La Pasta di Semola ha virtù Afrodisiache?

Un Americano quarantenne, certo Gleen Cole, compariva negli anni cinquanta davanti a una corte di New York per rispondere di bigamia.
Al processo le sue due mogli dichiararono che il fedifrago consumava sei pasti al giorno, tre presso la prima e tre presso la seconda consorte.
“Non faceva altro che mangiare pastasciutta” rivelò la moglie numero due e il resto del tempo lo passava probabilmente a cambiare l’anello matrimoniale.
“Pastasciutta? “ ripete’ il giudice guardando l’imputato “ e siete così mingherlino? “.
“Vostro onore”, rispondeva il Cole “dovevo pur sostenermi”.
Il bigamo pronunciò questa frase senza una precisa convinzione, tanto per replicare, non accorgendosi di ribadire una verità molto antica; infatti, sin dalle epoche più remote vengono riconosciute ai prodotti della semola particolari virtù afrodisiache.
Una testimonianza di quanto sia vetusto tale riconoscimento ci viene data da un bassorilievo frigio, che mostra la Dea Cibele nell’atto di offrire ad Attis suo amante, allo scopo di propiziarselo, una scodella di semolino.
Una breve digressione per riferire una seconda notizia curiosa.
Il primo a catalogare le paste alimentari tra i cibi erotici fu il grande poeta inglese Byron.
Prendendo lo spunto da un concetto espresso da Terenzio ( “ Sine Cerere et Libero friget Venus”, senza Cerere e Bacco, Venere gela), egli enumera, nel suo Don Juan, gli elementi che più si confanno all’amatore: i Vermicelli, le uova, le ostriche, la marmellata, il vino.
A fugare eventuali dubbi, la parola i “vermicelli” è in italiano nel testo: “Ceres presents a plate of vermicelli”.
Due secoli dopo Byron, un altro poeta, il Siciliano Rosario Cunsolo Freni, cantava la pasta esaltandone la carica erotica.
La pasta è n’alimentu di valuri,
rinforza a tutti la panza e la schina
e a cu’ ni mancia di sira e matina
ci sciogghi ‘u sangu e ci dà cchiù viguri.
Apporta a tutti saluti e culuri,
pirchì ‘a simula so ci ha vitamina
ed è l’unica vera midicina
pi li spusati e pi cu’ fa l’amuri.
Siddu o sicilianu ci mancassi
la pasta di sta Sicilia divina,
certu e sicuru malatu cascassi
pirchì la pasta pi d’iddu è l’arduri,
la vita, la sustanza genuina,
ricca di preggiatissimi sapuri.
Queste curiosità riportate in questo articolo vengono da ricerche storiche e soprattutto da una stesura di Felice Cunsolo, primo di quattro fratelli, scrittore e giornalista Paternese.
Con orgoglio di appartenenza diretta, dono questo articolo a Clessidra 2021.