“L’atomica creata da Oppenheimer:l’inizio della fine”

“Prometeo rubò il fuoco agli dèi e lo diede agli uomini. Per questo, fu incatenato ad una roccia e torturato per l’eternità.”
È con queste parole, immerse in una nube di fuoco incandescente, che il famoso regista britannico Christopher Nolan dà inizio alla sua ultima produzione cinematografica Oppenheimer. Un film che, a seguito del grande riscontro ottenuto sin dalla pubblicazione del trailer, è diventato un chiaro esempio di blockbuster a livello mondiale.
Il titolo non inganna: tratta la storia del fisico J Robert Oppenheimer e di come egli abbia condotto la costruzione della più grande arma letale posseduta dall’uomo, la bomba atomica. Storia che non viene presentata al pubblico attraverso una semplice narrazione documentaristica ma bensì come un prodotto unico, generato dall’intreccio di conoscenze tecniche solide e di effetti speciali, che fa diventare protagonista lo spettatore, il quale non riesce a staccare gli occhi dallo schermo per l’intera durata di ben 3 ore.
È un film coinvolgente sotto diversi aspetti; da un lato apporta conoscenze storiche e scientifiche, dall’altro dà voce al tormento interiore di un fisico che, prima ancora di essere un “distruttore di mondi” è un uomo che lotta contro i suoi istinti e contro la sua morale che non manca d’occasione per mostrargli le atroci conseguenze di quello che ha creato.
La bravura del regista e le abilità interpretative dell’attore britannico Cillian Murphy, nei panni del protagonista, sono i giusti ingredienti per trasmettere tutto ciò, non solo verbalmente ma, in particolar modo, espressivamente: in poche parole, l’Oppenheimer filmico riesce a parlare semplicemente attraverso lo sguardo istaurando un legame umano e con il pubblico in sala.
La sua invenzione ha portato grandi cambiamenti nella storia dell’umanità. Così come Prometeo, Oppenheimer ha dotato gli uomini di un potere prima inimmaginabile dando loro un modo nuovo di distruggersi a vicenda e, non solo, di poter spazzare in un attimo il mondo in cui vivono.
E, proprio per il paragone con Prometeo, la consapevolezza di tale gesto rappresenta una tortura da subire in eterno, anche per chi la distruzione la mette in pratica.