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Intervista all’artista Roberto Fradale

Il suo nome è apparso, lo scorso mese di agosto, assieme a quello di altri artisti, in una sequenza di dipinti su un mega ledwall pubblicitario nella piazza più iconica del pianeta: Times Square, nel cuore di Manhattan, a New York, all’incrocio tra Broadway e la Settima Strada.

Immagini rapide, ma non troppo, quanto basta per riuscire a leggere accanto alle opere riprodotte in pixel il nome dell’autore, nel nostro caso due parole: Roberto Fradale, artista sensibile e raffinato, nato nel 1968 a Francavilla di Sicilia.

Da ragazzo il suo cuore batteva per i colori della locale squadra di calcio, in cui militava, ma nei suoi pensieri c’erano il disegno e la pittura, fin dalla giovane età.

Roberto Fradale approda nel mondo dell’arte nel 1997, come autodidatta: «Ho avuto la fortuna di ricevere questo dono meraviglioso – spiega il pittore – una passione che è aumentata strada facendo, diventata insopprimibile e irrinunziabile. Il disegno e il figurativo mi hanno accompagnato durante tutto il percorso iniziale, poi, nel 2010, ho sentito la necessità di esplorare una nuova forma artistica, l’astrattismo, un mondo meraviglioso che non tutti riescono a percepire».

Emerge in queste ultime righe il sentiment dell’artista, e di ogni altro essere umano desideroso di scoprire nuove frontiere e orizzonti sconosciuti, un bisogno di conoscenza che si traduce in lui in un viaggio interiore alla ricerca di una dimensione inedita ed emozionante.

A un certo punto della sua vita artistica Fradale ha avvertito l’esigenza di avventurarsi lungo una via ignota, dagli sbocchi imprevedibili, dove non ci sono regole precostituite e tutto può accadere; il pittore francavillese avrebbe potuto dirigersi su una strada già a lui nota e abbracciare definitivamente il rassicurante mondo del figurativo, comunque mai del tutto abbandonato, ma ha scelto invece un linguaggio diverso, una nuova forma di comunicazione, rompendo gli schemi precedenti “per trasmettere emozioni tramite l’uso irrazionale del colore”.

Roberto Fradale vive a Francavilla di Sicilia, nella Valle dell’Alcantara forgiata dall’acqua e dal fuoco, a pochi chilometri dal mare Ionio. L’abitato sorge su uno strato profondo di roccia vulcanica, incastonato tra i fiumi San Paolo, Zavianni e Alcantara. Un unicum paesaggistico, del tutto particolare, fertile e verdeggiante, ricco di acqua e di storia, come testimoniano i ritrovamenti di antichi reperti greci risalenti al VI e V sec. a.C. conservati al M.A.FRA. (Museo archeologico di Francavilla di Sicilia).

Acqua, terra e fuoco sono gli elementi da cui Roberto Fradale trae ispirazione, trasformandoli attraverso i colori in energia, bellezza, sogno, forze della natura espresse nella sua pittura in forma astratta che non è separazione dalla realtà, anzi è profondità, rielaborazione dello spazio e del reale in chiave intimista, dove emergono sentimenti, pulsioni e inquietudini.  

Lungo e denso il suo percorso artistico, costellato da premi e riconoscimenti in mostre personali e collettive d’arte, in Italia (Catania, Padova, Milano, Venezia, Roma, Ferrara, San Marino, Catania, e nella sua Francavilla), e all’estero (Nizza, Charleroi, New York, Barcellona e Bangkok).

Alcuni suoi dipinti sono entrati a far parte del catalogo ufficiale della prestigiosa collezione “Cavallini-Sgarbi”, comprendente oltre cento opere raccolte nell’arco di mezzo secolo dal celebre critico d’arte Vittorio Sgarbi.

Nel 2019 ha partecipato con la sua tela “Terra, Aria e Fuoco” alla Biennale di Venezia, in una collettiva d’arte curata dal noto critico e storico dell’arte Giorgio Gregorio Grasso. Numerose sue opere figurative abbelliscono i saloni di prestigiose strutture ricettive di Taormina e dintorni; altre fanno parte di tantissime collezioni private in Italia, Francia, Svizzera, Australia, Canada e Stati Uniti.

Abbiamo incontrato l’artista in un locale del centro storico del paese.

Roberto, come hai scoperto la tua passione per l’arte, in modo particolare per la pittura?

