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La tragica storia di Ida Dalser e Benito Albino

La storia di Ida Dalser e suo figlio Benito Albino è una delle vicende più oscure e tragiche dell’Italia fascista. Questa vicenda, per lungo tempo ignorata o volutamente occultata, rivela il lato più crudele del regime di Benito Mussolini, mettendo in luce l’efferatezza di un potere che non tollerava ostacoli o minacce, nemmeno all’interno della propria sfera personale.

Ida Dalser nacque nel 1880 a Sopramonte, un piccolo villaggio vicino a Trento, all’epoca parte dell’Impero Austro-Ungarico. Donna di forte temperamento, intraprendente e indipendente, si trasferì a Milano dove aprì un salone di bellezza. È proprio a Milano che incontrò Benito Mussolini, un giovane giornalista e politico in ascesa.

Mussolini, nel primo decennio del XX secolo, era ancora lontano dall’essere il “Duce” del Fascismo; era un socialista radicale, noto per la sua eloquenza e per le sue posizioni anticlericali. L’incontro tra Ida e Benito si trasformò presto in una relazione appassionata, e nel 1915 Ida diede alla luce un bambino, Benito Albino, che riconobbe come figlio di Mussolini.

Tuttavia, nel contesto tumultuoso della Prima Guerra Mondiale, la relazione tra i due subì una drammatica inversione di rotta. Mussolini, dopo essere stato espulso dal Partito Socialista per il suo sostegno alla guerra, cominciò ad allontanarsi dalle sue radici rivoluzionarie per abbracciare una linea politica più nazionalista, che lo porterà infine alla fondazione dei Fasci di combattimento.

Con il crescere delle sue ambizioni politiche, cercò di cancellare ogni traccia della sua relazione con Ida. Anche se esistono testimonianze secondo cui si sarebbero sposati religiosamente, questo matrimonio non fu mai ufficialmente registrato, lasciando Ida in una posizione di estrema vulnerabilità. Benito Albino, il figlio nato dalla loro unione, fu riconosciuto solo dalla madre, mentre Mussolini iniziò a negare ogni responsabilità nei suoi confronti.

Man mano che si consolidava il suo potere, la presenza di Ida e di Benito Albino divenne sempre più scomoda. Ida, che continuava a rivendicare i diritti suoi e del figlio, iniziò a subire una crescente pressione e persecuzione da parte delle autorità fasciste. Fu arrestata più volte e, infine, dichiarata pazza e internata in un manicomio. Questo tragico destino fu orchestrato per silenziare una donna che minacciava di rivelare un segreto che avrebbe potuto compromettere l’immagine pubblica di Mussolini, ora divenuto il leader indiscusso del fascismo italiano.

Nel manicomio, Ida Dalser fu sottoposta a un trattamento brutale. Le sue lettere, in cui disperatamente cercava di far valere i suoi diritti e quelli di suo figlio, furono sistematicamente censurate o distrutte. La sua storia fu deliberatamente cancellata dalla narrazione ufficiale del regime, e pochi furono quelli che osarono sollevare domande o indagare sul destino della donna che un tempo era stata la compagna del Duce.

Il destino di Benito Albino non fu meno tragico. Anche se inizialmente fu affidato alla madre, quando questa fu internata, il bambino fu tolto dalla sua custodia e affidato a una famiglia fascista fedele al regime. Crescendo, Benito Albino cominciò a rendersi conto delle sue origini e cercò più volte di stabilire un contatto con il padre, che però continuava a negare qualsiasi legame con lui.

Anche Benito Albino fu perseguitato e, come la madre, fu internato in un manicomio, dove fu sottoposto a terapie che avevano lo scopo di annientare la sua volontà e la sua identità. Morì a soli 26 anni, nel 1942, ufficialmente per cause naturali, anche se ci sono forti sospetti che sia stato lasciato morire per porre definitivamente fine a una storia scomoda.

Per decenni, la storia di Ida Dalser e di Benito Albino fu relegata ai margini, quasi completamente dimenticata. Solo negli anni ‘90, grazie al lavoro di alcuni storici e giornalisti, la vicenda cominciò a riemergere dall’oblio. Documenti, testimonianze e indagini successive hanno contribuito a ricostruire la tragica sorte di questa donna e del figlio, rivelando l’aspetto drammatico della personalità crudele dell’uomo Mussolini che era stato volutamente occultato.

Il film Vincere del regista Marco Bellocchio, uscito nel 2009, ha portato alla ribalta questa storia, facendo conoscere al grande pubblico la figura di Ida Dalser e il suo disperato tentativo di ottenere giustizia per sé e per il figlio. Attraverso una narrazione cruda e potente, il film ha contribuito a restituire dignità a una donna che fu annientata da un regime spietato e che rappresenta una delle tante vittime dimenticate del fascismo.

La vicenda di Ida Dalser e Benito Albino è una storia di dolore, ingiustizia e silenzio. È un esempio estremo di come il potere possa schiacciare gli individui, annientando non solo la loro vita ma anche la loro memoria; la riscoperta di questa storia rappresenta un atto di giustizia postuma nei confronti di due vittime che, nonostante tutto, hanno continuato a esistere nell’ombra, ricordandoci l’importanza di non dimenticare mai le vittime dei totalitarismi e di rimanere vigili di fronte agli abusi di potere.

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Alessandro Sorace classe 1988, nato a Catania. Giurista, giornalista pubblicista, appassionato di arte, storia ed amante della cultura, del gusto e del buon vivere. Collabora da gennaio 2022 col quotidiano online "Clessidra 2021".

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