Due spettacoli a Catania”Libere-Donne contro le mafie” per ricordare le stragi mafiose del 1992

Il 19 e il 20 luglio due spettacoli di grande interesse, spessore e impegno militante socio-culturale hanno animato le calde serate catanesi per ricordare le stragi mafiose del 1992 e rendere omaggio ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellinno e agli uomini e alle donne che persero la vita insieme a loro.
Mercoledì 19 al Castello Ursino nell’ambito del Catania Summer Fest 2023 è andato in scena lo spettacolo teatrale prodotto da Associazione Città Teatro, scritto e diretto da Cinzia Caminiti, con la collaborazione alla regia di Nicoletta Nicotra:
“Libere – Donne contro le mafie”
Nella sua razionale e insieme accorata introduzione l’avvocato Enzo Guarnera, da decenni sulle barricate dell’antimafia, in prima persona ( ha difeso 160 collaboratori di giustizia) e alla guida dell’associazione contro il racket, l’usura e la corruzione “Antimafia e legalità” che agisce attivamente nella provincia di Catania dal 2016, ha voluto sottolineare l’importanza di eventi come questo della Caminiti.
In un Paese e in una regione come la Sicilia, gravemente segnati da disoccupazione, criminalità minorile e analfabetismo, la corruzione e la mafia, multiforme e in continua evoluzione, hanno facile presa.
In tali condizioni di estrema marginalità si radica addirittura un’anticultura che non riconosce la criminalità ma anzi crea degli antivalori che giustificano e danno valenza a comportamenti a dir poco illeciti trasformando la delinquenza in “spirtizza” e il malvivente in “omu di panza, d’onore e di rispettu”.
Vivere in tale contesto, respirare questa ‘atmosfera’ minaccia gravemente, in particolare, la crescita civile dei giovani che si abituano fin dalla prima infanzia a ritenere tutto ciò ‘normale’ e consentito per ottenere con tutti i mezzi i propagandati, nuovi, status simbol e quant’altro.
Ed è proprio lì, in primo luogo nelle scuole che bisogna intervenire per innescare il cambiamento!
Su una scenografia minimalista composta da sedie e valige entrano quattro donne a lutto che si muovono come automi esprimendo disperazione e angoscia attraverso singoli monologhi.
Cinzia Caminiti insieme a Barbara Cracchiolo, Simona Gualtieri e Sabrina Tellico, hanno dato voce con grande strazio ma con altrettanta dignità alle donne (madri, vedove, fidanzate, sorelle) dimenticate vittime di quella mafia che ha cancellato le vite dei loro cari.

Sono loro che, con coraggio, hanno puntato il dito accusatorio contro questo mostro crudele e fagocitante che ha funestato le loro vite.
Francesca Serio madre di Salvatore Carnevale, Silvana Musanti vedova Basile, Concetta Gravina sorella di Graziella Campagna, Daniela Ficarra fidanzata di Enzo Brusca, Rosaria Costa vedova Schifani, Piera Aiello e Rita Atria, Felicia Bartolotta Impastato, Michela Buscemi: queste le ‘donne libere’ che si sono dedicate alla lotta antimafia, e che con ininterrotte e pressanti narrazioni trasmettono il loro messaggio alle nuove generazioni, sperando di favorire quella memoria collettiva necessaria al cambiamento.
“Abbiamo sempre pensato – spiega Cinzia Caminiti – che l’argomento sia stato trattato solo da un punto di vista maschile laddove, invece, il prezzo più alto, in fatto di mafia lo hanno pagato le donne con il loro dolore. Donne che dopo un dolore infinito e mai risolto, decidono di farne una bandiera… Ognuna di loro è un simbolo, una donna soldato che ha visto in faccia il nemico, ne ha conosciuto l’orrore e dentro di sé lo ha sconfitto. Ognuna di loro è così liberata e libera… Siamo convinte che il Teatro sia un mezzo efficace per fare cultura e spesso cultura “anti”… Riteniamo di dovere arrivare al cuore e alla pancia di chi lo recepisce”.
Così le vicende di queste dieci donne, diventate loro malgrado un simbolo, prendono vita – come in una tragedia sofoclea – attraverso la scrittura cruda, raffinata e tutta al femminile della Caminiti e la recitazione professionale, accorata e penetrante delle sue compagne.
“Questo è un tempo nuovo e la vita deve vincere la morte!”
