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Nicolò Azoti, ucciso dalla mafia dei latifondi, la moglie e i figli vissero per decenni in povertà

Nicolò Azoti era un bambino sveglio e sensibile , a otto anni mostrava un amore e una passione per la musica. Si distinse per queste sue doti naturali e a nove anni suonava già il bombardino, il nome del flicorno baritono. Nicolò era nato nel 1909 a Ciminna in provincia di Palermo da Melchiorre e Orsola Lo Dolce. Si trasferì insieme alla sua famiglia a Baucina, altro Comune in provincia di Palermo. Al bambino piaceva il canto, lo sport e la caccia e crescendo fece l’artigiano ebanista. Venne arruolato nell’esercito regio e fece prima la campagna d’Africa e dopo partecipò anche alla Seconda Guerra Mondiale.

Nicolò Azoti, fece parte del corpo della banda

Faceva parte come musicista del corpo di banda di Baucina e nel frattempo da gran lavoratore qual era aprì una falegnameria per vivere . Il suo sogno era quello di mettere da parte dei soldi per poter convincere i futuri suoceri ad accettare il matrimonio con Domenica “Mimì” Mauro, con cui era fidanzato. Però il matrimonio fu ostacolato e dovette svolgersi in gran segreto nel 1939 in una chiesa palermitana. Dal matrimonio nacquero due figli, Pinuccio e Antonina.

Dopo la fine della guerra Azoti si formò una coscienza sociale e si schierò dalla parte della questione contadina che si configurava in una lotta per ottenere l’assegnazione delle terre. La sua personalità sensibile ai temi dei diritti dei lavoratori lo portò a ricoprire la carica di segretario della Camera del lavoro ( CGIL). Azoti era anche capace di costruire progetti e su sua iniziativa si creò l’ufficio di collocamento, promosse anche la costituzione della Cooperativa Agricola San Marco, struttura solidaristica, con la quale sfidò la cosiddetta mafia del feudo. A quel punto divenne quasi inevitabile che divenisse il nemico giurato degli agrari e dei gabelloti mafiosi, protettori armati dei latifondi. In quegli anni si conduceva una battaglia per l’applicazione della nuova legge sulla divisione dei prodotti agricoli che prevedeva all’assegnazione del 60% ai contadini e del 40% al padrone della terra. All’inizio Nicolò venne avvicinato da un gabelloto che gli promise tutta la terra e il frumento che voleva ,mentre il valoroso e incorruttibile sindacalista non defletteva dal suo impegno e per il suo rigore morale venne più volte minacciato “…ci stai rovinando, ma te la faremo pagare cara…”.

Nicolò Azoti, da sinistra il secondo in piedi

Giunse la tragedia della sua drammatica fine, il 21 dicembre 1946 , quando Nicolò Azoti fu raggiunto da cinque colpi di pistola che gli vennero sparati alle spalle sulla via di ritorno a casa. Ferito gravemente venne soccorso dalla moglie, che riuscì a riconoscere il sicario mafioso, tale Varisco, detto l’avvocato, noto gabelloto che si occupava del controllo del vicino Feudo Traversa dei Di Salvo. L’agonia in ospedale di Azoti durò due giorni e il sindacalista morì il 23 dicembre soli 37 anni . La moglie rese testimonianza davanti ai Carabinieri però, come spesso succedeva all’epoca, non fu nemmeno istruito un processo. Infatti l’inchiesta fu archiviata in istruttoria, dopo che il Varisco, in un primo momento era irreperibile, mentre in un momento successivo si presentò ai Carabinieri con un falso alibi, in cui dichiarava di essere in un latro posto al momento dell’agguato.

Una cosa davvero incredibile fu il fatto che il parroco si rifiutò di celebrare il funerale in chiesa. La famiglia del povero Nicolò fu isolata e abbandonata da tutti persino dai contadini che lui aveva difeso strenuamente e tutto ciò per paura di subire intimidazioni e violenze.  I figli raccontano che dopo la morte del padre andarono a vivere nella falegnameria in cui vi era umidità e acqua sui muri. Mentre la madre lavorava un pezzetto di terreno che produceva frumento. Non furono aiutati da nessuno, la vedova non ebbe pensione e non vi furono assegni per i figli. Riuscirono a sopravvivere mangiando solo pane e pasta con poco olio. La famiglia di Nicolò Azoti, visse anni di povertà e disagio davvero drammatici.

Nicolò Azoti era un dirigente sindacale della CGIL

Soltanto a distanza di quarant’anni, nel 1986 la Regione Sicilia riconobbe alla vedova un vitalizio di 500.000 lire, grazie all’iniziativa di Rita Bartoli Costa (moglie del Procuratore della Repubblica Gaetano Costa ucciso da Cosa Nostra). Il Comune di Palermo prima ha intitolato nel 2014 un giardino alla sua memoria dell’eroico sindacalista. Alla fine di Gennaio del 2020 ha dedicato nel quartiere Bonagia la  Via Nicolò Azoti, in onore del sindacalista che sacrificò la sua esistenza sino alla morte per difendere i diritti dei contadini, nell’ambito dell’iniziativa denominata “Le vie dei diritti”, promossa dal Comune di Palermo e dalla Cgil.

Il viale dedicato a Palermo a Nicolò Azoti

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Rosario Sorace, nasce a Giarre il 13 maggio 1958;nel 1972, a 14 anni, inizia un intenso impegno politico e sociale. A soli 25 anni diventa segretario regionale dei giovani socialisti in Sicilia e dopo due anni, nel 1985, viene eletto al Consiglio Comunale di Giarre. Successivamente, viene eletto al Consiglio Provinciale di Catania dove svolge la carica di Assessore allo Sviluppo Economico. Nel 1991 viene eletto Segretario della Federazione Provinciale del PSI di Catania. Nel contempo consegue la laurea in Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Catania in cui oggi svolge il servizio in qualità di funzionario di Biblioteca del Dipartimento di Scienze Chimiche. È giornalista pubblicista. Collabora dal 2018 con i giornali on line IENE SICULE, SIKELIAN, IL CORRIERE DI SICILIA e AVANTI LIVE. È un grande di lettore di prosa e scrittore di poesie.

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