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Sebastiano Ardita: “Pensare di abolire il concorso esterno sarebbe un atto sconsiderato sul piano politico-criminale ma anche su quello giuridico”

Ci sono magistrati che hanno il coraggio di parlare e non nascondersi dietro comodi e confortevoli ruoli istituzionali. E’ proprio il caso di Sebastiano Ardita , ex componente del Csm, oggi Procuratore aggiunto a Catania , il quale prende posizione con estrema chiarezza sull’idea peregrina e sconcertante di  abolire o modificare il reato di concorso esterno alla mafia . E Ardita non usa giri di parole affermando che “Oggi la mafia è il concorso esterno. La mafia è il rapporto tra la grande criminalità e i poteri e le istituzioni, senza questo rapporto la criminalità non sarebbe mafia”. “Un tempo questo legame di fondava su ricatti su minacce o improbabili favori che i capi di cosa nostra riservavano al potere. Oggi è mediato-continua Ardita-da soggetti esterni. Ecco perché non si possono ignorare ed hanno ragione i giovani che gridano fuori la mafia dallo Stato. Questa dovrebbe essere la parola d’ordine della lotta alla mafia. Eppure quei ragazzi sono stati fermati coi manganelli. Che è esattamente ciò che è accaduto ai ragazzi del fronte della gioventù il 12 settembre 1982 nella prima grande manifestazione antimafia avvenuta dopo 9 giorni  dall’omicidio del generale Dalla Chiesa”. Queste prese di posizioni del magistrato sono state formulate nel corso di un convegno a Palermo .“Senza il concorso esterno sarebbe impossibile fronteggiare l’assalto di cosa nostra all’economia, alla finanza e alle risorse pubbliche,- ha detto il magistrato- per impedire che la mafia compia l’ultimo passo e si trasformi in potere finanziario per condizionare la democrazia”

Pensare di abolire il concorso esterno sarebbe un atto sconsiderato sul piano politico-criminale – ho spiegato perché – ma anche su quello giuridico: significherebbe la violazione del funzionamento del concorso di persone nei reati. Dovrebbe abolirsi il concorso del mandante nell’omicidio, quello del basista e del palo nella rapina” ha chiarito in modo lucido ed efficace  Sebastiano Ardita

 “Si sente dire che il concorso esterno condiziona la classe  dirigente- ha concluso Ardita-. Io vi dico che una classe dirigente che sta lontano dalla  mafia e dai facili guadagni -una classe dirigente non ricattabile, per usare una espressione di moda – non ha nessuna ragione di temere il concorso esterno”.

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