Diverso ma altrettanto interessante il reading “Antimafia? Si grazie” di Antonio Caruso del 19 e del 20 luglio con le voci recitanti dello stesso autore, di Donatella Marù, Pietro Barbagallo e Marilena Spartà.
In un luogo speciale, il “Giardino di Scidà” – un bene confiscato alla mafia divenuto la sede de ‘I Siciliani’- il Centro Culturale e Teatrale Magma, diretto da Salvo Nicotra ha proposto la lettura recitata di tre atti unici: “La Motivazione”, “Antimafia? Si, grazie, due zollette”, “Lontano le urla”.
I testi risalgono a trent’anni fa, e sono stati presentati in diverse scuole, ma risultano estremamente attuali e provocatori.
Ne “La Motivazione” l’imputato di un processo spiega in maniera convincente il perché del suo essere mafioso di fronte ad un PM pieno di ideali che gli si contrappone con la limpidezza della sua vita e la purezza delle mete cui aspira.
A disputa conclusa la giuria si ritira per il verdetto…ma non rientrerà in aula e non emetterà la sentenza provocando l’amara delusione del magistrato che simbolicamente abbandona la toga.
“La Motivazione -dichiara l’autore- debuttò trent’anni fa con un senso di delusione mista a rabbia, ma con la voglia di incidere nel tessuto sociale e l’obiettivo di fare della provocazione uno strumento per far emergere delle domande necessarie per la società civile…la sgradevole sensazione è che non sia cambiato molto…il fatto di aver cambiato il modus operandi rende la mafia più pericolosa perché meno plateale ma altresì più connessa, più collegata ai sistemi de potere…Siamo ancora pronti a provocare il pubblico per stimolare quelle domande a cui trent’anni fa non si è riusciti a dare risposte esaustive”.
“Ho ricevuto un pugno nello stomaco -commentò il giudice Caselli alla fine di una delle rappresentazioni- sono state provocazioni intellettualmente fortissime…”
Il secondo pezzo (“Antimafia? Si grazie, due zollette”) si svolge in un salotto piccolo borghese, che dovrebbe occuparsi di antimafia, dove si esamina l’accettazione di una nuova socia. Tra sciocche battute, inutili quesiti, deliranti risposte e ilarità strappa-risate emerge l’insignificante superficialità di un impegno di facciata, di una ‘politichetta da salotto’, di uno scampolo di società (ahimè) al femminile ignorante e vacua.
“Lontano le urla”, infine, è un lungo monologo di un personaggio a primo acchito non identificato che esprime la sua profonda e disperata delusione nei confronti degli uomini e delle loro azioni.
Concludendo dichiara di voler abbandonare l’umanità al proprio destino restando impassibile ad osservare dall’alto. Rivelerà all’epilogo di essere: la GIUSTIZIA!
“Alla fine di questa rappresentazione – rivela Antonio Caruso – il giudice Carlo Palermo, che nel 1985 era scampato all’attentato di Pizzolungo, rimase molto colpito dal monologo della Giustizia tanto da chiederne una copia. All’epoca l’unica copia era il mio manoscritto; ma riuscii a fare una fotocopia del testo e a consegnarlo al magistrato”.
Due spettacoli diversi nel contenuto, nell’impostazione e nella realizzazione ma entrambi di grande impatto e significato: la volontà nonostante tutto e tutti di continuare a provocare, a porre domande, a denunciare, a non restare passivi ma agire, ognuno a proprio modo, nella speranza che le nuove generazioni, soprattutto, reagiscano per iniziare a scalfire questo muro secolare!
Virtus omnia vincit? Per aspera ad astra? Habent sidera fata…
A trentuno anni dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio è necessario riflettere sul modo in cui la mafia si è evoluta nel corso del tempo e su come evitare che tali atrocità non si verifichino più nel futuro. Una possibile prospettiva è la consolidazione di una memoria collettiva riguardo queste stragi e le loro vittime in modo da innescare un cambiamento culturale che possa rimuovere alcun tipo di legittimità ad ogni fenomeno mafioso.

Libere – Donne contro la mafie – – affronta proprio questi temi.
Lo spettacolo – in scena il 19 luglio scorso al Castello Ursino – racconta le storie di alcune donne le cui vite sono state irrimediabilmente cambiate dalla mafia.
