Un Paese senza…

Riaffiora nei miei ricordi letterari il titolo di un libro di Alberto Arbasino un “Paese senza” per indicare un’assenza, una mancanza , quasi ad auspicare una presenza qualcosa che elevi la dignità di una nazione ridotta al rango di nazione con segreti inconfessabili e misteri inaccessibili. Eppure a ragion veduta questo nostro amato Paese, splendido e ammirato nel mondo, da tutti apprezzato al punto che è banalità annoverare le nostre virtù. Mentre risulta che siamo campioni mondiali di bolsa retorica, di egocentrica autoesaltazione , al punto che la prima uscita di chi va al potere è sempre d’uso quello di decantare le nostre bellezze, i nostri primati per allontanare e rimuovere il marcio dove affondiamo. Vale la pena soffermarsi su un’assenza inveterata di giustizia e verità, dal campo sociale a quello giudiziario, anche per la nostra consolidata abitudine di non riuscire mai a fare i conti con il passato. Il (Bel) Paese appare spesso brutto sul piano etico e morale proprio per la manifesta sfrontata arroganza e l’assoluto cinismo con cui molti pensano di farla franca anche nel giudizio storico sempre e comunque, senza se e senza ma, al punto che nessuno è mai responsabile di niente e di nulla.

Nessuno ammette di avere commesso qualche piccolo errore, di avere macchie nere nella coscienza, non parliamo di colpe . Si fa di tutto per apporre veli, nascondere e dissimulare con l’aiuto di specialisti di ogni settore della comunicazione pubblica e privata. Ormai ci siamo stancati della solita tiritera della verità storica e quella giudiziaria che non corrispondono proprio perché sono su due piani diversi, eppure bisogna fare di tutto per cercare di conoscere come sono andate per fare sempre i conti con il nostro passato. Da Portella della Ginestra ai nostri giorni questo nostro Paese ha edificato il regime democratico su fatti e misfatti che si alternano e coincidono, siamo capaci solo di fornire mezze verità o incompleta giustizia, mi fa orrore e mi disgusta la solita frase fatta di chi ci comanda “è giusto per le vittime conoscere la verità”. Questo è un Paese in cui contemporaneamente un Presidente della Repubblica deve allontanare le ombre sulla figura del padre e allo stesso tempo non conosce ancora gli autori materiali dell’omicidio del fratello, in tal modo l’Italia è ai limiti del grottesco. Vi è un elenco infinito di fatti che non si sanno e non si dicono, depistaggi e insabbiamenti , deviazioni e devianze. basta solo questo per farci capire le tribolazioni che viviamo ciclicamente quando ci dicono “ presto si saprà la verità sul caso” o “siamo vicini per conoscere come sono andate”. Mai dire mai ,però ,dobbiamo attendere qualche squarcio di verità e giustizia solo dopo la morte di qualche potente. Intanto gli intellettuali in questo Paese, se ve ne sono, facciano la loro parte dimostrino il coraggio della libertà e denuncino i mali del nostro tempo.