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La nobile figura umana di Bruno Buozzi, martire dell’antifascismo

Bruno Buozzi, fu un martire della lotta alla dittatura fascista, il quale venne fucilato dai nazisti in ritirata da Roma, poco prima della liberazione della Città ad opera degli anglo americani.

È una delle figure politiche più valorose e nobili della storia del socialismo riformista e dell’antifascismo italiano. Venne ucciso dai tedeschi il 4 giugno 1944 ,mentre era impegnato nella lotta di liberazione clandestina all’interno delle formazioni partigiane. Lavorava da tempo in clandestinità per ricostruire un movimento sindacale unitario, insieme al comunista Peppino Di Vittorio, con cui fu legato da una salda amicizia e una grande solidarietà.

Proveniente da una famiglia umile fu costretto a lasciare la scuola e, dopo le elementari, fece il meccanico aggiustatore.

Quando si trasferì a Milano, trovò lavoro come operaio specializzato alle Officine Marelli e poi alla Bianchi. Giovanissimo aderì al sindacato degli operai metallurgici e al Partito Socialista Italiano, militando sin dall’inizio nella frazione riformista di Turati.

Nel 1920 si fece promotore del movimento per l’occupazione delle fabbriche e fu eletto deputato socialista, prima della presa del potere da parte del fascismo; in quegli anni convulsi e tumultuosi ebbe modo di maturare la sua idea unitaria della lotta politica e sindacale del movimento operaio, nonostante la scissione di Livorno del 1921 con la fondazione del Pci avesse provocato profonde e insanabili divisioni nel mondo del lavoro e nella sinistra italiana.

Bruno Buozzi nel 1926 espatriò in Francia, dove continuò, nella Concentrazione antifascista, l’attività unitaria contro il regime di Mussolini.

Bruno Buozzi rende omaggio nel 1924 sul Lungotevere (Roma) a Giacomo Matteotti nel luogo del suo rapimento

Durante la guerra di Spagna, per incarico del Partito Socialista Italiano, diresse una capillare opera di riorganizzazione d movimento antifascista, nonché ebbe modo di curare in modo particolare la raccolta e l’invio di aiuti alla Repubblica democratica attaccata da franchisti.

Durante l’occupazione tedesca di Parigi, Buozzi si trasferì a Tours dove non riuscì a resistere al desiderio di andare a trovare a Parigi la figlia partoriente.

Filippo Turati e Bruno Buozzi esuli Parigi 

Infatti, proprio per questo desiderio umano, nel febbraio del 1941 fu arrestato dai tedeschi nella Capitale francese e dapprima, nelle carceri della Santé, e successivamente fu deportato in Germania, e infine venne trasferito in Italia dove rimase per due anni al confino in provincia di Perugia.

Dopo la caduta del fascismo Bruno Buozzi riacquistò la libertà e, ai primi di agosto del 1943, fu nominato dal governo Badoglio, insieme al comunista Giovanni Roveda e al democristiano Gioacchino Quarello, commissario alla Confederazione dei sindacati dell’industria.

Bruno Buozzi 

Durante l’occupazione di Roma, Buozzi fu ospitato presso un amico colonnello e, quando questi dovette darsi alla macchia cercò un altro rifugio sempre precario, dove fu sorpreso dalla polizia.

Il 13 aprile 1944 fu fermato, quindi, per accertamenti e condotto in via Tasso, i fascisti scoprirono la vera identità del sindacalista. In questo luogo orrendo venne sottoposto a torture.

Il CLN di Roma tentò a più riprese di organizzarne l’evasione, senza peraltro riuscirci e proprio il 1° giugno 1944, quando gli americani erano ormai quasi arrivati a Roma, il nome di Bruno Buozzi fu incluso dalla polizia tedesca in un elenco di 160 prigionieri destinati ad essere evacuati da Roma.

La sera del 3 giugno, con altri 12 compagni, Buozzi fu caricato su un camion tedesco, che si avviò lungo la via Cassia e in località La Storta, forse per la difficoltà di proseguire, l’automezzo si fermò e i prigionieri furono fatti scendere.

La scheda segnaletica di Bruno Buozzi 

Rinchiuso in un fienile per la notte, all’indomani il gruppo fu condotto a forza in una valletta e Bruno Buozzi – sembra per ordine del capitano delle SS Erich Priebke – fu trucidato con tutti i suoi compagni.

Resta imperitura la sua vita esemplare e un ricordo indelebile di quest’uomo nobile sindacalista socialista e combattente della lotta di liberazione, che non fu, certamente, un teorico ma, soprattutto, un grande uomo di azione, tenace e coraggi che possedeva una lucida, fulgida e lungimirante intelligenza politica.

Le vittime dell’eccidio in località La Storta 

Bruno Buozzi credette fermamente in un movimento sindacale unitario tra cattolici, socialisti e comunisti che lottasse per l’emancipazione della classe operaia e per la conquista dei diritti dei lavoratori. Pose le basi dell’unità sindacale che trovò alimento e realizzazione nel secondo dopoguerra.

Bisogna ricordare con rimpianto e nostalgia un uomo coraggioso che seppe essere fiero combattente della libertà e della democrazia.

 

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Rosario Sorace, nasce a Giarre il 13 maggio 1958;nel 1972, a 14 anni, inizia un intenso impegno politico e sociale. A soli 25 anni diventa segretario regionale dei giovani socialisti in Sicilia e dopo due anni, nel 1985, viene eletto al Consiglio Comunale di Giarre. Successivamente, viene eletto al Consiglio Provinciale di Catania dove svolge la carica di Assessore allo Sviluppo Economico. Nel 1991 viene eletto Segretario della Federazione Provinciale del PSI di Catania. Nel contempo consegue la laurea in Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Catania in cui oggi svolge il servizio in qualità di funzionario di Biblioteca del Dipartimento di Scienze Chimiche. È giornalista pubblicista. Collabora dal 2018 con i giornali on line IENE SICULE, SIKELIAN, IL CORRIERE DI SICILIA e AVANTI LIVE. È un grande di lettore di prosa e scrittore di poesie.

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