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Dei delitti e dei crimini del regime fascista. Il delitto Matteotti il più grave (forse) di tutti?

Ho letto e apprezzato l’articolo di Rosario Sorace sullo stesso tema pubblicato l’11 Aprile scorso. Una disamina storica  con tratti di giornalismo d’inchiesta certamente illuminante. Non mi sembra superfluo però ritornare sull’argomento con qualche ulteriore considerazione.

L’assassinio di Giacomo Matteotti fu un crimine  efferato e vari ingredienti ne fanno il delitto più “iconico” dell’epoca fascista pur non volendo ritenere di secondaria importanza   l’assassinio dei fratelli Rosselli (di analoga matrice). L’eroismo civile e “l’eccellenza” della vittima, le modalità dell’esecuzione, il dittatore che si assume la piena responsabilità. Questa ultima  a suo modo soggettivamente “eroica”. Un delitto “di stato” nell’interesse della nazione si vorrà dire nei contesti fascisti ( una narrativa fascista smentita puntualmente  nell’articolo del Sorace)

E però tutto si potrebbe “relativizzare”.  E’ un dato di fatto che i delitti  politici, con diverse sfumature, connotano dalle origini la storia dell’umanità. Nel contesto dei regimi dispotici in genere la responsabilità (non sempre le motivazioni) di tali atti violenti viene identificata con relativa facilità. Più complicato il discorso quando tali delitti avvengono nei regimi democratici. In questo caso  tutto appare più nebbioso, sia nell’ambito delle responsabilità che per quanto concerne le motivazioni

Dal Delitto Matteotti  in poi comincia a prendere forma il percorso mussoliniano all’interno del movimento fascista ( perdita della “purezza ideologica” delle origini). Esso sfocerà  nell’approdo di parte del movimento alla (de)riva del nazifascismo ( nascita ufficiale con il Discorso ( razzista) di Trieste del 18 Settembre 1938).

Inoppugnabile è il fatto che delitti politici clamorosi, si pensi al delitto di J.F. Kennedy ( presidente degli Stati Uniti) o al delitto di Aldo Moro ( Presidente del Consiglio  d’Italia) siano avvenuti in nazioni democratiche in pieno 20° secolo

E quindi si potrebbe con un bizantinismo dire che il delitto Matteotti  fu un assassinio politico non più grave di tanti avvenuti in contesti democratici.

 Vi è però una sostanziale differenza. La soppressione delle vite di un presidente di stato e di un presidente del Consiglio non portarono alla soppressione delle prerogative democratiche dei popoli americano ed italiano.

Ciò avvenne invece con il fascismo che privò la Nazione Italiana di libertà e democrazia e lo rese complice del Nazismo.

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VITALE Felice Vito è nato a Piedimonte Etneo. Ha conseguito il diploma di Maturità Classica presso il Liceo Michele Amari di Giarre successivamente conseguendo la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Catania. Specializzato in oncologia, in atto lavora presso l’Ospedale San Vincenzo di Taormina avendo avuto precedenti esperienze lavorative e formative presso strutture oncologiche di Pesaro, Palermo e Trapani. Per oltre un decennio è stato revisore ed estensore di Linee Guida dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica ( A.I.O.M.). Inoltre ha collaborato nella stesura di Linee Guida nell’ambito dell’Associazione Italiana di Oncologia Toracica (A.I.O.T.). Ha collaborato alla pubblicazione, su riviste nazionali ed internazionali, di 87 lavori scientifici sia in qualità di primo autore che come coautore. Il Dr Vitale, cultore e ricercatore di storia patria ed antica, ha relazionato in diversi convegni sulle vicende che hanno coinvolto la Sicilia nel Corso della seconda Guerra Mondiale. Nel 2019 ha completato e pubblicato il libro “1943 Cronache di una estate di guerra. I Piedimontesi e le truppe britanniche. Padre Denys Rutledge e i London Irish Rifles”. Tra i suoi ambiti di interesse ed analisi figurano anche le dinamiche socio e geopolitiche dell’area euro-afro-asiatica.

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