Ho un sogno di una scuola diversa

Questo Paese, il mio Paese, mi piace sempre meno.
Sembra di vivere in un ampio e diffuso processo di regressione antropologica e culturale, in un crescente analfabetismo di ritorno che colpisce numerosi settori della popolazione e, in larga parte, la sua classe dirigente.
E la scuola, purtroppo, rappresenta uno dei baricentri di tale regressione.
Essa, nel suo insieme, non è il motore di una formazione globale delle nuove generazioni.
Le politiche degli ultimi decenni ne hanno mortificato la funzione sociale.
Occorre progettare una scuola che aiuti ciascuno a scoprire la propria originale identità e vocazione, che ha valore solo se si definisce nella relazione con gli altri.
Una scuola che, come dice Gramsci, educhi a “conoscere se stessi attraverso gli altri e gli altri attraverso se stessi”.
Solo così si avrà “una coscienza critica superiore per la quale si riuscirà a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri doveri” e, aggiungo io, anche i propri diritti.
Al sapere scolastico va coniugata la capacità di empatia con gli allievi, indispensabile per la loro crescita globale.
Una scuola seria deve aiutare a scoprire un nuovo umanesimo.
Ma una scuola così il “sistema di potere” non la vuole, perché diventerebbe il motore del cambiamento.
Serve raddoppiare le risorse economiche, aggiornare di continuo i programmi e la classe docente incrementandone il numero, adeguare le strutture.
Serve una scuola-campus a tempo pieno.
In sintesi, la scuola italiana ha bisogno di una rivoluzione culturale.
Allora torno al mio sogno iniziale, che tale resterà: VORREI ESSERE MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE!
Ora ricomincia la scuola, con i problemi di sempre.
Grande è la responsabilità di noi adulti, in modo particolare di quanti hanno il dovere di renderla una vera comunità educante.
Anche dalla qualità del rapporto con i vostri insegnanti dipendono la vostra crescita e il vostro equilibrio umano e affettivo.
Purtroppo non tutte le relazioni umane sono gratificanti e non sempre rispondono alle nostre attese.
Ho insegnato per 20 anni e reputo tale esperienza tra le più belle della mia vita.
Care ragazze e cari ragazzi, vorrei dirvi molte cose, ma adesso una mi appare prioritaria:
ESERCITATE AL MASSIMO LO SPIRITO CRITICO.
Per fare ciò voglio mettevi in guardia dalla tentazione di costruirvi miti ed eroi.
I miti, di qualunque genere, si radicano nella nostra anima, ci possiedono e ci guidano in maniera irrazionale.
Talora sono idee semplici, comode, che non danno problemi, facilitano il giudizio e ci rassicurano.
Sono idee che eliminano ogni dubbio alla nostra visione del mondo, che tolgono l’inquietudine della domanda, che tranquillizzano la nostra coscienza.
I miti inducono al sonno della ragione, e non ci consentono di comprendere la complessità del mondo e suoi cambiamenti.
Dovete recuperare una presenza attiva nella realtà che vi circonda, e sottoporre a critica tutti i miti individuali e collettivi che possono offuscare la vostra mente.
Anche il culto degli eroi, altro aspetto del mito, è una tentazione da evitare.
Talora, specie da giovani, si sente il bisogno di avere un’autorità da ammirare, alla quale inchinarsi, dalla quale essere diretti senza metterla in discussione.
Anche l’eroe può essere sia individuale che di massa.
Nell’eroe possiamo ammirare la risolutezza del pensiero, la forza di volontà, l’impeto dell’azione, l’autonomia e l’indipendenza, le specifiche abilità.
L’ eroe viene ammirato a prescindere, in lui vi è cieca fiducia.
Può accadere, pertanto, che l’eroe accresca il proprio narcisismo e tratti come massa indistinta i suoi ammiratori.
Attenti, una persona che ha il culto degli eroi non crescerà mai!
E una società che ha il culto dei miti e degli eroi si espone al rischio della dittatura.
Care ragazze e cari ragazzi, anche quest’anno ho in programma di incontrarmi con voi nella vostra scuola, e, almeno per me, sarà entusiasmante.
Un abbraccio virtuale.