Iraq: si va verso la legalizzazione dei matrimoni per le bambine a partire dai 9 anni

Onu: “Attacco all’infanzia, non sono mogli”.
Il Parlamento iracheno sta per approvare una legge che permette il consenso e il matrimonio per bambine di almeno 9 anni .
Una condanna unanime giunge da tutto il mondo occidentale e dalle istituzioni internazionali.
Di seguito le parole del Vicesegretario generale delle Nazioni Unite, Amina Mohamed: “È un attacco all’infanzia. I legislatori iracheni che discutono il disegno di legge non tengono conto delle conseguenze sulle vittime di questa pratica, che condiziona in modo indelebile la salute e lo sviluppo psicofisico di bambine e ragazze, costrette a diventare mogli ancor prima di essere donne a tutti gli effetti, con tutto ciò che ne comporta”.
Anche l’UNICEF esorta a non abbassare la guardia contro tale violazione dei diritti umani.“Il mondo è sommerso da crisi su crisi che stanno distruggendo le speranze e i sogni dei bambini vulnerabili, soprattutto delle ragazze che dovrebbero essere studentesse, non spose”. (Catherine Russell, Direttore generale dell’UNICEF ).
L’organizzazione Human Rights Watch ha fatto eco a queste preoccupazioni, denunciando il pericolo che la legge possa normalizzare e legalizzare pratiche che violano i diritti umani fondamentali. Belkis Wille, per Human Rights Watch, ha dichiarato che il disegno di legge “sfrutta la religione per giustificare una pratica disumana”, evidenziando come esso contrasti con le convenzioni internazionali sui diritti dell’infanzia, alle quali l’Iraq ha aderito.
La proposta di legge è la punta dell’iceberg di discussioni sull’interpretazione della Sharia nel diritto iracheno. La modifica giuridica, inoltre, priverebbe le donne del diritto al divorzio, all’affidamento dei figli, alla casa coniugale e all’eredità. I sostenitori della legge affermano che essa è conforme alla legge islamica. I dati diffusi da Action Aid a settembre 2024 permettono di farci un’idea della gravità del problema delle spose bambine a livello mondiale: oltre 250 milioni di donne in vita nel mondo si sono sposate prima dei 15 anni, promesse contro la loro volontà; ogni anno, 15 milioni di giovani donne e ragazze ( 28 al minuto!) sono costrette al matrimonio; infine il 17% delle spose bambine vive in Africa. Il matrimonio precoce è una pratica crudele, perché ruba alle bambine il diritto all’infanzia, all’istruzione e a una vita serena e libera da abusi e sfruttamento. Si registra una presenza particolarmente allarmante in Paesi come l’India e diverse nazioni dell’Africa subsahariana. Per la precisione:
- Africa subsahariana (specialmente in Paesi come Niger e Repubblica Centrafricana, dove, rispettivamente, il 76% e il 68% delle donne si sono sposate prima dei 15 anni di età);
- Asia meridionale (specialmente in Paesi come Bangladesh e India, dove, rispettivamente, il 52% e il 47% delle donne si sono sposate prima dei 15 anni di età).
Sono le medesime regioni del globo in cui sono massimamente diffusi altri fenomeni, come la mortalità materna e infantile, la malnutrizione, l’infanticidio, l’analfabetismo.
Sposarsi in età precoce e mettere al mondo dei figli comporta una serie di gravi problemi per la salute e lo sviluppo psicofisico. Al matrimonio precoce segue l’abbandono scolastico e una gravidanza altrettanto precoce, e dunque pericolosa sia per la neo-mamma che per il suo bambino.
Le gravidanze precoci provocano ogni anno 70.000 morti ( dati UNICEF 2021) fra le ragazze di età compresa tra 15 e 19 anni, e costituiscono una quota rilevante della mortalità materna complessiva. A sua volta, un bambino che nasce da una madre minorenne ha il 60% delle probabilità in più di morire in età neonatale, rispetto a un bambino che nasce da una donna di età superiore a 19 anni. E anche quando sopravvive, sono altissime le possibilità che muoia per denutrizione e che si manifestino ritardi cognitivi e fisici.
Il matrimonio precoce non è solo un problema di povertà o mancanza di istruzione, ma è anche una questione di genere. Le bambine e le ragazze sono viste come un peso economico nelle famiglie povere. A questo si aggiunge la questione della dote, una pratica ancora comune in molti Paesi, che spinge le famiglie a far sposare le figlie il prima possibile, spesso con uomini molto più anziani. Inoltre, molte bambine vengono rapite, legate e violentate, e poi sono costrette a sposare il proprio carceriere e a servirlo per tutta la vita.