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La direttiva europea “Case green”. Un ulteriore tassello verso la sostenibilità nell’edilizia

La frenesia degli eventi che si susseguono non rallenta lo svolgimento dei lavori dell’Unione europea che, quotidianamente, si traduce nell’emanazione di norme destinate agli Stati membri e finalizzate a modellare la prospettiva futura non soltanto politica dell’Europa, ma anche sociale ed economica.

Tra gli obiettivi più importanti di cui si discute tra Bruxelles e Strasburgo vi è quello di raggiungere una effettiva transizione ecologica, accompagnando questa esigenza attraverso una serie di misure preordinate a rappresentare la cornice normativa sulla quale imperniare la realizzazione degli assetti così concepiti.

Non che si tratti di una novità, tuttavia di recente l’Unione europea ha confermato ancora una volta la particolare attenzione nei confronti della materia ambientale, soprattutto in ordine a quei settori per i quali, si ritiene, risulti indispensabile procedere con relativa priorità di intervento per allineare la strategia green sulla base di una programmazione anche temporale e non soltanto di azioni da espletare.

Si conferma, in tal senso, la centralità che l’Unione europea riveste nell’economia generale delle questioni fondamentali in una fase della storia di forte transito in cui ci si sgancia da logiche consolidate nel tempo, per adattarsi a nuovi percorsi che, in verità, sono correlati all’esigenza di poter garantire il mantenimento degli standard di vita essenziali per le comunità sia presente che future.

In tale direzione, il Parlamento europeo ha proceduto all’adozione a Strasburgo delladirettiva sulla prestazione energetica degli edifici, meglio nota come direttiva sulle “case green”, con una larga maggioranza composta da 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astensioni.

La finalità della revisione della direttiva sulla prestazione energetica nel campo dell’edilizia, ricorda il Parlamento europeo, si inserisce nella volontà di riduzione progressiva delle emissioni di gas serra e dei consumi energetici nel settore edilizio entro il 2030e, pertanto, raggiungere la neutralità climatica entro il successivo 2050. Rientrano tra gli obiettivi, inoltre, la ristrutturazione di un maggior numero di edifici con le prestazioni peggiori e la proficua diffusione di informazioni sul rendimento energetico.

La nuova normativa prevede per gli edifici di nuova costruzione emissioni zero, a partire dal 2030; mentre gli edifici nuovi occupati o di proprietà delle Autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero dal 2028. Gli Stati membri potranno tenere conto, nell’attività di computo dei livelli di emissioni, del potenziale impatto sul riscaldamento globale del corso del ciclo di vita di un edificio, compresa la produzione e lo smaltimento dei prodotti da costruzione impiegati per realizzarlo. Per quanto attiene invece gli edifici residenziali, i Paesi membri dovranno ricorrere a misure per garantire la riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030, rispetto al 2020, e di almeno il 20-22% entro il 2035, sempre rispetto al 2020.

Secondo la direttiva in esame, gli Stati membri dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033: i Paesi dovranno introdurre requisiti minimi di prestazione energetica. Se tecnicamente ed economicamente fattibile, i Paesi membri dovranno garantire l’installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030. Gli Stati membri dovranno spiegare come intendono predisporre misure vincolanti per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento eliminando, gradualmente,i combustibili fossili nel riscaldamento e nel raffreddamento entro il 2040.

A far data dal 2025, sarà preclusa la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili, tuttavia resteranno possibili incentivi finanziari destinati ai sistemi di riscaldamento che utilizzano una quantità rilevante di energia rinnovabile, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore. La nuova normativa, eccezione importante per un Paese come l’Italia, non trova applicazione per gli edifici agricoli e per quelli storici, e per i Paesi membri rimane salva la possibilità di escludere anche gli edifici protetti in virtù del valore architettonico o storico che li riguarda, ancorché gli edifici temporanei, le chiese e più in generale i luoghi di culto.

Sul piano politico, l’irlandese Ciarán Cuffe (Verdi/Ale), relatore, la direttiva sulle prestazioni energetiche nell’edilizia “mostra chiaramente come la politica climatica possa avere benefici reali e immediati per le fasce di popolazione più vulnerabili della nostra società”. La norma contribuirà a ridurre la misura delle bollette energetiche, particolarmente pesanti, e ad affrontare le cause poste alla base della povertà energetica, offrendo, nel frattempo, l’opportunità di nuovi di posti di lavoro di elevata qualità a vantaggio dell’economia europea.

Sebbene la direttiva sia il pezzo conclusivo del più esteso puzzle che è il “Pronti per il 55%”, questo non ne riduce la rilevanza. Contrastando il 36% delle emissioni di Co2 presenti in Europa, pone un pilastro decisamente indispensabile al Green Deal europeo. La norma mette quindi in evidenza come il Parlamento non cessa di supportare un Green Deal che consenta, in egual misura, ambizione ed equità.

Tuttavia, sarà adesso importante procedere al recepimento della direttiva da parte dei singoli Stati membri. Infatti, sulla base di uno studio condotto dalla Commissione, gli edifici dell’Unione europea, sono responsabili del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni climalteranti.

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Mi chiamo Luca Gigliuto e sono animato dalla straordinaria passione per il diritto, quest'ultimo inteso come occasione inestimabile di ricerca di giustizia e verità. Sono un legale e mi occupo, altresì, in qualità di docente di insegnamento, consapevole dell'importanza fondamentale di formare ed informare le persone con le quali ho costantemente il privilegio di poter interloquire, investendo, su quei valori alti del convivere umano e civile che, talora, la mediocrità di questo tempo sembra non considerare. Amo la scrittura che si traduce nella capacità di comunicazione e, a tal proposito, vanto collaborazioni con alcune tra le più prestigiose riviste giuridiche scientifiche online, come Diritto.it, Altalex e Quotidiano Legale. Sul piano professionale, inoltre, sono un amministratore condominiale, iscritto presso il registro nazionale Confedilizia, nonché mediatore civile e commerciale ed arbitro presso la Camera Arbitrale Internazionale. Mi nutre pure la passione per il sociale, la quale è coincisa con l'impegno personale nel mondo dell'associazionismo e in compagini politiche, sempre e comunque, a sostegno del bene comune come propria stella polare. Credere sempre, fermarsi mai.

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