18 agosto 2025: la terribile strage di Vergarolla(Pola)

Negli scorsi giorni, così come ormai consuetudine, si è svolto il rituale incontro commemorativo dell’orrida strage che tanto duramente e sanguinosamente colpì la comunità allora italiana di Pola. Certamente un atto proditorio e vile che pare aver travolto la memoria, forse di per sé labile, di quanti pur avevano il dovere e il diritto di tenerne vivo il ricordo. Ricordo ancora ben evidente nella memoria e nell’intimo delle Famiglie che allora furono – direttamente e indirettamente – coinvolte nell’evento e nelle sue conseguenze. In ogni caso, gli esuli di allora e quelli delle generazioni successive, hanno mantenuto vivi nella mente e nel cuore quelle tremende situazioni.
“Per gentile concessione del Sig. Ennio Forlani – Presidente del Consiglio della Minoranza Italiana della Regione Istriana – porgiamo ai Lettori il discorso da lui tenuto nella circostanza, di fronte a una folta, qualificata, sensibile platea.
Giuseppe Bellantonio e Paolo Battaglia La Terra Borgese, Presidente e Storico dell’Accademia di Alta Cultura”
Eccoci riuniti, come ogni estate, a commemorare l’assurdo massacro del 18 agosto 1946 a Vergarolla (allora, nell’italianissima Città di Pola) per ricordare con un mesto, umano e pietoso pensiero le vittime innocenti di un vergognoso progetto.
Un massacro assolutamente gratuito e inconcepibile se non inquadrato in un preciso disegno di pulizia e sostituzione etnica e cominciato con gli infoibamenti durante il periodo del II conflitto mondiale appena concluso. Che si sia trattato di un piano ben congegnato e ordito ne abbiamo la prova nelle parole di Milovan Đilas in un’intervista del 1991 al Panorama dove dice (cito) “…ricordo che nel 1946 io e Edvard Kardelj andammo in Istria a organizzare la propaganda anti italiana. Si trattava di dimostrare alla Commissione alleata che quelle terre erano jugoslave e non italiane. Ci furono manifestazioni con striscioni e bandiere“. Il giornalista Alvaro Ranzoni incalza e dice: ma non era vero! E Đilas, “… certo che non era vero. O meglio lo era solo in parte, perché in realtà gli italiani erano la maggioranza solo nei centri abitati non nei villaggi. Ma bisognava indurre gli italiani ad andarsene via con pressioni di ogni tipo, e così fu fatto”.
Ognuno si tragga le conclusioni che vuole, ma certamente quest’atto cosi efferato e disumano di Vergarolla è stata la molla che sciolse ogni dubbio in chi era ancora indeciso se rimanere o andarsene. Di sicuro resta che crimini chiamano crimini e che a una tragedia ne segue un’altra, che ad un estremismo se ne contrappone un secondo e che l’odio non porta mai niente di buono ma genera vendette assurde, e questa strage si è aggiunta ad altre provocazioni e delitti innescando la vera grande tragedia dell’Istria e del Litorale adriatico cioè l’esodo della quasi totalità dei suoi abitanti.
Personalmente sono convinto che solo in una società democratica si possano godere diritti umani e civili degni di ogni persona: ne consegue che ogni fascismo e totalitarismo sono deleteri e da combattere e che solo costruendo ponti e non muraglie la civiltà possa chiamarsi tale per continuare ad esistere.
Oggi purtroppo stiamo assistendo ad una pericolosa deriva di condotte assolutistiche, nazionalistiche, sciovinistiche, razzistiche e imperialistiche dove i conflitti, anche cruenti, si moltiplicano in tutto il globo e ci fanno dubitare seriamente delle capacità intellettive di chi governa.
Una società giusta dunque, oltre ad assicurare pari dignità a tutti i suoi individui deve anche avere il coraggio di ammettere le proprie colpe e cercare di correggere ai propri sbagli anche dopo molti decenni perché la giustizia non ha limiti di tempo. La nostra è una Regione di ampie vedute e modernità intellettuale che ha saputo ritagliarsi una posizione di avanguardia basata sul rispetto interetnico e la convivenza civile. Pertanto, con le sue istituzioni in primis, dovrebbe cogliere tutte le occasioni per dimostrarsi equa, tollerante, giusta, comprensiva e anche cariche di umana pietà per vittime innocenti di feroci e vili attentati, e non aspettare, come in questo caso, ottant’anni per scrivere su una lapide i nomi di chi ha perso la vita per la nefandezza che menti contorte hanno escogitato.
Sarebbe anche sicuramente opportuno, oltre che una grande conquista civile, se si venisse ad un accordo per ufficializzare il 10 di febbraio, la giornata del ricordo su tutto il territorio di insediamento storico della Comunità Nazionale Italiana per sancire e formalizzare il superamento di momenti di contrapposizione politica.
Nondimeno tali istituzioni dovrebbero dare pure dignità ai singoli che si sono spesi per dare conforto e soccorrere le malcapitate vittime di tanto orrore, come al dottor Geppino Micheletti, cui va – oggi come allora – il nostro più sincero ringraziamento per la sua opera di chirurgo che svolse pur sapendo di aver perso i suoi affetti più cari: i due figlioletti, Carlo di 9 anni, Renzo di 7 anni, e la sorella, il cognato e la nipotina.
La nostra proposta di intitolare il nuovo ospedale di Pola a Lui non è stata presa in considerazione né dalla Regione prima né dal Ministero della salute. Quest’Ultimo ha ripiegato consigliando di intestare al Micheletti qualche altro spazio o reparto, cosa che noi sicuramente prenderemo in considerazione nel riformulare le istanze, al fine di ottenere il giusto riconoscimento per un Uomo simbolo di abnegazione, etica professionale e l’impegno umano profuso nel cercare di salvare tante vite innocenti con la sua pronta, generosa, assistenza.
La vicenda di Vergarolla provoca ancora molte animosità e contrastanti opinioni (che si speravamo essere definitivamente rimosse), come dimostra la vicenda di William Klinger, giovane connazionale, storico e studioso, che scrisse e si occupò anche di Vergarolla e che venne assassinato in circostanze molto strane e inspiegabili a New York il 31 gennaio del 2015 a 42 anni, dove era andato per svolgere delle ricerche presso gli archivi militari americani sul ruolo della famigerata OZNA, la polizia politica della Jugoslavia comunista.
Anche a lui si dovrebbe dedicare un giusto e rispettoso ricordo, come a tutti quei giornalisti, professori e quegli attivisti politici assassinati per il loro impegno di voler far emergere la verità contro i soprusi, la corruzione, le vessazioni, le oppressioni di governanti che per la loro avidità e fame di potere potrebbero, come possono, solo portare il genere umano alla rovina.
Un paio di nomi per tutti i 342 giornalisti assassinati negli ultimi 25 anni solo in Europa come Anna Politkovskaja uccisa nel 2006, Daphne Caruana Galizia nel 2017 e Aleksej Navalny nel 2024: un’ecatombe da rabbrividire ma anche da farci pensare e reagire per non perdere la dignità di Uomini Liberi.
Ennio Forlani (Presidente del Consiglio della Minoranza Italiana della Regione Istriana)