Dalle regole al libero arbitrio

Nella settimana del Festival della canzone non si fa che parlare ovviamente del suddetto, ma quello che importa dipiù in un mondo sempre più pruriginoso è la polemica sottostante e nemmeno tanto sottaciuta. Veniamo al nodo gordiano di queste giornate, cioè l’esibizione dei brand e non quella canora. Spieghiamoci meglio. Ha suscitato più di qualche polemica l’impossibilità per taluni cantanti in gara di poter sfoggiare sul palco dell’Ariston i propri accessori, si tratti di collane, bracciali o orologi, questi non sono ammessi se non per così dire “anonimi”, o per citare questo pseudo-regolamento, non facilmente riconoscibili ai più. Togliendo l’immediatezza che si può avere nell’esposizione diretta di un brand (la scritta della marca per intenderci), l’inghippo sorge nel momento in cui si indossa un capo o un accessorio che pur non avendo una scritta del brand direttamente esposta, ha però facilità di riconoscimento per la sua forma ed il suo stile. Nella conferenza stampa pre-serata un’arguta giornalista ha chiesto chiarimenti sulle scelte compiute dall’azienda in merito a questa tematica e la risposta di uno degli alti dirigenti Rai è stata quanto di più soggettivo ed arbitrario vi possa essere. Difatti si è ribadito come la presenza del brand esposto debba sempre e comunque essere coperta e come la scelta sui casi residui, cioè prodotti immediatamente riconoscibili, venga fatta sulla base della loro immediata riconoscibilità da parte della commissione dei dirigenti di turno. Mettiamo pertanto l’ipotesi che il dirigente del momento non abbia conoscenza della nota forma, o stile di un determinato capo o accessorio, ed allora questo potrà essere tranquillamente portato sul palco della kermesse canora. Quanto di più arbitrario si possa avere. Le regole esistono e vanno certamente rispettate e fatte rispettare, ma devono sempre connotarsi per il loro essere oggettive e non soggettive, e soprattutto non arbitrarie. Vi è dipiù, come anche in altri ambiti vi sono figli e figliastri. Il cantante Tizio non può sfoggiare perché lo decidiamo noi, ma il cantante Caio ben più noto non viene in alcun modo toccato da siffatta regola perché vale quell’altra di regola per cui si è forti con i deboli e deboli con i forti. Ed allora veniamo ad un altro principio che è proprio delle regole, in senso generale, e cioè che queste devono essere uguali per tutti, trattare situazioni uguali in modo uguale e situazioni diverse in modo diverso, quello che nella nostra Costituzione, scomodarla per il festival canoro è veramente troppo, è il cosiddetto principio di uguaglianza per cui bisogna differenziare il trattamento nei confronti degli individui in ragione delle loro soggettività. La tv pubblica non perde occasione per fare autogol e mettersi in ridicolo con i soliti burocrati del quartierino.