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Crisi di Gaza: la soluzione italiana e una domanda seria

In un’intervista all’Avvenire (pubblicata oggi 27/07/2025), il nostro Ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, tra le altre cose, dice “Se ci fosse qualcosa in grado di fermare Netanyahu, l’avremmo già fatto e deciso. … il popolo ebraico sarà anche diviso ma sulla guerra in gran parte sostiene il governo nel colpire ancora Hamas. … secondo noi l’unico modo per far vincere la pace fra Israele e Palestina è interrompere la guerra e tornare alla politica, alla diplomazia”.

Anzitutto, presumo che per “popolo ebraico” il Ministro intenda “israeliano” o, almeno, “israelo-ebraico”, cioè i cittadini israeliani di fede ebraica, escludendo quindi i cittadini israelo-musulmani che pure esistono ma non credo sostengano l’attuale governo.

Inoltre, non può sfuggire la genialità della soluzione individuata, cioè dell’“unico modo per far vincere la pace”. Come dire a un malato terminale: “l’unico modo per rimetterti in salute è guarire”.

Ma per fortuna, il Ministro precisa che “stiamo facendo di tutto” per fermare Israele e che un segnale positivo è arrivato: il ministro degli Esteri israeliano Sa’ar, lo ha chiamato e gli ha detto che il suo  governo ha deciso di “riattivare la linea elettrica che alimenta un desalinizzatore che tornerà a dare acqua per 900 mila persone”. Aggiunge: “È un segnale di amicizia e rispetto il fatto che mi abbia comunicato la decisione. Io con amicizia l’ho invitato a dire al suo governo che devono andare avanti. Devono aprire a tutti gli aiuti alimentari e sanitari…” (fonte Avvenire)

Come dubitare che l’invito amichevole del Ministro sarà immediatamente accolto dal governo israeliano.

Purtroppo, mentre il Ministro si adoperava per risolvere la crisi a Gaza, le forze israeliane sequestravano, in acque internazionali, la nave Handala che si dirigeva a Gaza per consegnare aiuti umanitari. Tra le persone sequestrate c’erano anche due italiani. Episodio analogo, com’è noto, era accaduto a giugno. (fonte ANSA)

A questo punto mi chiedo se fra il “tutto” che il nostro governo sta facendo ci siano anche delle misure concrete, che potrebbero essere adottate, ovviamente sempre in amicizia, come, cessare l’invio di aiuti di ogni tipo, imporre sanzioni economiche ecc.

Per finire vorrei porre una domanda che reputo estremamente seria: come faremo, quando questi crimini cesseranno, a perdonare Israele? Sinceramente, stento a trovare una risposta.

Potrebbero certamente aiutare le proteste interne dei cittadini israelo-ebraici che si oppongono al genocidio in atto. Un passaggio fondamentale, a mio avviso, sarà segnare chiara e netta una discontinuità con l’attuale governo. Tutto dipenderà dalla consistenza delle opposizioni israeliane. Avranno la forza di resistere, se necessario con ogni mezzo, alla deriva genocidaria e suicida seguita dal governo in carica?

Il problema ricorda un po’, con le dovute differenze, quello che si pose all’Italia (che però potè rivendicare la Resistenza) e alla Germania alla fine della II GM. Come essere di nuovo accettati dagli altri Stati?

Non tragga in inganno il fatto che qualche governante parli ancora di “amicizia” con Israele, i popoli ritengono ormai che Israele si sia posto fuori dalla comunità internazionale. Infatti, l’equazione “ogni critica allo Stato di Israle = antisemitismo” ha fortunatamente cessato di funzionare.

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Maurizio Salustro ha maturato 41 anni di esperienza nel settore legale, compresi 31 anni con la magistratura italiana, spaziando dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti. Ha presieduto la Prima Sezione Penale del Tribunale di Catanzaro. Ha svolto un’intensa attività internazionale sia con funzioni esecutive (in Kosovo come Giudice con la Missione ONU - UNMIK e, poi, come Pubblico Ministero per i crimini di guerra con la Missione dell’UE – EULEX; in Guatemala come Capo delle Indagini con la CICIG -Commissione Internazionale contro l’Impunità in Guatemala-, sia nel settore dello sviluppo delle istituzioni (specialmente in Georgia e Iraq). In pensione dall’agosto 2022, si dedica a iniziative di promozione sociale.

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