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I primi ottant’anni di Filippo Bellia: la penna d’oro del giornalismo agrigentino

 In un periodo in cui la comunicazione procede velocemente attraverso internet, esistono personaggi che sanno ancora valorizzare la profondità della narrazione e l’amore per la propria terra. Filippo Bellia compie oggi 80 anni ed è senza dubbio uno di questi autentici testimoni della realtà agrigentina. Il giornalista è nato infatti il 19 aprile 1945. Con la sua inconfondibile e mitica Olivetti Lettera 32, ha saputo raccontare sin da giovane, per oltre sessant’anni, le storie, i fatti e le tradizioni di Palma di Montechiaro, donando al lettore uno sguardo profondo e verace sul paese della “Terra del Gattopardo”.
UNA VITA DEDICATA AL GIORNALISMO
La professione di Filippo Bellia, palmese doc, è un itinerario costellato di vocazione, rigore e abnegazione. Ha iniziato il suo cammino collaborando con testate storiche e prestigiose come L’Ora, La Sicilia e il Giornale di Sicilia, per poi arricchire il panorama giornalistico agrigentino scrivendo per il settimanale cattolico L’Amico del Popolo, La Vedetta di Licata e altri. Qualunque pezzo, ogni reportage, qualsiasi notizia è stato un atto di devozione verso la sua terra natale e i paesi limitrofi, un modo per preservare la memoria e diffondere valori etici, morali e culturali.
 
IL RACCONTO DELLA TERRA E DELLA COMUNITÀ
Il giornalismo di Bellia emerge per l’abilità di convertire i fatti quotidiani in una narrazione poetica e profonda. Con espressioni d’epoca e dialettali, osservazioni acute e riflessioni puntuali, ha saputo dare voce anche ai paesi dell’hinterland: Camastra, Naro, Campobello, Licata, Ravanusa, Agrigento e, fiore all’occhiello, Palma, definita dallo stesso “una nobile città poiché è legata alla Donnafugata del Gattopardo”. La sua scrittura, intrisa di generosità e attenzione ai dettagli, racconta non solo eventi, ma anche l’anima di una comunità, mettendo in luce cultura, avvenimenti, sport e momenti di solidarietà.
IMPEGNO E DIFESA DELLA LIBERTÀ DI STAMPA
Non è solo l’inclinazione narrativa a rendere Bellia una figura emblematica, ma anche la sua intrepidezza nel difendere i principi deontologici del giornalismo. La sua presenza fissa e il suo contributo solerte alle iniziative locali, concretizzate in cooperazione con stazioni radio, associazioni ed enti pubblici e privati, hanno cementato un legame inscindibile con il territorio circostante.
UN’EREDITÀ CHE VA OLTRE IL TEMPO
Il lavoro di Filippo Bellia, decano dei corrispondenti della provincia di Agrigento per il giornale “La Sicilia”, rappresenta un patrimonio prezioso per la comunità palmese e il giornalismo locale, agrigentino e siciliano. Le sue pagine, intrise di passione e autenticità, continuano a ispirare nuove generazioni di giornalisti e a mantenere viva la memoria di un passato ricco di storia e valori. In un mondo in cui spesso si perde la ricchezza dei dettagli e la profondità dei racconti, Bellia ci ricorda che il giornalismo di carta stampata può e deve essere un’arte capace di celebrare la vita e la cultura di un territorio. La storia professionale di Filippo Bellia è molto di più di una semplice carriera: è un inno alla dedizione, alla verità e all’amore per le proprie radici. Con la sua penna d’oro ha scritto pagine incancellabili nella storia del giornalismo agrigentino, lasciando un lascito che continuerà a irradiare il sentiero di chi crede nel potere della parola sulla carta stampata e nella bellezza di raccontare la propria terra, “baluardo – come ribadisce lui stesso – della libertà e dello sviluppo economico, civile e sociale del nostro territorio e della mia cara Palma”.
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A soli sedici anni ha iniziato il suo percorso nel giornalismo, scrivendo come corrispondente e raccontando la cronaca di Camastra e Naro sul giornale La Sicilia. Spinto dalla passione per l’informazione, qualche anno dopo ha iniziato a collaborare con testate di rilievo come il Giornale di Sicilia, Corriere dello Sport e L’Amico del Popolo di Agrigento, storico settimanale cattolico. Il suo viaggio lo ha poi portato a Milano, dove ha scritto per il Giornale di Milano Sud, dando voce alle storie e ai cambiamenti della zona meridionale della città. Ma le radici lo hanno richiamato in Sicilia, dove per un decennio ha diretto Tribeart, la prima guida dedicata alle arti visive dell’isola, punto di riferimento per artisti e appassionati. Da sempre convinto dell’importanza dell’etica professionale, afferma con decisione: “Il compito di chi fa giornalismo è uno solo: informare il lettore in modo corretto, senza compromessi”.

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