Fin da piccolo, ai tempi della scuola media, sono stato sempre attratto dal disegno, era una delle materie di studio dove mi applicavo di più; poi, nel 1997, iniziai a dipingere, mi piaceva molto misurarmi con i maestri dell’impressionismo, e tutti i giorni realizzavo dei falsi, delle copie: si trattava di una sfida con me stesso.

Quali sono stati i maestri e gli autori che hanno segnato il tuo percorso artistico?

Ad ispirarmi sono stati diversi autori: Monet, Pissarro, Manet, Signac, Cezanne, Picasso, Modigliani e Tamara de Lempicka, e ancora Caravaggio, Michelangelo e Leonardo.

Perché hai scelto la pittura astratta?

L’astrattismo è la continuazione del mio figurativo, oltre al quale credo non possa più spingermi. Mi spiego meglio: dopo tanti anni ho sentito il bisogno di esplorare nuove tecniche ma senza tralasciare il disegno e l’arte figurativa. Nell’astrattismo mi affascinano i colori, non ci sono forme e regole, prevale il colore, la bellezza, l’estetica: è l’unico scopo da perseguire in questa direzione.

Cosa intendi quando parli di “uso irrazionale del colore”?

Perché non so mai cosa andrò a realizzare, per me dipingere è una necessità quotidiana; in alcuni periodi sono stato affascinato dal rosso e dal bianco, due colori che ho sempre utilizzato nelle mie opere iniziali, poi ho continuato con il giallo e i grigi, adesso sono fissato con gli azzurri.

Come nascono le tue opere?

Come dicevo prima quando dipingo non so mai cosa verrà fuori: il mio scopo è cercare nei colori la bellezza, una ricerca pittorica che può richiedere anche più settimane, e quando finalmente ottengo ciò che desidero attribuisco all’opera un titolo che equivale al mio stato d’animo, oppure legato ad un evento storico.    

A quali, tra tutte, sei più legato?

Mi piacciono tutte, anche se considero alcune opere più importanti rispetto alle altre, come “Perseverance” e “Soul”: la prima è inserita in diversi cataloghi d’arte, ed è stata al centro di numerose mostre, tra cui Padova, Catania, e alla “Milano fashion week 2020” con l’esposizione di una poltrona realizzata in numero limitato (cinque pezzi) con i colori del dipinto, inoltre ha ottenuto una menzione speciale (sezione pittura) alla XV edizione della rassegna artistico-letteraria “Memorial Mariano Ventimiglia”; la seconda, “Soul”, ha partecipato ad una biennale on line organizzata dal critico Giorgio Gregorio Grasso, arrivando terza con diritto di partecipazione ad una mostra presso “Art Studio 38” di Milano, ma potrei citarne altre come la 58ª Biennale di Venezia a Palazzo Zenobio, oppure l’esposizione di tre mie opere sopra lo Store del mitico Pelè a Times Square, a New York.

Qual è il tuo rapporto con Francavilla?

Sono molto legato al mio paese di origine. La bellezza del paesaggio ha ispirato molte mie opere, sia ad olio che in pittura acrilica; alcune sono state acquistate dal comune e collocate nella sala del Consiglio comunale. Anche se il mio percorso continua sulla via dell’astrattismo, spesso realizzo dipinti su commissione, che rappresentano Francavilla e i suoi dintorni.

Prossimi impegni?

Mi auguro solamente di poter continuare a dipingere. Intanto, ai primi di gennaio sarò di nuovo visibile a Times Square, a New York; inoltre, ho deciso di donare una mia opera a due protagonisti di Radio RTL 102,5: Leo Di Mauro e Alberto Bisi, conduttori del programma “Crazy Club” che io seguo tutte le notti e che spesso mi salutano in diretta radiofonica.

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Luigi Lo Presti nasce a Francavilla di Sicilia il 10 settembre 1959; diplomato presso l’Istituto Tecnico Commerciale di Randazzo. La sua prima esperienza con il giornalismo risale agli anni Ottanta, quando all’età di 25 anni inizia a collaborare con il quotidiano “La Gazzetta del Sud” come corrispondente da Francavilla di Sicilia, dal 1984 al 1988, e con il settimanale “La Gazzetta Jonica”. Nel 1989 viene assunto nella Pubblica amministrazione e si trasferisce a Cuneo, in Piemonte, dove rimarrà per 20 anni. La lunga permanenza nella città subalpina non gli farà tuttavia dimenticare le proprie origini, e così nel 2008 rientra in Sicilia. Studia Scienze dell’Informazione, tecniche giornalistiche e social media presso l’Università di Messina. Attualmente, collabora anche con il Gazzettinoline di Giarre.

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