Donne che hanno avuto il coraggio e l’integrità di opporsi all’illegalità e di lottare per un mondo più giusto. A rappresentarle, oltre all’autrice Cinzia Caminiti, sono
Oltretutto, in quanto donne all’interno di una società fortemente patriarcale, hanno dovuto subire anche delle discriminazioni relative al loro genere di appartenenza, le cui conseguenze sono evidenti tutt’oggi, a partire dal fatto che molte delle loro storie sono ancora poco conosciute.
Uno spettacolo sulla forza delle donne, venuto su da una sensibilità tutta femminile e per questo nonostante il tema trattato, leggero, poetico, potente e immediato, forte e commovente. Si chiama Libere – donne contro la mafia ed è la pièce scritta e diretta dall’attrice catanese Cinzia Caminiti che porta in scena la forza che madri, mogli, sorelle, fidanzate di morti ammazzati dalla mafia traggono dal dolore. Lo spettacolo, interpretato oltre che dalla stessa Caminiti, da Barbara Cracchiolo, Simona Gualtieri, Sabrina Tellico partendo dal basso, dalla cronaca, dal racconto di alcune vite semplici diventate loro malgrado eccezionali e in particolare quella di dieci donne che hanno combattuto la mafia, ognuna modo proprio”.
ad essere protagoniste sono le donne che, con il loro dolore, infinito e mai risolto, hanno pagato e ancora spesso pagano il prezzo più alto. Sono loro a fornire le proprie testimonianze ai ragazzi perché ognuna è un simbolo. Ciascuna è un soldato che ha visto in faccia il nemico, ne ha conosciuto l’orrore e dentro di sé lo ha sconfitto. Ognuna di loro è così liberata e libera.
Sono proprio le donne libere, che si dedicano alla lotta antimafia, a diventare attiviste e parlare alle altre donne e alle nuove generazioni. Il loro apporto, nella vita di tutti i giorni, diventa fondamentale nella società, per accedere a un degno futuro.
Il teatro è sempre un efficace mezzo, utile a fare cultura e spesso “anti-cultura”, allo scopo di mettere al centro l’impegno e l’attivismo di associazioni quali Schizzi d’Arte. La messa in scena, che ha avuto come protagonisti Cinzia Caminiti, Barbara Cracchiolo, Sabrina Tellico e Simona Gualtieri, con la regia e la sceneggiatura di Cinzia Caminiti e i costumi di Simona Gualtieri,.
L’obiettivo principale, che costituisce anche il motivo della scelta di uno spettacolo impegnativo e al tempo stesso affascinante, è senza dubbio quello di arrivare al cuore e alla pancia di chi lo recepisce partendo dal basso, dalla cronaca, dal racconto di alcune vite semplici diventate loro malgrado eccezionali.
Protagoniste dieci donne che la mafia la hanno, ognuna a modo proprio, combattuta. “Libere” è uno spettacolo sulla forza femminile. Uno spettacolo d’intenti comuni. Utile al singolo e alla collettività. Una rappresentazione, venuta su da una sensibilità tutta femminile e per questo, nonostante il tema trattato, leggera e poetica. Potente e immediato. Forte e commovente. Dare voce e corpo a queste donne è stato per le protagoniste emozionante, intenso e necessario. Queste madri, mogli, sorelle, figlie continueranno per sempre a stare addosso alle artiste che con maestria si sono dedicate alla messa in scena di quest’opera.
Preziosissima la collaborazione di donne quali Francesca Serio, madre di Salvatore Carnevale, Silvana Musanti, vedova Basile, Concetta Gravina, sorella di Graziella Campagna, Daniela Ficarra, fidanzata di Enzo Brusca (Di Matteo), Rosaria Costa, vedova Schifani, Piera Aiello e Rita Atria, Felicia Bartolotta Impastato, Michela Buscemi, che hanno vissuto sulla propria pelle il contatto con ambienti legati alla mafia e alla criminalità organizzata o a quante si sono, invece, distinte per il proprio senso di dovere nel rispetto della giustizia e delle leggi della Costituzione.
Non si finisce mai di imparare, soprattutto su un tema così delicato come la mafia, in quel processo continuo del “Never Ending Learning” che accomuna docenti e alunni e che si estende poi alle relative famiglie; ecco perché la scuola come istituzione ha l’obbligo di garantire un processo di formazione ad ampio spettro, al fine di non spegnere mai i riflettori su una realtà cruda e violenta, ma a talvolta tristemente vicina a ognuno di noi.
