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Il futuro del vino tra ricerca, formazione e nuove tecnologie

L’innovazione nel settore vinicolo si declina in molteplici forme: dall’adozione di tecnologie avanzate in vigna e in cantina, alla sostenibilità ambientale, fino alla comunicazione digitale per dialogare con i consumatori. Le Donne del Vino, con creatività e spirito collaborativo, sono protagoniste di questo cambiamento, promuovendo pratiche agricole sostenibili, sperimentando nuove varietà e producendo vini che riflettono le tendenze contemporanee.

Lo sviluppo del comparto vitivinicolo oggi passa necessariamente dalla valorizzazione dei territori, dalla ricerca, dall’innovazione, dall’uso delle tecnologie e dalla formazione.

I relatori del convegno 

È questo il messaggio conclusivo del convegno “Donne, Vino e Innovazione”, organizzato dall‘associazione Donne del vino Sicilia presso lo spazio co-working Isola di Catania.

Il convegno, in anteprima nazionale, ha declinato il tema 2025 dell’Associazione nazionale Donne del Vino – dedicato a donne e innovazione – riunendo esperti, ricercatori e professionisti del settore con l’obiettivo di generare un dibattito sul ruolo e contributo delle donne nel mondo del vino che si confronta con la tecnologia e l’innovazione.

I curatori delle mostra 

Tra le relatrici Elisabetta Nicolosi, docente del Dipartimento Agricoltura, Alimentazione, Ambiente dell’Università di Catania, che da diversi anni è impegnata in attività di ricerca nel settore del vino, avviando numerosi programmi di miglioramento genetico e attività di studio dei vitigni autoctoni, in particolare dei vitigni reliquia dell’Etna.

La docente, nel corso del convegno, ha annunciato che per il prossimo anno accademico sarà avviato il corso di Laurea triennale in Viticoltura, Enologia ed Enomarketing.

“La scelta di avviare questo nuovo percorso di formazione- ha commentato Elisabetta Nicolosi- scaturisce dalla richiesta di specifiche professionalità altamente qualificate”.

Agata Matarazzo, docente del Dipartimento Economia e Impresa UniCT, ha sottolineato come “la blockchain è considerata una delle principali innovazioni tecnologiche dell’agricoltura 4.0 nel settore vitivinicolo, in quanto garantisce maggiore sicurezza, valorizzazione del singolo prodotto, trasparenza e tracciabilità dell’intera filiera produttiva.  Un metodo anticontraffazione convincente e uno degli strumenti chiave per garantire e promuovere l’originalità di tutte le filiere alimentari.

Il binomio vino e nuove tecnologie, è stato al centro del confronto con Francesco Reda, responsabile robotics Strano S.P.A, che ha ricordato come l’importanza della robotica, della meccanizzazione e dell’intelligenza artificiale in agricoltura è diventata sempre più evidente.  “Queste tecnologie ”- ha aggiunto Francesco Reda- non solo aumentano l’efficienza e la produttività, ma contribuiscono anche a una gestione sostenibile delle risorse. L’adozione di soluzioni innovative consente agli agricoltori di affrontare le sfide globali, come il cambiamento climatico e la crescente domanda alimentare. Investire in queste tecnologie è fondamentale per garantire un futuro prospero per il settore agricolo”.

Sul tema dell’innovazione in agricoltura come strumento per affrontare le sfide della sostenibilità e della sicurezza alimentare, ne ha parlato Aurora Ursino, presidente dell’Ordine Agronomi di Catania.

“Tecnologie come l’agricoltura di precisione, la genetica avanzata e l’automazione -ha commentato Aurora Ursinosono strumenti essenziali per migliorare la produttività e ridurre l’impatto ambientale. Attraverso il PNRR e il Piano Strategico Nazionale, possiamo incentivare l’adozione di queste tecnologie, ma è cruciale investire anche nella formazione e nella cooperazione tra agricoltori, startup e istituzioni per garantire il successo di questa transizione”.

 A cambiare è anche la comunicazione del vino, oggi al centro del dibattito tra intelligenza umana e artificiale.  Il contributo di Valeria Lopis, donna del vino e giornalista, ha messo in evidenza come “l’occasione sarà utile per focalizzarci su una nuova narrazione del vino in cui le donne sono sempre più protagoniste sia come imprenditrici che come consumatrici. Linguaggi accessibili e di autenticità -ha detto- ci impongono di cambiare registro, orientandoci ad una condivisione di valori e ideali con i consumatori, come quello imprescindibile della sostenibilità che la filiera del vino difende e promuove”.

“Il tema dell’innovazione ha incuriosito molto il seguito delle Donne del Vino di Sicilia, mettendo insieme appassionati, tecnici, ricercatori, studenti, che hanno partecipato all’evento numerosi e con grande interesse ed entusiasmo – ha aggiunto  Roberta Urso, delegata Donne del Vino  Sicilia – il talk – ha spiegato-ha permesso di comunicare in maniera dinamica e con parole semplici temi quali quello della tecnologia blockchain applicata al settore enologico, dell’intelligenza artificiale e come potrà influenzare la comunicazione del vino, l’innovazione in agricoltura e le aspettative rispetto al cambiamento climatico. Una occasione ha concluso Roberta Urso – quindi per portare avanti due dei valori fondanti dell’associazione ovvero: la divulgazione e la formazione, con l’intento di porre evidenza su come il mondo del vino stia cambiando e come affidare le sfide future”.

Dopo il convegno, “Le donne del vino” hanno incontrato ospiti e partecipanti in un brindisi conviviale, presso l’Atelier- Museo di Marella Ferrera, dove durante la visita della mostra “A tavola con i Florio”, allestita  da Marella Ferrera, Vincenzo Profetto e Antonino Cascio, presso MF Museum & Fashion, è stato possibile degustare i vini “innovativi” delle associate produttrici.

Mostra “I Florio a tavola “

L’ imprenditrice Rosa Ciancitto, espressione del territorio ionico etneo, presente al convegno e alla degustazione con il vino “Tenuta della Dainara”, punta di diamante della sua azienda Cantoneri, sull’ Etna a Solicchiata nord,  ha messo in risalto la  sua personale capacità   di produrre un macerato non con i soliti vitigni tipici dell’ Etna, ma di combinare qualità differenti come zibibbo, moscato ect, coltivati sull’ Etna, in associazione a vitigni autoctoni, il risultato è un vino che intriga parecchio, perché all’ olfatto sembra un vino dolce, ma al gusto rivela tutta l’ acidità e la mineralità dell’ Etna. “Questo prodotto- ha spiegato l’imprenditrice Rosa Ciancitto- viene fuori dalla mia curiosità di vedere come si comportavano questi vitigni in un terreno vulcanico e con le nostre temperature, devo dire che hanno dato ottimi risultati con una spiccata aromaticità, che rende il prodotto molto gradevole”.

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Patrizia Tirendi è giornalista, conduttrice televisiva, presentatrice, addetta stampa di enti pubblici e privati , digital communicator, freelance

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