Una vita per la libertà e la democrazia

Tina Anselmi è stata una delle figure più significative della storia italiana del Novecento. Staffetta partigiana durante la Resistenza, protagonista della costruzione della Repubblica, prima donna a ricoprire il ruolo di ministro nella storia d’Italia. La sua biografia è una testimonianza viva di coraggio, coerenza e impegno civile.
Nacque a Castelfranco Veneto il 25 marzo 1927, entrò giovanissima in lotta contro il fascismo. L’episodio che segnò la sua scelta politica fu la drammatica impiccagione pubblica di trentuno giovani partigiani da parte dei nazifascisti. Da quel momento entrò nella Resistenza, si unì alle brigate partigiane come staffetta, rischiando la vita per trasportare messaggi, armi e informazioni tra i combattenti.
Non fu certamente una scelta romantica bensì una decisione dura, concreta nella consapevolezza che la libertà si conquista con il sacrificio. Questa esperienza segnerà tutta la sua vita. “Chi ha vissuto la Resistenza – dirà anni dopo – sa che la democrazia non è un regalo, è una conquista quotidiana”.
Finita la guerra, Tina Anselmi si dedicò con lo stesso spirito alla costruzione dell’Italia democratica. Si laureò in Lettere all’Università Cattolica di Milano, diventando insegnante non dismettendo mai quell’impegno politico ormai parte della sua identità. Entrò nella DC battendosi per i diritti delle donne, per la giustizia sociale, per un’idea di politica come servizio.
Nel 1968 venne eletta deputata ed iniziò a lavorare su fronti fondanti la democrazia del nostro Paese cioè la scuola, il lavoro ed il welfare. Si occupò in particolare di parità salariale tra uomini e donne, previdenza sociale e diritti civili. La sua competenza e determinazione la portarono nel 1976 a diventare il primo ministro donna della Repubblica italiana, assumendo la guida del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale nel governo Andreotti.
La sua azione si connotò per concretezza e pragmaticità varando riforme fondamentali, come quella che estese le tutele previdenziali e migliorò le condizioni lavorative delle donne. Il suo approccio fu sempre sobrio, lontano dai riflettori, rivolto al risultato più che all’immagine.
Tina Anselmi fu anche protagonista di una delle pagine più delicate della storia italiana, fu infatti lei a presiedere la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2, incarico che affrontò con fermezza rara. In un clima di fortissime tensioni, resistette a ogni tentativo di intimidazione, portando avanti il lavoro di trasparenza sulle connivenze tra politica, affari e poteri occulti. La sua relazione finale resta ad oggi un atto di coraggio civile, un esempio di come il servizio alle istituzioni debba prevalere su ogni convenienza personale o partitica.
Il valore nella coerenza delle sue azioni guidò la sua intera esistenza. Dalla Resistenza agli incarichi di governo, non rinunciò ai principi che l’avevano spinta, da giovanissima, a sfidare i nazifascisti. Libertà, giustizia, dignità della persona: non erano parole, erano la bussola della sua azione politica.
Una concezione della politica come responsabilità verso gli altri, come costruzione di un bene comune, un concetto che nel panorama attuale è quasi totalmente assente in un’epoca in cui la politica spesso appare distante, autoreferenziale, ripiegata su sé stessa.