L’uso strumentale della religione

L’ uso strumentale della religione per fini politici e di potere è antico quanto l’uomo.
Gesù lo condannò in maniera assoluta e mise al bando i farisei.
Da qualche tempo, specie in prossimità di scadenze elettorali, vi sono coloro che ne fanno ricorso.
Fanno leva su una concezione simbolica e formale, persino superstiziosa di certa religiosità popolare.
In Europa e in Italia si abusa delle parole “radici cristiane”, per vantare una presunta superiorità rispetto ad altre fedi e altri popoli.
Il cristianesimo e il Vangelo vengono ostentati in pubblico impugnando crocifissi e rosari come fossero una clava, e sono utilizzati per escludere e per emarginare.
Si fa leva sulla fragilità e l’insicurezza di quanti
cercano una compensazione alle loro profonde frustrazioni.
Vi sono settori del mondo cattolico che vorrebbero annullare il Concilio Vaticano Secondo, e tornare indietro al Concilio di Trento e al Sillabo di Pio IX.
Questo è un comportamento assolutamente ateo.
Il cristianesimo è altro.
È accoglienza anche del diverso, è solidarietà, è non violenza, è uguaglianza, è ricerca sempre e comunque della pace.
È il “Discorso della Montagna”, è la parabola del “Buon Samaritano”.
È AMORE gratuito e senza condizioni.
Solo un cristianesimo così può aiutare a diventare adulti e contribuire al cambiamento.
Ma la regressione antropologica è dietro l’angolo.