Bellini, l’Olocausto nelle note del piano di Francesco Nicolosi

E’ davvero miracolosa la musica. Fa magie e segna destini. Così è stato per il pianista ebreo Wladyslaw Szpilman, detto Wladek, immortalato e reso eterno dal famoso film di Roman Polanski, la cui incredibile storia ha ripreso vita al Teatro Massimo bellini domenica 2 febbraio.
Ed è stato un recital toccante, commovente, dal significativo titolo La musica miracolosa, animato da due personalità forti come il nostro pianista Francesco Nicolosi, vanto catanese, e il giornalista e critico musicale Stefano Valanzuolo, autore anche del testo e voce narrante. Francesco Nicolosi, allievo di Vincenzo Vitale, considerato oggi uno dei massimi esponenti della scuola pianistica napoletana, non si è smentito, offrendo un’interpretazione molto partecipata di famosi brani legati alla figura del pianista del ghetto di Varsavia, come il Clair de lune di C. Debussy, la Mazurka dello stesso Szpilman o i meravigliosi Notturno in do# min e il Preludio op. 28 n. 4 in mi min di F. Chopin.
Il suo dolce tocco, la sua tecnica millimetrica, attenta alle più recondite sfumature delle partiture hanno illuminato con le magiche note del pianoforte la miracolosa storia di un sopravvissuto agli orrori dell’Olocausto, salvato, ironia della sorte, da un ufficiale tedesco catapultato dal caso tra le macerie della capitale polacca e folgorato da un lampo di umanità e di rispetto verso l’arte e la musica.
Stefano Valanzuolo, ispirandosi al format del programma radiofonico “WikiMusic” di Rai radio 3, che ha curato come autore e conduttore, ricostruendo storie accompagnate da un’accurata selezione musicale, ha elaborato un testo commovente, attento alla forza della testimonianza di Szpilman, dall’inizio della sua carriera di pianista durante la guerra al Cafè Nowoczesna, nel cuore del ghetto di Varsavia, fino al momento in cui, nel novembre 1940, i cancelli vennero chiusi e la sua famiglia fu costretta a vendere il bene per lui più prezioso: il pianoforte.
Ma Szpilman non si arrende, la musica lo conforta, lo guida, gli fa compagnia nei momenti più bui della vicenda del ghetto, fino al momento clou, che ha lasciato davvero gli spettatori col fiato sospeso: un soldato tedesco invita il pianista a suonare qualcosa e lui, tremante, con le dita irrigidite e coperte da uno spesso strato di immondizia, causato da due anni e mezzo di inattività, esegue il Notturno in do diesis minore di Chopin. Il maestro Nicolosi allora ha fatto rivivere con passione proprio le note che salvarono la vita al musicista ebreo, incantando la platea, suscitando tanti meritatissimi applausi e bissando con Casta Diva e Il valzer di Musetta per siglare un recital che non dimenticheremo facilmente, una serata affascinante, animata da un viaggio nel cuore della tragedia della Shoah, mantenendo sempre una lucidità e un’intensità emotiva incredibili.
Ci è stato regalato un grande inno alla sopravvivenza, quindi alla profonda umanità di cui, è questo il monito, mai gli uomini devono dimenticarsi, accompagnati dal miracolo della musica