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“Il Malato immaginario” chiude la stagione Teatrale della Compagnia Jonica

Lo spettacolo teatrale “Il malato immaginario” di Molière ha concluso la stagione teatrale della Compagnia Jonica. “Il Malato immaginario” è una commedia satirica che mette in discussione la società del suo tempo attraverso la figura dell’ipocondriaco Argante e la critica ai medici e alla loro avidità. L’opera invita il pubblico a riflettere sulla natura umana e sulla sua ossessione per la salute, la morte e il potere.

La piace teatrale è stata riadattata dall’ attrice e regista Giovanna Criscuolo che ha dato alla commedia dinamicità e sarcasmo, offrendo un’analisi critica della medicina dell’epoca e dell’ipocondria. Il testo è, in parte recitato in dialetto con tipiche battute nostrane, mettendo in contrasto il mondo interiore paranoico di Argante e la vivace realtà degli altri personaggi, assicurando al pubblico una rappresentazione leggera e molto esilarante.

Gaetano Venuto ha vestito i panni di Argante, con ironia e vero talento attoriale, egli è  il protagonista principale della commedia che ha più paura di vivere che di morire e il suo rifugiarsi nella malattia è piuttosto una fuga dai problemi quotidiani, seduto al centro della scena su una poltrona,  non è solo iracondo, ma anche un tipo misantropo, non esce mai di casa e pure avaro ed è molto attento ai soldi che deve distribuire a chi lo cura per la sua malattia immaginaria.

Argante è a tal punto prigioniero della sua paura da voler sposare la figlia, Angelica, interpretata da una talentuosa Arianna Galeano, benché ella sia innamorata del giovane Cleante, rappresentato dall’  Matteo di Franca, con il figlio di Diaforetico, nella scena  un divertentissimo Alessandro Battiato,  che si rivela subito un goffo e supponente bamboccio:  che chiede permesso al padre,  prima di dire qualsivoglia cosa, scambia Angelica per Béline, fa discorsi  imparati a memoria e ridondanti nello stile e nel significato.

Argante è sposato con una donna meschina, Belina, incarnata  dalla credibilissima Elvira Piacenti, Beline mira solamente all’eredità di Argante non fa altro, infatti, che aumentare l’ipocondria del marito, sottolineando quanto stia male e facendogli prendere sempre maggiori precauzioni, con la complicità del notaio, interpretato da un sorprendente Salvo di Franca;   Béline è riuscita a raggirare il marito al punto da fargli prendere la decisione di lasciare tutti i suoi averi a lei e nulla alle figlie che, sposate o in convento, avrebbero di che vivere. Il notaio, però, avverte i coniugi che non è possibile lasciare alcunché alla seconda moglie, laddove si hanno dei figli di primo letto ancora vivi, ma che, con i dovuti mezzi, si può trovare il modo di aggirare il problema.

Argante è vittima di sé stesso e burattino di chi gli sta intorno, ma grazie all’intervento della fedele serva Tonina, interpretata da una superlativa e divertentissima Angela Giammuso e del fratello Beraldo, impersonato da un esuberante ed impavido Giambattista Gaelano, ordirà un inganno in grado di fargli aprire gli occhi sulla realtà che la circonda.  La fedelissima cameriera ingiustamente insultata da Argante nonostante gli sia più fedele della sua stessa moglie è la vera mente del colpo di scena finale che permetterà all’ipocondriaco Argante di ricredersi sulla buona fede di chi lo circonda e rivalutare l’affetto sincero della figlia Angelica.

Una menzione speciale merita, infine,la piccola Lisetta, interpretata da una tenerissima Alessandra Galeano, capace di vivacizzare la scena con naturale esuberanza e padronanza scenica, malgrado la sua giovanissima età.

Inquietante il personaggio del dottore Purgone grazie al talento naturale e grande capacità attoriale di Giovanni Spada. Molto spontanei infine i personaggi dello stuppante con il simpaticissimo Orazio Messina e del dottore Diaforetico impersonato da un abile Gaetano Galeano.

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Patrizia Tirendi è giornalista, conduttrice televisiva, presentatrice, addetta stampa di enti pubblici e privati , digital communicator, freelance

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