I Solisti veneti inaugurano magicamente il 2025 al Bellini

Uno straordinario concerto sinfonico, dopo quello scintillante di Capodanno, ha inaugurato il 2025 al Teatro Massimo Bellini:protagonisti I Solisti Veneti, una formazione prestigiosa fondata dal compianto Claudio Scimone, icona della tradizione musicale italiana, diretta sapientemente dal maestro Giuliano Carella, che ha confermato la sua celebre direzione ispirata e rigorosamente filologica.
Ed è stata una profonda immersione nella musica barocca con un programma di tutto rispetto, a tratti sfizioso, che ha incantato il foltissimo pubblico del turno A il 3 gennaio (con replica turno B sabato 4).
Nell’incipit un musicista di spicco nella storia della fiorente scuola violinistica italiana del Settecento: Tommaso Albinoni, di cui l’ensemble ha eseguito Il Concerto a cinque in fa maggiore per archi e basso continuo, op.5 n.2, con un ritmo elastico e leggero, manifestando un amalgama unico, che ha svelato la sua potenza poi nel Concerto in MI minore per violino, archi e basso continuo, op. 11 n. 2 “il favorito”, RV 277, di Antonio Vivaldi, una composizione dominata da una impeccabile perfezione formale,sostenuta dalla ricchezza del linguaggio cromatico. Qui la formazione orchestrale, tra figure d’arpeggio e ardite scale, ha incorniciato degnamente l’ottima prova solistica del nostro Enzo Ligresti, che si è destreggiato tra momenti lirici e virtuositecnicismi mai aridi, facendo assaporare il violino come strumento principe dell’età vivaldiana.
Il primo tempo della serata si è poi concluso con una vera chicca di Giovanni Bottesini, grande virtuoso del contrabbasso vissuto nel XIX secolo, che dedicò ben quattro fantasie ai temi tratti dalle opere di Bellini. La “Fantasia su La Sonnambula” per contrabbasso e archi , IGB 6, ha regalato un’esperienza unica agli ascoltatori, incantati dalla maestria di Gabriele Ragghianti, capace di esaltare magicamente i suoni armonici del contrabbasso
Un’incursione nella modernità è apparso poi il Concerto per Archidi Nino Rota, famoso per le sue colonne sonore dei film felliniani, ma in effetti grandissimo musicista e compositore, che con le sue intriganti sonorità e le sue ricercatezze armoniche ha deliziato il pubblico; il violino solista di Lucio Degani ha animato subito dopo la “Fantasia su La Traviata di Verdi” per violino e archi, op. 50 di Antonio Bazzini, con melodie conosciute dell’opera verdiana tra le più rappresentate al mondo e momenti virtuosistici davvero godibili.
Dulcis in fundo il Quartetto in MI minore (versione per orchestra d’archi dell’autore) di Giuseppe Verdi, composto nel 1873 a Napoli, in una forzata pausa dell’Aida al San Carlo, dove i Solisti veneti hanno siglato con l’impeccabile esecuzione della gioiosa fuga finale un concerto vario, elegante, accattivante, siglato da due bis di Vivaldi, tra applausi scroscianti e ripetuti. Davvero un buon inizio per il 2025. Ad maiora.