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Nuovo quotidiano d'opinione e cultura
Il tempo: la ricchezza per l’umanità
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Alla ricerca di un equilibrio tra tutela dei diritti e sviluppo tecnologico

Le innovazioni tecnologiche influiscono sul godimento dei diritti umani quotidianamente, in quest’ottica si inserisce la funzione che svolge la tecnologia nel favorire la raccolta di nuovi e diversi tipi di informazioni utili a semplificare azioni e processi che svolgiamo nella vita di ogni giorno.

Va considerato, inoltre, anche il fatto che le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione stanno producendo forme di controllosempre più capillari della sfera privata di ciascuno, mettendo in discussione diritti e libertà fondamentali. Basti pensare alla diffusione della videosorveglianza o all’estensione del controllo del traffico su internet.

Diventa quindi sempre più necessaria una riflessione sul rapporto tra la tecnologia della libertà e quella del controllo.

Si tratta di una riflessione della quale, in questa sede, si decide di approfondire soprattutto quattro aspetti: le conseguenze del progresso tecnologico sul piano dei diritti; il binomio diritto all’istruzione/mondo digitale; la necessità di una cittadinanza digitale; l’importanza della privacy nell’affermazione di una società sempre più orientata all’innovazione.

È vero che il progresso tecnologico in generale e l’evoluzione delle tecnologie digitali, delle biotecnologie e dei sistemi di comunicazione elettronica negli ultimi vent’anni hanno creato enormi opportunità a livello globale per consolidare società prospere sotto il profilo economico, più inclusive e giuste; ma al contempo, senza un nuovo contratto sociale e un quadro normativo adattato alle nuove tecnologie dall’effetto dirompente,sono emerse numerose gravi minacce per l’umanesimoprima che per l’umanità. Si pensi a violazioni della vita privata, distorsioni algoritmiche dovute a dati di cattiva qualità, volatilità dei mercati, perdita del lavoro a causa dei progressi nell’automazione e della sua diffusione, etc.

Queste minacce vanno tenute in grande considerazione, soprattutto alla luce dei continui tentativi da parte dei colossi tecnologici globali di imporre i propri prodotti e servizi, aggirando le legislazioni nazionali e internazionali che garantiscono il rispetto dei diritti fondamentali.

Le istituzioni sono diventate vulnerabilinei confronti di attori non stataliche hanno accesso diretto a conoscenza, brevetti, tecnologie e fondi di investimento, di conseguenza, gli aspetti relativi alla sovranità tecnologica, oggi, sono una questione di vita o di morte per i poteri pubblici.

Si pone quindi un interrogativo spontaneo che tiene conto delle considerazioni suddette: quale potrebbe essere la soluzione per la “sopravvivenza” dei diritti fondamentali delle persone, e dei minori in particolare?

Nel contesto di una continua trasformazione digitale che sta interessando la nostra società da ormai molti anni, dal punto di vista legislativo non è necessaria una nuova generazione di diritti. Piuttosto, essi andrebbero riletti in relazione a temi quali l’accessibilità alle piattaforme online o l’interazione negli spazi indefiniti del web.

Il domicilio equivale alla “casa datizzata” in cui viviamo nello spazio informatico, e a cui si accede attraverso il PC e tutti i device. Proprio come in un’abitazione fisica, nella nostra casa virtuale vorremmo sentirci protetti da intrusioni illegittime.

Oppure pensiamo alla libertà di circolazione, che nello spazio immateriale è la libera circolazione dei dati, ma anche alle libertà di riunione e di associazione costruite collaborativamente, che nell’era del web 2.0 sono rappresentate da community identitarie.

Per quanto riguarda i diritti alla cultura ed all’istruzione, questi hanno in internet, almeno potenzialmente, il più grande alleato in termini di accessibilità e reperibilità della conoscenza. Tuttavia, al contempo, incontrano in esso anche il più temibile dei nemici, in ragione dell’automatismo e della disponibilità massiva di contro-cultura e di informazioni a volte fuorvianti.

Il problema in qualche modo è l’interpretazione dell’iniziativa economica, che ha spinto l’intera trasformazione di internet in chiave mercatoria, e ciò ha generato una sorta di capitalismo della sorveglianza che si nutre dei dati estratti direttamente dagli utenti.

Specie tra i più giovani che esprimono la società del futuro, in cui la tecnologia sarà presente in modo ancora più “prepotente” rispetto ai tempi presenti, servirà insegnare loro la capacità di sviluppare un pensiero critico e a distinguere e analizzare le fonti. Attraverso la creazione di una cittadinanza digitale è possibile pensare a una società in grado di padroneggiare coscientemente gli strumenti informatici e tecnologici a disposizione.

Le parole chiave sono: spirito critico e responsabilità. Spirito critico, perché è fondamentale – per studenti e non solo – essere pienamente consapevoli che dietro a straordinarie potenzialità legate alla tecnologia si celano profonde implicazioni sociali, culturali ed etiche. Responsabilità, invece, perché i media digitali – nella loro caratteristica di dispositivi non solo di fruizione ma anche di produzione e pubblicazione dei messaggi – richiamano chi li usa a considerare gli effetti di quantocon essi viene fatto.

L’UE sta attuando una forte spinta riformatrice in quest’ambito, proseguendo un percorso iniziato sei anni fa con il quadro giuridico europeo in materia di protezione dei dati, che ancora svolge un ruolo fondamentale nell’ambito della regolazione del digitale, in continua evoluzione.

Il GDPR ha infatti rappresentato un vero e proprio paradigma di tutela, a cui la legislazione europea si sta conformando, adottando principi che mirano a garantire livelli di garanzie uniformi. Il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati è dunque un tassello fondamentale di un mosaico che si sta progressivamente arricchendo per far fronte alle sfide che stanno emergendo da uno sviluppo sempre maggiore e veloce delle nuove tecnologie.

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Mi chiamo Luca Gigliuto e sono animato dalla straordinaria passione per il diritto, quest'ultimo inteso come occasione inestimabile di ricerca di giustizia e verità. Sono un legale e mi occupo, altresì, in qualità di docente di insegnamento, consapevole dell'importanza fondamentale di formare ed informare le persone con le quali ho costantemente il privilegio di poter interloquire, investendo, su quei valori alti del convivere umano e civile che, talora, la mediocrità di questo tempo sembra non considerare. Amo la scrittura che si traduce nella capacità di comunicazione e, a tal proposito, vanto collaborazioni con alcune tra le più prestigiose riviste giuridiche scientifiche online, come Diritto.it, Altalex e Quotidiano Legale. Sul piano professionale, inoltre, sono un amministratore condominiale, iscritto presso il registro nazionale Confedilizia, nonché mediatore civile e commerciale ed arbitro presso la Camera Arbitrale Internazionale. Mi nutre pure la passione per il sociale, la quale è coincisa con l'impegno personale nel mondo dell'associazionismo e in compagini politiche, sempre e comunque, a sostegno del bene comune come propria stella polare. Credere sempre, fermarsi mai.

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