Beppe Alfano, il coraggio della verità

Beppe Alfano fu ammazzato dalla mafia a 48 anni e il destino volle che fu un giornalista senza essere iscritto all’albo professionale. Infatti era un’istituzione che lo stesso contestava. Non completò mai gli studi universitari di Economia e Commercio all’Università di Messina e dopo la morte del padre si trasferisce in Provincia di Trento dove insegnò Educazione Tecnica a Cavedina. Ritornò in Sicilia nel 1976 e continuò ad insegnare presso la Scuola Media di Terme Vigliatore. La sua grande passione era il giornalismo e dal punto di vista politico era un militante della destra sociale aderendo prima ad Ordine Nuovo e dopo al Msi-Dn. Alfano collaborò con l’emittente locale Radio Tele Mediterraneo e divenne corrispondente del quotidiano La Sicilia di Catania. Il suo attivismo nel campo giornalistico diventò assai intenso e fu il fulcro di due televisioni locali del territorio di Barcellona Pozzo di Gotto, Canale 10 e poi Tele News, emittente televisiva di proprietà di Antonino Mazza, anch’esso ucciso dalla mafia. Non è potuto mai divenire direttore responsabile in quanto non fu mai iscritto, in vita, all’albo dei giornalisti per una sua posizione di protesta contro esistenza stessa dell’albo medesimo. Mentre gli è stata concessa tale iscrizione alla memoria dopo la sua morte. La sua opera di giornalista è stata quella di ricercare la verità delle cose che avvenivano e ha fatto numerose inchieste su uomini del mondo affaristico, su mafiosi latitanti e sui politici, amministratori locali legati alla massoneria. Scrisse a lungo delle lotte fra le cosche mafiose locali dimostrando coraggio e acume non comune. Nella notte dell’8 Gennaio 1993 verso le 22 fu colpito da tre proiettili calibro 22 mentre era all’interno della sua auto in via Marconi a Barcellona Pozzo di Gotto. Ancora oggi vi sono processi in corso sulla vicenda che riguardano il suo omicidio anche se il responsabile dell’omicidio è stato Giuseppe Gullotti, già condannato all’ergastolo per aver organizzato l’ omicidio. Tuttavia ancora oggi continua la ricerca giudiziaria dei mandanti e le circostanze che provocarono l’ordine di morte nei suoi confronti.
I suoi familiari hanno proseguito una battaglia civile per la verità sui fatti che hanno portato all’uccisione di Beppe Alfano e oggi fanno parte dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia. Soprattutto la figlia Sonia è stata in prima linea per proteggere e diffondere la memoria del padre e i diritti delle vittime di mafia d’informazione. Ha iniziato un’intensa attività informativa relativamente alla criminalità organizzata e dal 2009 al 2014 è stata eletta al Parlamento Europeo con l’Italia dei Valori. Successivamente si è dissociata per contrasti politici da questo movimento e nell’assemblea di Strasburgo ha ricoperto numerosi ruoli, fra cui quello più significativo è stato quello di presidente della commissione speciale sulla criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro.