La siccità in Sicilia. Interventi urgenti non più procrastinabili

Il cambiamento climatico non è soltanto un fenomeno la cui portata si esaurisce nella mera astrattezza di un concetto, bensì si traduce in una serie di criticità assai gravi tali da coinvolgere larghi strati territoriali. Più in particolare, vi sono alcune aree maggiormente esposte ai pericoli di natura climatica, e la Sicilia, quale regione di “frontiera”, subisce drasticamente in questi ultimi giorni il problema relativo alla siccità. Si procede spediti verso un processo che, negli anni, pur già in corso, condurrà ad una desertificazione di larghe porzioni di territorio caratterizzate da aridità.
In tal senso la regione siciliana ha proceduto ad una razionalizzazione della somministrazione della pressione dell’acqua ai comuni, soprattutto nelle province di Palermo e Caltanissetta, sebbene si tratti di un problema diffuso destinato ad estendere la sua portata, specie se dovesse continuare a non piovere e a radicarsi ancor più una simile situazione.
Anche se la primavera è da poco iniziata, la Sicilia si trova quindi da circa tre settimane in uno stato di emergenza causato giustappunto dalla penuria di risorse idriche. Le forniture di acqua potabile sono state centellinate per una fetta importante di popolazione, quasi un milione di persone, con riduzioni della capacità idrica oscillanti tra il 10% e il 45%. In questo quadro, l’esecutivo regionale ha pure sollecitato il governo nazionale a predisporre lo stato di emergenza nazionale, da cui far discendere la previsione di interventi compatibili con la straordinarietà della fattispecie in essere, con riguardo ai danni nel settore agricolo.
La stessa amministrazione regionale si è affrettata a sottolineare come il 2023 sia stato “il quarto anno consecutivo con precipitazioni al di sotto della media storica di lungo periodo” e come i primi mesi del 2024 siano parimenti“caratterizzati da temperature più alte e scarsità di piogge, hanno confermato questa tendenza”. Si pone riferimento agli effetti più macroscopici derivanti dalla pesante crisi del clima azionata dalle attività umane, dalla società del progresso, la quale interagisce però con una serie di disfunzioni gestionali e latente prudenza nella lettura di un fenomeno ampiamente prevedibile nel tempo, venendo così alla luce, in modo prepotente e manifesto, la storica gestione inefficiente delle risorse idriche e i relativi problemi infrastrutturali.
Più da vicino, è la stessa associazione nazionale bonifiche e irrigazioni a rilevare come in alcuni invasi presenti in Sicilia, destinati ad uso potabile, vi sia una carenza superiore al 90% di acqua, mentre i bacini a uso irriguo raggiungono a stento il 30% della loro capacità, come peraltro evidenziato dall’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia; si rinvia, quindi, al livello più esiguo mai registrato a far data dal 2010.
Nonostante il razionamento idrico e l’attuazione di strategie di risparmio, la carenza di precipitazioni e l’aumento delle temperature hanno reso la situazione ancora peggiore con l’avvicinarsi della stagione estiva, pertanto si rendono necessarie misure non soltanto di contenimento ma di “attacco” per fronteggiare la grave penuria che non accenna ad arrestarsi.
Una relazione della Protezione civile regionale segnala interventi sia a breve che a medio termine per limitare la crisi, i quali muovono a partire dalla riduzione dei consumi delle utenze idropotabili, dagli interventi sugli invasi, nonché campagne di informazione e sensibilizzazione per il risparmio, senza omettere le azioni mirate a recuperare risorse alternative come dissalatori mobili e navi con moduli dissalativi, od ancora all’acquisto di autobotti e silos per la distribuzione, continuando con l’impiego di pozzi e sorgenti e la riparazione di reti idriche, all’ammodernamento degli impianti di dissalazione nei siti dismessi di Porto Empedocle, Paceco-Trapani ed eventualmente Gela. Tali interventi richiedono costi ingenti che, nel breve termine, si attestano intorno ai centrotrenta milioni di euro, mentre quelli di più lunga durata salgono addirittura a cinquecentonovanta milioni di euro.
La Regione siciliana aveva già dichiarato lo stato di crisi idrico sia per l’uso potabile che per quello agricolo-zootecnico, nominando di tal guisa anche due commissari. Per i settori produttivi interessati sono state avviate le procedure per provvedimenti per circa cinque milioni di euro che prevedono agevolazioni dai canoni dei consorzi di bonifica ed interventi di semplificazione sul piano amministrativo. È stato, altresì, creato un Osservatorio regionale in ordine all’utilizzo idrico sicché da monitorare costantemente gli invasi e le riserve di acqua.
Non basta, però. Infatti, si è pure insediata a Palazzo d’Orleans la cabina di regia per l’emergenza idrica, istituita dal governo regionale, su espressa iniziativa del presidente della Regione Renato Schifani. La task force è retta dallo stesso presidente e, contestualmente, coordinata dal capo della Protezione civile siciliana, Salvo Cocina.
Si tratta, a tal riguardo, di una struttura protesa all’operatività e dai contenuti snelli, che dovrà individuare e coordinare interventi veloci e pratici avverso l’emergenza siccità; un organo che compendia sia competenze accademiche e scientifiche finalizzate ad individuare ogni possibile rimedio con quelle di matrice tecnica ai fini dell’attuazione efficace e rapida. Monitorare costantemente la situazione è il diktat, sapendo che, il permanere dell’assenza di precipitazioni impone misure corrispondenti alla delicatezza della situazione in essere.
La Protezione civile nazionale ha indicato gli interventi finanziabili per far fronte al contesto emergenziale estivo; si partirà dalla rigenerazione dei pozzi esistenti a cura della Protezione civile e si proseguirà percorrendo ogni soluzioni possibile per contrastare il fenomeno siccità e le sue pesantissime ricadute rese già evidenti.