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Il 25 aprile tra memoria storica e significato attuale

Il 25 aprile è una delle date simboliche più forti del calendario delle ricorrenze: la Festa della Liberazione. Nel 1945 l’Italia disse addio all’occupazione nazifascista e aprì la strada al futuro ed alla democrazia. Ma se la ricorrenza è radicata nella storia, il suo significato si rivolge al presente, in un Paese che ogni anno sempre più pone l’accento in base ai tanti accadimenti su memoria, identità e valori costituzionali, beni troppo spesso dati per scontati ed acquisiti e che come dimostrano le cronache attuali vengono sempre di più messi in crisi da dispotismo errante che connota il nostro tempo.

Il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, cosiddetto CLNAI, proclamò l’insurrezione generale contro il regime fascista e le truppe tedesche. Le principali città del Nord – Milano, Torino, Genova – furono liberate grazie all’azione congiunta dei partigiani e dell’avanzata alleata. Benito Mussolini sarebbe stato catturato e ucciso pochi giorni dopo, il 28 aprile.

Quella data segnò la fine di vent’anni di dittatura e soprusi e di conseguenza l’inizio di un nuovo percorso democratico che culminerà nella Costituzione, probabilmente una delle migliori esistenti sulla faccia del globo, frutto del lavoro della costituente espressione di tutti quei valori che erano manati nel corso del ventennio nero: diritti fondamentali e quindi libertà, conquistate grazie alla Resistenza.

Oltre ad allenare la memoria dei fatti e ricordare i valori su cui si fonda la nostra democrazia tale ricorrenza fa luce su tutte quelle figure che hanno fatto si che un paese nuovo e rinnovato potesse vedere la luce: i partigiani, che con la loro effettiva resistenza portarono alla liberazione dal nemico nazifascista che con la Repubblica Sociale puntava a sua volta a permanere sul territorio Nonostante non vi possa essere dubbio su cosa sia stato il fascismo, e su cosa questo abbia portato al nostro paese, non mancano le polemiche. Alcuni mettono in dubbio l’utilità della ricorrenza, altri la vogliono “depoliticizzare”, altri ancora la vedono come una festa “di parte”. Tutte questioni di dubbia intelligenza se solo si conoscesse la storia.

Vi è dippiù. In tempi di disinformazione, neofascismi striscianti e crisi dei valori democratici, il 25 aprile deve rappresentare un punto fermo, una giornata che chiama alla responsabilità civile: ricordare non è mera retorica, ma consapevolezza. Non si tratta solo di storia, ma di scelta quotidiana tra autoritarismi e libertà.

Un dato interessante, e per certi versi rincuorante, ci dice che negli ultimi anni sono proprio i più giovani a riscoprire il significato del 25 aprile, evento molto distante dalle loro vite, ma di fondamentale importanza per il loro avvenire. Il merito va attribuito anche ai social, tanto demonizzati ma in questo caso veicolo di iniziative lodevoli, dove i podcast, le testimonianze e i contenuti divulgativi raccontano la Resistenza in modo più diretto e accessibile. Lontano dai libri di scuola e più vicino alla vita dei giovani questo riesce a captare l’attenzione e far riflettere su tematiche importanti quali il razzismo, l’odio e la perdita di diritti. La Liberazione, insomma, non come qualcosa di finito, ma come processo ancora aperto.

Il 25 aprile è una dichiarazione di identità. È il giorno in cui l’Italia ha scelto di essere una Repubblica fondata sulla libertà e sulla giustizia sociale. Ricordarlo serve a non dare mai per scontate quelle conquiste. E oggi, più che mai, serve a ribadire i valori fondanti della nostra democrazia.

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Alessandro Sorace classe 1988, nato a Catania. Giurista, giornalista pubblicista, appassionato di arte, storia ed amante della cultura, del gusto e del buon vivere. Collabora da gennaio 2022 col quotidiano online "Clessidra 2021".

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