Il libro di Marinella Fiume “La bambina di nome Etna”

Marinella Fiume, scrittrice prolifica e versatile, nota e apprezzata, tra l’altro, per il rigore della documentazione storica che sostiene tutti i suoi libri, questa volta si è cimentata con un tema impegnativo e insidioso: raccontare l’Etna ai ragazzi. Tra il rischio di finire nella divulgazione scientifica e quello di relegarsi nella fiaba o nella favola, Marinella Fiume si smarca con abilità creando un viaggio attorno e dentro la “Montagna sacra” dei siciliani e raccontando con maestria e semplicità quel che si vede e quel che non si vede, i miti e i racconti della tradizione, ma anche il presente e il futuro. L’illustratore, meglio dire l’artista, Alessandro Filetti accompagna la scrittrice con tavole illustrative che non solo descrivono ma completano il testo. Come i cantastorie di una volta, Marinella racconta indicando le scene dal cartellone realizzato da Alessandro.
Un botanico-genetista olandese di nome Jan, fuggito da giovane dal suo paese per evitare il servizio militare obbligatorio e stabilitosi alle pendici dell’Etna, in un’area che gli apparve come un paradiso in terra, racconta alla propria nipotina, che si chiama anche lei Etna, cosa il vulcano suo omonimo rappresenti dal punto di vista geologico e della biodiversità dell’area. Ma anche, cosa l’Etna significhi per l’anima dei residenti che, consapevoli o meno, tramandano e si confrontano con miti e leggende antiche, come quella di Polifemo e del suo folle amore per la ninfa Galatea, dei diavoli del Gebel (monte in arabo) che abitano dentro l’Etna, di re Artù ferito a morte e trasportato dentro il vulcano dalla fata Morgana e molti altri.

Questo il fil rouge che lega i capitoli del libro e che ha un fondo di realtà per essere veramente esistito il botanico olandese “renitente alla leva”, Jan Petiet, e per essere la sua nipotina Etna ormai una giovane ventenne che vive in Australia.Il libro di Marinella Fiume è una guida per chi non conosce l’Etna da vicino e per chi, vivendo troppo vicino alla “Montagna”, presume di conoscerla ma la guarda senza vederla. Basta seguire gli spunti che la scrittrice offre per avvicinarsi a una conoscenza più intima di questa forza della natura che può generare tragedie ma che dispensa opportunità di vita e sviluppo a chi non la sfidi ma la sappia rispettare. Un’Etna che atterra e affanna ma anche suscita e consola.