A Catania la mostra “Vernissage ” della pittrice Elsa Emmy

Una vita, quella dell’artista, che attraversa un lungo arco di tempo e va incontro a molte metamorfosi. Ma una vita vissuta sempre pienamente, inimitabile perché vissuta in funzione dell’Arte.
Dopo “Fabula. La bella addormentata nel bosco”, una sorta di palingenesi liberatoria dai comuni stereotipi favolistici, un ulteriore cambio di rotta per la poliedrica e geniale artista.
Prende il nome di “Mutazioni” questa Mostra di Elsa Emmy che, parafrasando Artemisia, ama definirsi “Pintora a Catania” non solo perché qui si è svolta la più gran parte della sua esistenza, ma anche perché qui continua a vivere ed operare felicemente, allestendo puntualmente mostre di grande interesse che rappresentano un appuntamento imprescindibile per gli amanti d’arte e gli intellettuali della città etnea e non solo. In un panorama generalmente abbastanza stagnante e poco aperto alle sperimentazioni che accompagnino lo sguardo dell’uomo contemporaneo alla scoperta di prospettive nuove e alternative, questa iconica Signora della pittura non smette di lavorare, non teme di invecchiare, se ne frega degli anni e ha litigato con la Morte: non la teme perché sa che essa non è che un mutamento di stato e perché la sua incredibile fantasia, che è una dote naturale, le fa immaginare sia il passato che il futuro. “Dopo la morte so come si vivrà” – dice.
E continua ancora a sperimentare. La Metamorfosi è insita nella natura delle cose e l’universo si trasforma continuamente e incessantemente. In campo biologico, talvolta la mutazione di un gene costituisce un vantaggio per l’organismo mutato. In questo caso la frequenza delle mutazioni utili può poi aumentare nella popolazione a causa della selezione naturale; nell’uomo, per esempio, la mutazione che determina l’anemia falciforme è deleteria in omozigosi, ma, in eterozigosi, essa conferisce un vantaggio in quanto protegge dalla malaria. Gli individui portatori di tale mutazione, in alcune zone dove la malaria è endemica, hanno una maggiore idoneità biologica rispetto agli individui normali. Le mutazioni costituiscono pertanto gli eventi fondamentali per l’ evoluzione delle specie.
Dal latino mutare, sono molti i sinonimi della parola “mutazioni”, per di più qui declinata al plurale: trasmutare, passare da uno stato a una condizione diversa, trasformare, alterare, modificare. Ed infatti le undici tele di tecnica mista: acrilico, stoffa, saliva…, raccontano con colori accesi e brillanti toni cromatici cambi di stato, metamorfosi, evoluzioni. Non a caso “Evoluzione” è il titolo di quella originalissima citazione dell’Uomo Vitruviano di Leonardo Da Vinci, composta di conchiglia, farfalla, uomo-donna. Altre opere esposte sono “Trash in the sky”, “Nuvola con spazzatura”, “Eccomi”, creatura serpentiforme in stoffa arricciata, “In gondola”, “Acquario”, “Occhio rotante”, “Sprash” esplosione, “Automobile” con quell’ironico merletto al posto del volante, “Mangime per uccello” tra i rifiuti, “Nautilus”, mostruoso essere marino, “Scontro di astri”, dal profondo colore blu.
E viene da pensare, specialmente guardando alcune tele in successione, al verso famoso di una canzone di Fabrizio De Andrè: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. Mentre il messaggio in senso ampiamente ecologico, ma non cupamente pessimista, che dalla sua tormentata città prende l’abbrivio, consegna all’umanità una chiave per una possibile palingenesi, per continuare a sperare malgrado tutto.
L’esposizione è a cura di Marinella Fiume. Il vernissage di “Mutazioni” è atteso presso lo spazio di “Catania Art Gallery” sabato 22 marzo dalle 17.30, ad impreziosire il momento dell’inaugurazione è previsto l’intervento musicale di Piero Romano.
Nella stessa occasione sarà presentato il recentissimo libro di Elsa Emmy, una raccolta di racconti dal titolo Per amore solo per amore, Armando editore.
La mostra chiuderà i battenti il 5 aprile.
