Le “geometrie variabili” della politica internazionale percepite in Italia

L’invasione russa dell’Ucraina ha segnato un momento di cesura per le politiche di sicurezza e difesa dei paesi europei. In un’ottica di medio-lungo periodo, il nuovo scenario pone importanti questioni per la sicurezza italiana: tra queste, lo spostamento dell’attenzione della Nato verso il fianco nord-orientale dell’Alleanza, le prospettive dell’integrazione europea a livello di politica estera e di sicurezza e difesa comune, le scelte di investimento del paese in ambito difesa, la necessità di gestire una potenza nucleare ostile e una prevedibile proliferazione degli armamenti e delle minacce non convenzionali.
Da queste sfide non è esente l’Italia, che dal 24 febbraio 2022 si è schierata con fermezza e senza ambiguità dalla parte di Kyiv, sostenendo politicamente, finanziariamente e militarmente il governo ucraino e svolgendo un ruolo proattivo nella definizione delle sanzioni contro Mosca. I governi italiani hanno agito di concerto con gli alleati in Europa e nell’ambito dell’Alleanza atlantica, confermando e anzi consolidando i tradizionali orientamenti strategici del nostro paese.
Le principali minacce per la sicurezza italiana, nel contesto attuale, sono quelle connesse alla guerra contro l’Ucraina e al pericolo di un possibile allargamento del conflitto in corso ai paesi Nato a collocarsi al primo posto per gravità percepita, seguito immediatamente da un eventuale conflitto nucleare tra Stati Uniti e Russia. Rimane anche la preoccupazione relativa la crescente instabilità nel Mediterraneo, tradizionale area di interesse strategico per l’Italia; decisamente meno gravi per la sicurezza nazionale vengono considerati i rischi legati a una possibile escalation militare nell’Indo-Pacifico.
Nel complesso, si conferma la percezione di uno scenario di “policrisi”, in cui è indispensabile approfondire le interconnessioni tra i diversi contesti regionali. In questa prospettiva, allo sguardo rivolto al conflitto in Ucraina si associa l’attenzione costante alle minacce che potrebbero materializzarsi in parallelo a Sud, nel Mediterraneo allargato. D’altro canto, la minor preoccupazione che si registra per gli sviluppi nell’Indo-Pacifico non deve portare a trascurare le ripercussioni che le tensioni tra Stati Uniti e Cina potrebbero avere nel medio e lungo periodo su scala globale, e quindi di riflesso – e probabilmente non solo – anche in Europa.
Sul piano delle interdipendenze economiche, il controllo preponderante della Cina su terre rare e materiali critici viene considerata una minaccia pressante, in misura maggiore rispetto alla dipendenza da forniture energetiche da paesi autoritari: un dato, quest’ultimo, che da un lato sembra un riconoscimento del successo delle politiche di diversificazione degli approvvigionamenti adottate dai governi italiani nell’ultimo anno, ma che dall’altro potrebbe invece celare una sottovalutazione dei pericoli collegati ai nuovi accordi di fornitura posti in essere con regimi, comunque autoritari, situati nell’area del Medio Oriente e del Nord Africa.
Tra le minacce di carattere globale, si colloca al primo posto l’emergenza climatica, mentre minor gravità viene assegnata alla regressione degli standard democratici a livello globale, alla crisi del multilateralismo e al collasso del sistema di controllo degli armamenti. Quest’ultimo, esprime un dato che suggerisce un’apparente contraddizione: alla gravità del conflitto in corso in Ucraina non sembra associarsi l’urgenza di rilanciare lo sforzo per minimizzare e contenere i rischi legati alla proliferazione degli armamenti, sebbene predomina piuttosto una percezione di scetticismo, o forse di fatalismo, in ordine alle prospettive di una ripresa del dialogo su questo dossier nel breve periodo.
Pertanto, sul piano strategico e delle priorità di sicurezza, è il conflitto in Ucraina a rilanciare con forza il ruolo della Nato a garanzia della sicurezza europea. Secondo gli esperti, infatti, il rafforzamento dell’Alleanza atlantica è la prima priorità per la sicurezza italiana nel contesto attuale; decisamente più distanziato il rafforzamento della politica di sicurezza e difesa comune europea. Il diverso peso attribuito alle due dimensioni è verosimilmente anche il portato della sempre maggior integrazione dei paesi Ue nella Nato: a seguito dell’ingresso della Finlandia (avvenuto il 4 aprile 2023) e di quello previsto della Svezia (atteso entro fine 2023) nell’Alleanza, il 96 per cento dei cittadini Ue sarà incluso sotto l’”ombrello” di protezione della Nato.
Significativamente, nella classifica delle priorità di sicurezza per ordine di importanza, al terzo posto si colloca l’incremento della spesa italiana nel comparto difesa, seguito dal potenziamento delle partnership industriali con gli alleati. L’avvio di un processo di mediazione e pacificazione nei fora multilaterali rispetto alla guerra in Ucraina è solo al quinto posto, mentre la riattivazione del dialogo in materia di non proliferazione e controllo degli armamenti, finisce addirittura, in fondo alla classifica delle opzioni proposte: dati che sembrano indicare l’aspettativa di un perdurare delle tensioni internazionali e una scarsa fiducia per l’avvenire.
Sulla base di questi scenari, le implicazioni che il conflitto in Ucraina continuerà ad avere per la sicurezza europea e italiana nei prossimi anni sono, a parere degli studiosi, molteplici, e su più livelli. Il rischio più immediato è quello di una “instabilità di lungo termine” in Europa, a cui si assocerebbe una perdurante percezione di insicurezza e una conseguente tendenza alla “militarizzazione della politica europea”, soprattutto a Est del continente. In via parallela, crescerebbe il rischio di “proliferazione” di minacce di vario genere: dalla possibilità che i paesi del fianco Est accarezzino l’idea di un “possibile programma nucleare” a livello nazionale, a quello di una diffusione incontrollata di “armi” e “criminalità” in tutta la regione interessata da tali accadimenti in costante evoluzione.