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Un’emozionante Adriana Lecouvreur in stile Liberty al Bellini di Catania

Dopo le applaudite “Nozze di Figaro” torna la grande lirica al Teatro Massimo Bellini con un titolo insolito, l’Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea, che mancava dalle scene della sala etnea da decenni. Eppure si tratta di un’opera ricca di felici spunti musicali, non a caso protagonista di una bella edizione l’anno scorso alla Scala, che strizza l’occhio a Bellini, mostrando di avere assorbito molto bene la lezione pucciniana.

Proprio al Teatro lirico di Milano esordì nel lontano 1902 col libretto di Arturo Colautti, (tratto dalla commedia Adrienne Lecouvreur di Eugène Scribe e Ernest-Wilfried Legouvé)  diretta da Cleofonte Campanini, con Angelica Pandolfini nel ruolo di Adriana ed Enrico Caruso in quello di Maurizio: e fu un enorme successo.

Forse perché è la storia di una affascinante  donna di umili origini realmente esistita, il cui vero nome era Adrienne Couvreur, nata nel 1692, che aggiunse un “Le” al suo cognome per renderlo più elegante, divenendo poi una grandissima attrice drammatica che l’esigente pubblico della Comèdie Francaise applaudì per molti anni nelle sue interpretazioni delle opere di Corneille, Racine, Crebillon e Voltaire.
Numerosi e tormentati i suoi amori, tra cui quello con Maurizio di Sassonia e Voltaire,e avvolta nella leggenda la sua fine, attribuita a un misterioso avvelenamento.

Un momento dell’opera

Davvero il soggetto ideale per un dramma sanguigno  cui non a caso si dedicarono con successo appunto  Eugène Scribe e Ernest-Wilfried Legouvé nel 1849, offrendo un futuro sensuale ruolo ad attrici del calibro di Eleonora Duse e Sarah Bernardt.

L’edizione catanese, in scena dal 25 marzo al 2 aprile, ha così offerto agli ascoltatori, molti dei quali possiamo presupporre la ascoltassero per la prima volta , uno spettacolo di ottimo livello, che si è contraddistinto per la presenza di due primedonne nei ruoli principali, in omaggio all’idea che, per questo bel melodramma, fondamentali appaiono non solo  le qualità canore, ma anche squisite doti di attrice.

Sotto l’attenta ed equilibrata regia di Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi, che non hanno esitato a donare alla storia una sfiziosa ambientazione siciliana ispirandosi al Liberty dell’età dei Florio, sul palcoscenico si è dipanato un affascinante gioco di rimandi tra il mondo del teatro, rappresentato da una pedana dove si sono mossi attori della Comedie Francaise in vesti settecentesche, e la dimensione reale, ottocentesca, dove si è consumato il dramma di amore e gelosia., grazie alla suggestiva scenografia di Leila Fteita

Un momento dello spettacolo

Grazie anche agli affascinanti costumi di Nicoletta Ceccolini, i personaggi si sono mossi sulla scena con grande disinvoltura, sostenuti dall’orchestra del Teatro Massimo, diretta superbamente da Fabrizio Maria Carminati, che ha impresso ai musicisti la giusta verve e il malinconico pathos, interpretando con delicatezza i momenti più propriamente sinfonici come l’intermezzo del secondo atto, che si dipana con la dolce musica degli archi dolcissimi, o il preludio al quarto atto, dove l’orchestra è riuscita da interpretare tutta la nostalgia e il pathos dell’imminente fine della protagonista. Bravo anche il coro diretto da Luigi Petrozziello, che ha punteggiato i vari momenti della performance, adeguatamente enfatico durante il racconto militare di Maurizio e piacevolmente e vezzosamente stupito dinanzi alle schermaglie tra le due donne innamorate e gelose.

La Principessa Bouillon (Anastasia Boldyreva) e Adriana Lecouvreur(Rebeka Lokar)

Le due primedonne, tanto auspicate da Cilea, tali si sono davvero rivelate. Bravissima la slovena Rebeka Lokar, che ha dato voce e volto ad Adriana Lecouvreur, animata da una emissione morbida, sonora nel registro grave e squillante in acuto, precisa nella tecnica, ma capace di trasmettere grandi emozioni. A tutto ciò ha abbinato doti attoriali non indifferenti, che l’hanno consacrata una vera e propria cantante attrice. A lei ha fatto da degno contraltare la bella interpretazione di Anastasia Boldyreva nei panni della principessa di Bouillon, che, con un’ottima dizione e un’emissione sempre sicura, ha scolpito icasticamente il personaggio forse più interessante dell’intera opera.

Marco Berti ha incarnato un Maurizio conte di Sassonia deciso, con un bel timbro corredato dal giusto smalto, conferendo all’uomo conteso tra le due donne l’adeguata tenerezza e disperazione; David Cecconi nel ruolo di Michonnet, con la sua bella voce e potente intonazione, ha messo in scena tutto il bello dell’amore vero, puro e eterno, passando agevolmente dallo sdegno alla gelosia, dalla malinconia all’emozione e offrendo un’interpretazione da ricordare.

Una scelta azzeccata dunque , questa dell’Adriana Lecouvreur, che si è fatta carne e voce sulla scena, un’altra bella e riuscita prova per il nostro Teatro Massimo Bellini.

Adriana e Maurizio interpretato da Marco Berti

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Docente liceale, collabora con la pagina culturale del quotidiano La Sicilia e la rivista di informazione scolastica La tecnica della scuola. Recensisce spettacoli di teatro di prosa, musica e lirica per il quotidiano on line Sicilymag.

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