L’ARTISTA
Elsa Emmy, scrittrice (ha pubblicato dodici saggi, due romanzi e diversi racconti), giornalista, scenografa, conferenziera, ma soprattutto nota e quotata pittrice, è nata a Linguaglossa (Catania), ai piedi del Vulcano Etna, dall’ing. Antonino Emmi, primo sindaco della cittadina dopo la Liberazione, e da donna Egle Maria Lanza dell’Acqua fredda, discendente da quel Francesco Lanza di Trabia che ebbe assegnato come feudo il territorio di Mojo Alcantara e Malvagna, e che diede incarico al noto scultore, Frate Umile Pintorno da Petralia, di eseguire in giro per l’Isola 33 crocifissi, quanti gli anni di Cristo. La madre discendeva da quei Lanza che avevano nello stemma, che una volta campeggiava sul loro palazzo di Castiglione, una croce e, a destra e a sinistra di questa, una spiga, simbolo del grano che si coltivava nei loro feudi, e una spada, simbolo del coraggio in guerra del Casato.
“C’era una volta – scrive nella sua autobiografia dal titolo Una vita per vivere, (Roma, 2011) – una dolce bambina nata nell’anno 1935 del secolo scorso. Aveva ricevuto i natali in un paesello pedemontano circondato da colline ubertose, al cui centro un vulcano ancor oggi sbuffa fumi e lapilli rumorosi. Il luogo da secoli ha un arcano nome, Linguaglossa, forse perché lambisce le falde dell’Etna e succhia gli umori stillanti dai pini. Brava e bella. Ma ahimè, femmina restava, così per affermare la sua visione del mondo dovette sfoderare la spada di combattente. Imparò a mettere nero su bianco. Ma solo gli uomini scrivevano e, nel mentre, assalivano. Allora impastò i colori del suo dire usando il pennello così da poter denunziare, senza nulla ferire, il suo livore”. Ci sono già qui tutti gli elementi del suo innato desiderio di libertà che la porterà a diventare punto di riferimento delle battaglie libertarie e femministe degli anni ’70, caratterizzati da una produzione artistica che da quei temi prende spunto.
Da Linguaglossa, ben presto si trasferisce con i suoi a Catania, ed è la prima donna che, sedicenne e studentessa del rinomato Liceo Cutelli, indossa i pantaloni, va in motorino e, ancora adolescente, è assunta prima come reporter, qualche anno dopo come giornalista, al quotidiano “La Sicilia”. Sposatasi con il noto ing. Leonardo Patanè Simili, divide vita mondana e viaggi con lui, divenendo protagonista della vita culturale etnea, in quel periodo di rinnovata “bella époque” per la città. Il marito, colto e importante progettista di palazzi e alberghi, non solo non mortificherà le sue aspirazioni, ma assumerà per lei il ruolo di Pigmalione, contribuendo a crearne il mito in città ed oltre. Il salotto della loro villa sarà al centro di incontri mondani e artistici del bel mondo e, al centro di ogni evento, di ogni ricorrenza nei più bizzarri costumi, sempre in posa, Elsa, la padrona di casa, eccentrica e creativa, la divina!
Ma la “signora bene” e controcorrente si sente stretta in questi panni, sottopone a dura critica le sue convinzioni, discute la tradizione, combatte contro le storture di una società classista e la divisione dei ruoli e si impegna a Catania nelle battaglie femministe con una sofferta riflessione sul ruolo della donna e sulla violenza del Patriarcato. Presto giunge la scelta di fare la scenografa-costumista, prima al Teatro Stabile, poi al Teatro Massimo Bellini e al Piccolo Teatro. Ma intanto raffina i pennelli, e le mostre di pittura, specie dopo una personale a New York, la proiettano all’attenzione di un pubblico internazionale. Artista multimediale, nella sua lunga carriera ha tenuto oltre 90 Personali, ha esposto a Milano, Innsbruck, Tokio, Bruxelles, Chicago, Malta, Palm Beach, dedicandosi anche alla manualità dei “libri d’artista”, delle installazioni, della “Mail art” e operando anche nel campo delle “Performances” e della “Poesia visuale”.
Ma intanto comincia ad interrogarsi sul senso ultimo della sua vita, scissa tra l’impegno esterno e i percorsi dell’anima alla ricerca di sé, capisce che questa vanità, questo “esibizionismo” che la pone sempre sotto i riflettori non la soddisfa più. Il suo bisogno di spiritualità fino al misticismo la porta a intraprendere una ricerca sul piano del soprannaturale che si traduce in una fervida attività di volontariato.
All’artista, che ha donato le sue opere e il suo archivio degli anni del Femminismo catanese all’Università di Catania, mentre altre collezioni sono state dalla stessa donate al Collegio San Tommaso e alle chiese di Linguaglossa, al Comune di Malvagna, all’Università Kore di Enna, è stato conferito di recente, nella prestigiosa cornice di Villa Garbo a Letojanni, il Premio “La Tela di Penelope” nell’ambito delle manifestazioni “Le donne non perdono il filo” del Festival NaxosLegge.