Intervista a Claudia Patanè, Direttrice d’orchestra: “La musica nella mia infanzia c’è sempre stata, è un dono”

Claudia Patanè, giarrese e direttrice d’orchestra, è considerata una delle personalità artistiche più eccellenti della sua generazione. Il repertorio dell’accattivante e versatile direttrice spazia dalla musica antica alle opere contemporanee, dalla musica sinfonica all’opera, al balletto e al teatro musicale.
Gli impegni come direttrice ospite hanno portato Claudia Patanè, tra gli altri, al Teatro Massimo Bellini di Catania, l’Erfurt Theater, la Johannesburg Philharmonic Orchestra, la KwaZulu Natal Philharmonic Orchestra, l’Orchestra Sinfonica Siciliana, la North Bohemian Philharmonic Teplice.
È stata direttrice ospite al Theater Erfurt, dove ha diretto il musical Sweeney Todd di Stephen Sondheim e il balletto Face Me/Le Sacre du Printemps con musiche di Michael Krause e Igor Stravinskij, come coproduzione tra il Deutsches Nationaltheater e la Staatskapelle Weimar, nonché il Tanztheater Erfurt di Ester Ambrosino.
Ha lavorato sia come assistente che come direttrice ospite al Joseph Kajetan Tyla Theater di Plzen (Repubblica Ceca), in produzioni di balletto e opera.
Da giovane musicista ha maturato la sua prima esperienza come direttore principale dell’orchestra del Conservatorio “Santa Cecilia” nella stagione 2015/2016, dove ha svolto un ruolo chiave nel dare forma all’iniziativa “Prendiamo nota” al Teatro Eliseo di Roma e ha diretto, tra le altre, la prima di tre opere di compositori contemporanei.
Claudia Patanè ha studiato pianoforte presso il Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Catania e direzione d’orchestra presso il Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma. Successivamente, ha proseguito gli studi di direzione d’orchestra presso l’Accademia Musicale Pescarese sotto la guida del Maestro Donato Renzetti, che l’ha definita «uno dei talenti più interessanti della sua generazione». Ha partecipato a masterclass, tra gli altri, con Johannes Schlaefli, James Lowe e Norbert Baxa. È risultata vincitrice del concorso come Young Associate Conductor all’Orquesta Classica do Sul (Portogallo), idonea come secondo Kapellmeister al Teatro di Augsburg e, successivamente, come primo Kapellmeister al Teatro di Braunschweig, in Germania.
I prossimi impegni come direttrice d’orchestra la vedranno impegnata nella produzione de L’Inganno Felice di Rossini all’opera di Cracovia e all’inaugurazione del Rossini Festival in Wildbad con la Petite Messe Solennelle di Rossini
Dottoranda con assegno di ricerca in Teoria e Analisi della Musica presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, ha partecipato come relatrice a diversi convegni nazionali e internazionali tra cui i Colloqui di Musicologia del Saggiatore Musicale, l’ Oxford University Theory and Analysis Graduate Student Conference, il 24° Jahreskongress der Gesellschaft für Musiktheorie di Cottbus e al convegno Performing Classics Today: The Role of the Performer in the Actualization of Music promosso dall’Accademia Musicale Chigiana. Inoltre, un suo contributo sarà pubblicato nel 2025 all’interno del volume The Cambridge Companion to Boccherini, edito da Cambridge University Press.
La conosco da bambina, ho molto confidenza con lei ed è stato semplice intavolare con lei un colloquio con spunti davvero interessanti.
Sin da ragazza hai coltivato la passione per la musica…
…è stato naturale, la musica nella mia infanzia c’è sempre stata in ogni forma. Da bambina, mi addormentavo sui dischi di Mina e la sveglia delle mie domeniche mattina era il Concerto ad Aranjuez di Joachin Rodrigo che mio padre, alle 9, faceva suonare a tutto volume. Poi, il primo disco di Franco Battiato e il suono del mio canto accompagnato dalla tastiera non mi hanno mai più fatta tornare indietro.
Il pianoforte è stato il tuo primo amore. Quali altri strumenti ti piace suonare ?
No, il mio primo amore è stato la batteria. Ho iniziato con le pentole della cucina di mia madre, poi i miei genitori ormai esasperati optarono per una batteria per bambini. Un giorno mio padre comprò una tastiera per suo gioco personale e io mi ci avvicinai, curiosa. Iniziai a suonare e da lì a poco l’ammissione in Conservatorio.
In che modo ha inciso il Dna familiare nella scelta di proseguire gli studi musicali?
Mio padre è musicalmente molto dotato, un ottimo chitarrista cantante senza però alcuna formazione. Solo orecchio. Forse nel mio caso ha inciso ma posso dire con certezza che non è sempre così. La musica è un dono che può seguire la genetica come può benissimo ignorarla. La scelta di proseguire gli studi musicali, poi, non ha nulla a che vedere con il DNA. Avrei voluto lavorare con la musica o fare la veterinaria e ho optato per la prima scelta.
Che tipo di repertorio ti piace interpretare e dirigere?
E’ un po’ come chiedere a un genitore quale figlio preferisce. Ce n’è quasi sempre uno ma non si dice mai.
Per una donna divenire direttore d’orchestra è più difficile che per un uomo ?
Non è difficile diventare direttore d’orchestra, è difficile essere donne. Senza troppi giri di parole, quel risultato che per un uomo è immediato per la donna è frutto di almeno due o tre tentativi di negoziazione. L’orchestra è una società e come la società ha i suoi mali.
Quando dirigi chiudi gli occhi per concentrarti ?
No, mai, salvo per pochissimi istanti. Non dirigo per me, chi sta sul podio ha la responsabilità di chi gli sta davanti e chi gli sta dietro (il pubblico). Tenere gli occhi aperti significa sostenere il contatto diretto e continuo con l’orchestra, comunicare, lasciar passare emozioni e informazioni.
Ti senti di avere una personalità forte che supera l’emotività di apparire al grande pubblico?
Certamente, altrimenti non potrei mai far questo lavoro.
In questa ambito la progressione non ha limiti. Che cosa ti piacerebbe si dicesse di te ?
Alle parole ho sempre preferito le emozioni. Gli applausi sanno essere molto più eloquenti e spontanei.
Preferisci dirigere gruppi di ballo o di canto ?
Questa è più un chiedere al figlio “vuoi più bene a mamma o a papà?”…
Qual è il momento più gratificante di questa professione che hai scelto ?
Quell’intangibile istante che sancisce la connessione fra me, la partitura e l’orchestra. È una magia che si ripete, ogni volta in un momento diverso e in una maniera diversa: quell’attimo in cui si crea la musica è il motivo di ogni sacrificio.
Qual è il teatro più bello in cui ti sei esibita ?
Quello in cui mi esibirò nel mio domani.