La lunga odissea del caso Regeni

Nuovo inizio per il procedimento penale relativo alla drammatica fine di Giulio Regeni. Il 14 ottobre scorso è stato impossibile notificare agli imputati l’iscrizione nel registro degli indagati in quanto non vi è stata nessuna collaborazione delle autorità egiziane che non hanno dato seguito alla rogatoria dei PM romani. In tale atto si richiedeva l’elezione di domicilio per i cinque indagati individuati dai magistrati italiani. Ora il procedimento di riapre davanti ad un altro Giudice dell’Udienza Preliminare. E tutto ciò sta avvenendo a due settimane dal sesto anniversario del sequestro di Giulio in Egitto. Dunque si apre a Roma la nuova udienza preliminare sul rapimento, le torture e l’omicidio del ricercatore. Su questo atroce delitto sono imputati quattro agenti della National Security del Cairo. Vi è stata sotto i cancelli di Piazzale Clodio una manifestazione in cui erano presenti i genitori del ricercatore ucciso, Paola Deffendi e Claudio Regeni, e dell’avvocato di parte civile Alessandra Ballerini. Non sembra proprio che ci siano delle novità sul versante giudiziario rispetto alla precedente udienza e non c’è stato neanche in questa convocazione la collaborazione egiziana.
Sotto questo profilo l’On. Erasmo Palazzotto il Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte del ricercatore friulano, ha fatto delle dichiarazioni molto dure.
“La questione che riguarda la verità e la giustizia sulla morte di Giulio Regeni non è più solo una questione giudiziaria, ma è anche una questione politica che investe direttamente la responsabilità del nostro governo, non solo nell’ottenere gli indirizzi e la possibilità di notificare gli atti ai quattro imputati e quindi di svolgere il processo in Italia, ma più in generale di ottenere la collaborazione dell’Egitto affinché i responsabili della morte di Giulio Regeni siano processati e puniti per il reato che hanno commesso. Se il governo non riesce a farlo, perde di credibilità sul piano internazionale, ma soprattutto viene messa in discussione la sua capacità di proteggere la vita e la dignità dei cittadini italiani nel mondo”. Palazzotto ha espresso il suo punto di vista polemizzando con l’idea portata avanti dall’autorità italiane di impostare un dialogo poiché tale metodo non ha portato a nessun risultato concreto: “Nel rapporto bilaterale con l’Egitto in questi anni la strategia italiana è stata sconfitta. Si è ribadito spesso che mantenere una linea di rapporto, aumentando la collaborazione con l’Egitto avrebbe favorito la cooperazione sul piano giudiziario. Questa strategia ha chiaramente fallito. È stata trascurata invece la necessità di costruire alleanze internazionali e di chiedere ai Paesi europei, come al Regno Unito, di esercitare pressioni nei confronti dell’Egitto affinché cooperasse”.