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Intervista all’attore Nicola Costa “Il teatro è l’arte di essere grati ed è urgenza d’espressione”

Nicola Costa,attore e regista,  è impegnato per la nuova sessione di colloqui d’ammissione per il laboratorio teatrale permanente del Centro Studi Teatro e Legalità che dirige da anni. Siamo stati fortunati tra le pieghe dei suoi numerosi impegni per intervistarlo e capire meglio questa sua frenetica attività. Essendo questo corso a numero chiuso è possibile candidarsi fino al 30 settembre per procedere con i due step conoscitivi e motivazionali.

Per mesi Nicola ha avuto un appuntamento settimanale nella fascia oraria serale per approfondire i temi della società legati alla vita quotidiana. Il direttore artistico è divenuto un eccellente docente dotato di una grande formazione professionale maturata in lunghi anni in cui si è cimentato su tanti generi teatrali e adesso su argomenti di grande interesse sociale e civile, di grande attualità nella nostra contemporaneità. Infatti ha indirizzato gli spettacoli teatrali incentrandoli sulla lotta alla mafia, contro le violenze di genere, denunciando la tragedia umana dei flussi migratori, la criminalità e la corruzione

Il Centro Studi Teatro e Legalità progetta idee non lesinando critiche a coloro che impediscono il libero svolgimento del pensiero e non atteggiandosi a nessuna superiorità intellettuale raccontando le cose che accadono senza retorica ed enfasi.

Per fare parte di questo laboratorio non ci sono limiti d’età ma deve esserci una propensione per l’arte recitativa e se vi sono altre esperienze teatrali in tal senso meglio ancora. All’interno del laboratorio ci sono elementi che operano da anni, come dire  già “fidelizzati”, che rappresentano punti di riferimento per le new entry. Un gruppo eterogeneo di interpreti accumunati da linguaggi che racchiudono una vocazione alla teatralità espressa in forme originali e stimolanti, riflettendo sull’odierna realtà sociale.

Ho posto qualche domanda a Nicola Costa a cui ha risposto con prontezza e puntualità.

Una domanda banale. Come si diventa attore?

Studiando. Rubando da chi è più esperto e, soprattutto, cercando di recitare il meno possibile. La dimensione della verità è alla base di ogni processo rappresentativo.

Sei un’artista affermato nel panorama del teatro civile e di impegno. Come mai questa scelta?

Quando si parla di teatro di parola, sociale, di impegno civile o di denuncia, in realtà si sta provando ad etichettare qualcosa che etichettabile non è. L’arte, per sua stessa natura, è urgenza d’espressione e pertanto non predilige le etichette. La mia, in realtà, non è mai stata una scelta precisa, parlerei piuttosto di un’indole. Il teatro è lo strumento di cui dispongo per far sentire la mia voce, il mio pensiero, il mio disgusto, la mia disapprovazione ed è la sola arma di lotta che conosco e che utilizzo per rimanere libero di esprimermi, senza condizionamenti politici o di sistema.

Da quale esigenza nasce l’idea del Centro Studi e Legalità?

È un progetto artistico-culturale che insiste sul territorio catanese siciliano da un ventennio. L’urgenza che ho sentito, quando ho pensato di dar forma e luce a questo progetto, è stata quella di associare alla formazione di palcoscenico l’allestimento di spettacoli il cui focus è quasi sempre puntato su tematiche tragicamente attuali quali la lotta alla mafia, la violenza di genere, il dramma dei flussi migratori, la crisi della comunicazione e tanto altro.

Credo che il teatro sia uno strumento importantissimo in questo tempo sbandato. Per me è il mezzo, non il fine.

Quale insegnamento deriva da questa esperienza?

Tutto ciò che ho imparato dai maestri, dalla letteratura, dagli artisti più esperti e più saggi, ma anche dagli anni trascorsi a respirare la polvere dei palcoscenici è che l’arte, in ogni sua forma, è un dono meraviglioso. In realtà non appartiene al creativo, quanto alla comunità per mezzo del creativo stesso. Ogni idea, ogni intuizione, ogni espressione, dal momento che vengono concepite dalla disordinata inquietudine dell’artista, non appartengono più a quest’ultimo ma diventano di tutti coloro a cui l’artista si rivolge.

Negli spettacoli di Nicola Costa si sente l’eco del teatro di Pippo Fava.

È stato un uomo colto e coraggioso. In tal senso mi rivedo molto nel suo esempio, ma anche in Pasolini. Chi ha il coraggio di metterci la faccia ha sempre la mia stima artistica e personale.

Quali sono le tecniche di apprendimento che si impartiscono nella formazione teatrale artistica del Centro Studi ?