Donne che dopo un dolore infinito e mai risolto, decidono di farne una bandiera. Ognuna di loro ha una formula antimafia, ognuna di loro la dichiara, ne fa partecipi gli altri, ognuna di loro porta la propria testimonianza, nelle scuole, nelle comunità, scrive libri, poesie, apre case e ne fa musei, fonda associazioni, diventa parlamentare. Ognuna di loro è un simbolo. Ognuna è un soldato che ha visto in faccia il nemico, ne ha conosciuto l’orrore e dentro di sé lo ha sconfitto. Ognuna di loro è così liberata e libera. Ed è da donne libere che si dedicano alla lotta antimafia, diventano attiviste e parlano alle altre donne e alle nuove generazioni. Il loro apporto, nella vita di tutti i giorni, diventa fondamentale nella società, per accedere a un degno futuro.
“Siamo convinte – dicono le artiste – che il il teatro sia un efficace mezzo utile a fare cultura e spesso cultura ‘anti’. È il caso di questa messinscena, diventata per noi anche impegno e vero e proprio attivismo. Riteniamo di dovere arrivare al cuore e alla pancia di chi lo recepisce partendo dal basso, dalla cronaca, dal racconto di alcune vite semplici diventate loro malgrado eccezionali ed in particolare quella di dieci donne che la mafia la hanno, ognuno a modo proprio, combattuta. “Libere” è uno spettacolo sulla forza femminile. Uno spettacolo d’intenti comuni. Utile al singolo e al plurale. Uno spettacolo venuto su da una sensibilità tutta femminile e per questo nonostante il tema trattato, leggero e poetico. Potente e immediato. Forte e commovente. Dare voce e corpo a queste donne è stato emozionante, intenso e necessario. Esse queste madri, mogli, sorelle, figlie continueranno per sempre a starci addosso: ne siamo certe, come donne e come artiste”.
Lo spettacolo è realizzato grazie a Francesca Serio madre di Salvatore Carnevale, Silvana Musanti vedova Basile, Concetta Gravina sorella di Graziella Campagna, Daniela Ficarra fidanzata di Enzo Brusca (Di Matteo), Rosaria Costa vedova Schifani, Piera Aiello e Rita Atria, Felicia Bartolotta Impastato, Michela Buscemi. Raccontare le loro storie serve. Bisogna avere fiducia.
La rappresentazione è suddivisa in più monologhi, ognuno dedicato alla figura specifica di una donna che ha resistito al potere coercitivo della mafia. La prima donna a raccontare la sua storia è Francesca Serio, attivista e madre del sindacalista socialista Salvatore Carnevale, ucciso dalla mafia il 16 maggio del 1955. A partire da questo tragico evento, Francesca Serio, ha portato avanti un’instancabile battaglia giuridica conclusa con la condanna all’ergastolo dei quattro imputati, successivamente assolti al processo d’Appello e in Cassazione.
Lo spettacolo prosegue con il racconto del momento terribile in cui Rosaria Costa scopre l’attentato di Capaci in cui ha perso la vita suo marito Vito Schifani, membro della scorta di Giovanni Falcone. Tra le altre donne le cui storie vengono narrate quelle di Silvana Musanti (vedova Basile), Concetta Gravina (sorella di Graziella Campagna), Daniela Ficarra (fidanzata di Enzo Brusca), Piera Aiello, Rita Atria, Felicia Bartolotta Impastato e Michela Buscemi.
La scenografia si limita solamente in qualche sgabello e quattro valigie che rappresentano le storie delle protagoniste. A dare vita al palcoscenico sono le attrici, attraverso la mimica dei loro corpi e i costumi da Ina Costa: mentre una di loro recita il proprio monologo, le altre ne enfatizzano il significato emotivo tramite gesti, parole e canto.
L’uso delle luci è anch’esso funzionale a potenziare l’emotività e il lirismo di certi momenti più patetici, alcuni dei quali direttamente rivolti al pubblico, quasi con l’intenzione di smuoverne la coscienza.
L’importanza di uno spettacolo come “Libere-Donne contro la mafie” si riscontra soprattutto nella partecipazione del pubblico nell’introduzione allo spettacolo e nel dibattito finale a cui hanno preso parte Enzo Guarnera, presidente dell’Associazione Antimafia e Legalità, e, inoltre, Federica Barone e Francesco Scornavacca della Cooperativa Prospettiva.