Una vita spezzata dalla spietata logica mafiosa

Avrebbe compiuto oggi i suoi 54 anni, un uomo, un padre di famiglia, un lavoratore che
desiderava di sognare, di dare un futuro ai suoi figli, una vita serena che è stata spezzata a soli
45 anni, da criminali senza scrupolo ma solo con la prepotenza di appropriarsi di un territorio
e gestirlo da anti-stato.
Aldo Navarria, che avrebbe dovuto rimanere al 41/Bis, denominato lo spazzino, perché era
capace di far sparire le vittime delle guerre di mafia che insaguinavano il territorio Etneo,
sodale e ai comandi di Giuseppe Pulvirenti detto ‘u Malpassotu, nel periodo di Pasqua del
2015, incredibilmente fuori dal carcere per cavilli e benefici e per le relazioni che
documentavano la sua redenzione, era riuscito a tornare in libertà e a per poter ancora
uccidere innocenti come
Renato Caponnetto, che risoluto e stanco dei suoi aguzzini, decise di interrompere senza
compromessi quello stato di prevaricazione;
non voleva sentire ragioni e gli disse in faccia “non mi sottoporrò mai più ai vostri ricatti”.
Questo gli costò la vita, ma in cuor suo sapeva che con la sua ribellione ci sarebbe stata una
svolta, un insegnamento a tutta la società civile che tenta giorno dopo giorno di gridare a tutti
che l’onestà deve prevalere su tutto e che la legge terrena sia commisurata e proporzionale a
ciò che si è subito.
La moglie, i figli, le sorelle i fratelli porgono gli auguri al proprio congiunto e auspicano una
svolta radicale al fenomeno. “Questo non deve più accadere”.