Lavoriamo molto su una didattica orientata al senso del vero, attraverso il gesto, il ritmo, il silenzio e la parola. Maschera, corpo, ricerca dell’intenzione attraverso la concentrazione e l’improvvisazione, massima cura dell’igiene vocale e delle fondamentali di dizione e fonetica, ma anche ricerca individuale finalizzata all’integrazione. Il gruppo è il protagonista, non esistono protagonisti e gregari. Esiste il gruppo.

Quanto è importante l’allestimento teatrale ?

È il tassello conclusivo di un percorso. Tuttavia non è fondamentale. Si va in scena solo se si è pronti e soprattutto se si hanno le idee chiare su cosa e perché rappresentarle. Non mi interessano le rappresentazioni fine a se stesse e detesto i saggi di fine anno poiché credo servano solo ad ingrassare il senso dell’ego di cui non sento alcun bisogno. Preferisco pensare al palcoscenico come un luogo sacro attraverso cui riflettere, emozionarsi ma anche far riflettere emozionando, non come un pascolo di maiali.

La collaborazione con magistrati quanta importanza riveste?

L’attenzione e la stima che ricevo da chi fa tutti i giorni un mestiere delicatissimo mi onora. Più di tutto mi fa piacere osservare che alcuni uomini dello stato, costantemente impegnati nella lotta alla mafia, riconoscano nel mio teatro l’importanza di un contributo.

L’anno scorso si è portato in scena lo spettacolo sulla commemorazione dei trent’anni delle stragi di via Capaci e via D’Amelio. Che sensazioni si provano ?

Un enorme senso di responsabilità e di gratitudine che, inevitabilmente genera emozione e riflessione. Il tempo non sbiadisce mai i buoni esempi. Credo molto nell’importanza della memoria. Agli allievi cerco di far percepire l’onere e l’onore della responsabilità che ci si assume quando si sceglie di affrontare e rappresentare storie autentiche che hanno cambiato il modo di vivere e di pensare di intere generazioni.

Quest’anno ci si sofferma sul tema de “Il Viaggio: storie dei migranti di ieri e di oggi” angosciante tragedia dell’umanità. Che significa questa proposta culturale ?

Il problema dei flussi migratori nasconde aspetti maldestri che determinano disagi macroscopici in tante comunità. Quanto accade nei nostri mari da oltre un ventennio non è più possibile trattarlo come mero fatto di cronaca. L’urgenza di rappresentare senza demagogia e senza retorica un tema delicatissimo e purtroppo sempre più tragicamente attuale non si discute. Il teatro contributivo si qualifica soprattutto nell’individuare e denunciare quanto di sommerso i governi ed i media tendono a celare rispetto a certe realtà e quella che riguarda l’immigrazione e gli interessi economici e politici che vi gravitano intorno è una di queste.

Che spettacoli recita al Teatro Stabile quest’anno l’attore Nicola Costa ?

Con la regia di Luca De Fusco, direttore dello stabile di Catania, riprenderemo in febbraio la tournée nazionale di “Come tu mi vuoi” di Pirandello; in novembre reciterò alla sala Verga “L’innocente” di G. D’Annunzio nell’ambito della programmazione dei pomeriggi letterari del TSC. A seguire tanti altri impegni nei teatri siciliani che hanno scelto di rappresentare i miei testi e che, ancora una volta, sento di ringraziare profondamente.

Una delle cose che mi ha insegnato il teatro è “l’arte di essere grati”… Perché è davvero un grande privilegio vivere, amare, donare e realizzare quello che senti vibrare dentro… E quando qualcuno, bontà sua, è disposto ad apprezzarlo allora mi emoziono davvero. E a volte mi chiedo come sia possibile… Ma poi faccio un bel respiro e dico a me stesso: avanti tutta, testa bassa e pedalare.

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Rosario Sorace, nasce a Giarre il 13 maggio 1958;nel 1972, a 14 anni, inizia un intenso impegno politico e sociale. A soli 25 anni diventa segretario regionale dei giovani socialisti in Sicilia e dopo due anni, nel 1985, viene eletto al Consiglio Comunale di Giarre. Successivamente, viene eletto al Consiglio Provinciale di Catania dove svolge la carica di Assessore allo Sviluppo Economico. Nel 1991 viene eletto Segretario della Federazione Provinciale del PSI di Catania. Nel contempo consegue la laurea in Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Catania in cui ha svolto il servizio in qualità di funzionario di Biblioteca del Dipartimento di Scienze Chimiche. È giornalista pubblicista dal 21 maggio 2021. Collabora dal 2018 con i giornali on line IENE SICULE, SIKELIAN, IL CORRIERE DI SICILIA, AVANTI LIVE e PRIMATV ON LINE. Direttore responsabile di CLESSIDRA2021 ,giornale fondato dallo stesso. È un grande di lettore di prosa e scrittore di poesie.

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