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La mafia sarà sconfitta solo se finiscono le collusioni

La mafia non sarà sconfitta fino a quando vi saranno esponenti della politica e delle istituzioni con essa tolleranti o collusi.

A conferma ecco alcuni, solo alcuni, amari “florilegi” che riguardano la magistratura.

Guido Lo Schiavo, magistrato di Cassazione, così si espresse nel 1954, sulla rivista “Processi”, dopo la morte del capo mafia siciliano Calogero Vizzini:

“Si è detto che la mafia disprezza polizia e magistratura: è una inesattezza. La mafia ha sempre rispettato la magistratura, la Giustizia,  si è inchinata alle sue sentenze e non ha ostacolato l’opera del giudice. Nelle persecuzioni ai banditi e ai fuorilegge non ha ostacolato l’opera del giudice. Nella loro persecuzione ha affiancato addirittura le forze dell’ordine. 

Oggi si fa il nome di un autorevole successore di Don Calogero Vizzini in seno alla consorteria occulta. Possa la sua opera essere indirizzata sulla via del rispetto alla legge dello Stato e al miglioramento sociale della collettività”.

A Palermo, quando Rocco Chinnici cominciò a indagare sui banchieri Salvo, il procuratore capo di allora, Giovanni Pizzillo, gli disse:” Ma cosa credete di fare all’Ufficio Istruzione? Chinnici, la devi smettere di fare indagini nelle banche, perché così state rovinando l’economia palermitana”.

Chinnici così descrisse Pizzillo:” L’uomo che a Palermo non ha mai fatto nulla per colpire la mafia, anzi con i suoi rapporti con i grandi mafiosi l’ha incrementata. Con il suo complice  Scozzari (altro magistrato) ha insabbiato tutti i processi nei quali è implicata la mafia”.

Per coerenza con le posizioni del padre, la figlia Caterina, già magistrato, ha aderito a Forza Italia, che tra i suoi fondatori ha Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno alla mafia.

Il racconto potrebbe continuare con altri nomi,   sia in Sicilia che in Calabria e Campania. Ma credo basti per fornire un’idea.

Per fortuna vi sono stati molti magistrati, la maggior parte, oltre lo stesso Chinnici, a pensare diversamente. 

Solo alcuni nomi: Costa, Terranova, Falcone, Borsellino, Ciaccio Montalto, Livatino, che hanno pagato con la vita il loro contrasto alla mafia.

E tanti altri, fortunatamente vivi, ancora seriamente impegnati per affermare la legalità.

Sulle collusioni storiche e attuali dei politici e di rappresentanti istituzionali con le varie mafie si possono scrivere trattati, ma non è questa la sede.

Conclusione tragica.

L’ Italia è forse l’unico Paese dell’occidente nel quale la sfera politico-istituzionale e quella criminale hanno realizzato una sinergia, con l’avallo di alcuni settori della magistratura, delle forze dell’ordine deviate e di poteri occulti.

La questione mafiosa in Italia ha radici profonde, perché è dentro alla storia delle classi dirigenti e della loro concezione dello Stato.

La sconfitta della mafia passa attraverso un cambio radicale di valori e di cultura.

“Renovamini spiritu mentis”!

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Laureato in Giurisprudenza nell’ Università di Catania. Avvocato penalista di lunga e consolidata esperienza, patrocinante presso la Suprema Corte di Cassazione e Giurisdizioni Superiori. In particolare modo svolge attività di assistenza e consulenza legale, nonché attività di rappresentanza e difesa in sede contenziosa e stragiudiziale, principalmente nel settore del diritto penale e prevalentemente nelle seguenti materie: Reati contro l’ordine pubblico; Reati contro la Pubblica Amministrazione; Reati contro la persona; Responsabilità medica; Diritto penale del lavoro; Reati contro il patrimonio. E’ stato uno dei fondatori del Movimento La Rete e poi deputato regionale dello stesso gruppo politico all’Assemblea Regionale Siciliana per due legislature. E’ un animatore e un attivista dell’impegno antimafia a Catania in Sicilia e si è distinto nell’attività professionale difendendo molti collaboratori di giustizia che hanno reciso i legami con Cosa Nostra.
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