica riconosce la peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità”.
Ritornerebbe così in Costituzione un principio che era già contenuto nel medesimo testo prima della riforma costituzionale del Titolo V. Il testo previgente dell’art. 119 Cost. prevedeva interventi economici speciali per il Mezzogiorno, e le isole in modo particolare, ed era stato abrogato perché, con la riforma del 2001, era stata prevista una formulazione più estesa che, pur non escludendo le isole, ricollegava la presenza di obblighi di solidarietà da parte dei territori più ricchi verso i territori meno agiati senza tener conto del fattore geografico. Una cornice finalizzata a presagire l’unità repubblicana che, tuttavia, non si è distinta per concretezza di attuazione a causa della mancata realizzazione del federalismo fiscale che, avrebbe, dovuto riequilibrare le differenze territoriali, assegnando maggiori risorse laddove più necessarie.
Attraverso la possibile novella costituzionale, la Repubblica, invece, sarebbe chiamata a riconoscere una evidente differenza derivante dal fattore dell’insularità; cioè un hecho insular per dirla con una espressione spagnola. L’utilizzo del verbo “riconoscere” rappresenta l’ingresso della diversità e delle peculiarità che sono collegate al fattore geografico isolano. Diversità e peculiarità che la Repubblica dichiara di rispettare, ponendo su di sé, la promozione di tutti quei provvedimenti che risultino idonei a rimuovere gli svantaggi sofferti da coloro che risiedono e che lavorano all’interno di uno spazio isolano di insularità.
La struttura della disposizione costituzionale è, pertanto, ricognitiva di un dato geografico ma, allo stesso tempo, rilancia l’obbligo repubblicano di tener conto nell’elaborazione delle politiche pubbliche dello svantaggio generato dall’insularità.