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L’incertezza del Mes tra possibili vantaggi e rischi di condizionalità

La radicata appartenenza all’Unione europea, esprime per lo Stato italiano, una tradizione consolidata che vede in quest’ultimo uno dei Paesi fondatori che sin dagli anni cinquanta – si pensi ai Trattati istitutivi di Parigi e Roma – condivisero il sogno di realizzare uno spazio di cooperazione che potesse oltrepassare gli esasperati nazionalisti del tempo dai quali, purtroppo, maturarono le premesse per la deflagrazione di pesanti scontri coincisi con le due “grandi guerre” avvenute nei primi decenni del novecento.  Si volle, pertanto, individuare un percorso improntato alla collaborazione sempre più incisivo, caratterizzato da principi e strumenti deputati a favorire l’insorgere di una prospettiva comunitaria.

In questa logica si inserisce il Mes – Meccanismo Europeo di Stabilità – che, al centro del dibattito politico in Italia, ha espresso la necessità di un confronto alla luce del nuovo contesto geopolitico per trasformarlo in un veicolo per la crescita, sicché da tralasciare una visione strenuamente basata sull’austerità di tempi più risalenti. Ciononostante, il nostro Paese non ha proceduto ancora a ratificare l’accordo da cui seguono modifiche al funzionamento del Mes originario.

Il Meccanismo Europeo di Stabilità è stato istituito attraverso le modifiche apportate al Trattato di Lisbona, ratificate dal Consiglio UE nel mese di marzo del 2011. L’entrata in vigore del fondo Salva-Stati, in principio prevista per il 2013, è stata anticipata al luglio del 2012 sulla scia di una pesante crisi del debito dai contorni sempre più estesi.

Si può definire il Mes come un meccanismo svolto a mantenere la stabilità finanziaria dell’eurozona; esso è regolato dalla legislazione internazionale con lo scopo di sostenere i Paesi membri dell’Unione europea che versano in difficoltà finanziarie e, che, non sono in grado stante le difficoltà finanziarie di reperire risorse mediante il normale collocamento di titoli di Stato. In cambio del prestito, il Paese beneficiario, deve accettare una serie di condizioni rappresentate esemplificativamente dalla presenza di un piano di rientro e di controllo del debito con piani di aggiustamento di portata macro-economica. 

Nel 2017 l’Europa ha aperto all’ipotesi di rivedere il trattato istitutivo ed è proprio questa eventualità che ha spianato la strada a un profondo dibattito in Italia; la riforma del Mes richiede, dunque, l’approvazione necessaria dei governi oltre che la ratifica parlamentare di ciascun Stato. Le nuove condizioni per accedere al fondo Salva-Stati, previste nell’ambito della riforma, sono apparse sin da subito particolarmente dure, a tal punto da rendere più complicato l’accesso al programma di aiuti.

Il Mes soggiace ad una lettura complessiva: uno dei punti più criticati prende forma nel rinnovato potere della Banca Centrale Europea e, di conseguenza, le limitazioni imposte al settore bancario e ai governi nazionali. Inoltre, la somma a garanzia fornita agli Stati in difficoltà viene ripartita e composta dalle partecipazioni di ciascun membro in difficoltà; in breve, parte dei soldi concessi alla Grecia sono stati corrisposti a capitali messi a disposizione in parte dalla Germania, dall’Italia e dalla Francia e così via. Tuttavia, tenuto conto che, ogni Paese, riesce a garantire un proprio status di affidabilità, alla quota versata da ciascuno viene riconosciuto un interesse differente.

Qui risiede uno dei possibili pericoli: là dove uno degli Stati ritenuti più “forti” dovesse trovarsi in difficoltà, e aver bisogno del Meccanismo, la quantità dei fondi che non può più garantire si riverserebbe necessariamente sugli Stati più piccoli e questo, unitamente a tante altre situazioni direttamente riconducibili alla sfera di influenza del Mes, spinge a considerare quanto sia decisivo il ricorso alla prudenza circa l’utilizzo di siffatte risorse per lo Stato italiano. 

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Mi chiamo Luca Gigliuto e sono animato dalla straordinaria passione per il diritto, quest'ultimo inteso come occasione inestimabile di ricerca di giustizia e verità. Sono un legale e mi occupo, altresì, in qualità di docente di insegnamento, consapevole dell'importanza fondamentale di formare ed informare le persone con le quali ho costantemente il privilegio di poter interloquire, investendo, su quei valori alti del convivere umano e civile che, talora, la mediocrità di questo tempo sembra non considerare. Amo la scrittura che si traduce nella capacità di comunicazione e, a tal proposito, vanto collaborazioni con alcune tra le più prestigiose riviste giuridiche scientifiche online, come Diritto.it, Altalex e Quotidiano Legale. Sul piano professionale, inoltre, sono un amministratore condominiale, iscritto presso il registro nazionale Confedilizia, nonché mediatore civile e commerciale ed arbitro presso la Camera Arbitrale Internazionale. Mi nutre pure la passione per il sociale, la quale è coincisa con l'impegno personale nel mondo dell'associazionismo e in compagini politiche, sempre e comunque, a sostegno del bene comune come propria stella polare. Credere sempre, fermarsi mai.
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