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La crisi della domanda interna nell’economie avanzate

Spesso in economia si registrano le spirali recessive che determinano malesseri sociali dai caratteri più o meno drammatici. Innanzitutto si registra un crollo dell’attività produttiva con una riduzione dei consumi e degli investimenti. Poi si assiste ,nonostante non aumentino i salari, ad una disoccupazione crescente con una finanza pubblica sempre in sofferenza anche se aumentano le imposte. Questo non significa che il saldo della bilancia commerciale con l’estero sia negativo. La contrazione della domanda interna rappresenta spesso un aspetto della crisi produttiva che vede l’importazione  di beni dall’estero rispetto a quelli del sistema industriale italiano. La crisi sociale italiana è anche di natura fiscale poiché le entrate non aumentano e anche gli incassi dell’Iva non subiscono aumenti e sono spesso fluttuanti.

Generalmente questi  dati  particolarmente sconfortanti costituiscono un indizio di una progressiva caduta della domanda che diventa persino d’intensità superiore indicata anche dall’Istat e  tenuto conto che ci si sarebbe potuto attendere una crescita del gettito fiscale per effetto dell’inflazione  che ha raggiunto un certo con i prezzi che  sono saliti oltre il 3% e con l’aumento del carico fiscale con l’innalzamento dal 20 al 21% dell’aliquota base.

Da anni si assiste nel nostro Paese ad un processo di avvitamento rappresentato dall’aumento della pressione fiscale e contraddistinti dalla contrazione della domanda e del reddito, alla caduta del gettito fiscale che abbastanza evidente e che determina nei mercati finanziari effetti più che negativi proprio su quel fantasma che aleggia nell’Europa, lo spread dei titoli di debito italiano ,rispetto a quelli tedeschi  che si fa sentire e che non tarda a produrre un impazzimento nel mercato dei titoli di Stato.

Gli economisti sanno bene che la caduta della domanda è infatti il riflesso di pesanti decurtazioni dei redditi delle famiglie derivante dall’aumento delle imposte e dagli effetti delle riforma pensionistiche nonché del grado di precarietà che ormai appare l’elemento caratterizzante del  mercato del lavoro. In realtà le manovre fiscali tendono ad effettuare alleggerimenti sulle imposte e sul reddito delle imprese, mentre nessuno pensa a incidere sugli stipendi e bonus dei supermanager, oppure ancora oggi nonostante il gran parlare non si interviene sui  costi della politica. Mentre probabilmente sarebbe opportuna la reintroduzione dell’imposta di successione e un aumento della tassazione sui capitali scudati che oggi è davvero lieve.
Le travolgenti trasformazioni economiche e sociali  rappresentano fattori che non sono facilmente governabili ,oggi ancora più gravi dalle drammatiche criticità derivanti  dalla pandemia e dalla guerra, sembra che posso rinascere l’Europa della solidarietà che eviti lo spettro della disgregazione e dei fallimenti a catena. Tale crisi richiedono risposte di alto profilo sul processo di produzione e distribuzione delle ore lavorate e del reddito, sul ruolo della finanza nel riallocare le risorse nel tempo e tra settori, aree, persone. E non sempre i governi riescono a sviluppare azioni e provvedimenti adeguati per mancanza di coraggio e lungimiranza. Bisogna riflettere sulla funzione sociale del mercato e sul ruolo dello Stato in un mondo in cui lo sviluppo delle forze produttive rende potenzialmente sovrabbondante la disponibilità di ogni bene rispetto ai bisogni individuali. Si pone nuovamente all’attenzione la necessità di conciliare il valore dell’ intoccabilità  della proprietà individuale con il più alto valore del benessere di una collettività di persone.

Un tema tipico del capitalismo è quello della “povertà nell’abbondanza” deriva dall’aspetto sempre più finanziario del capitalismo e che può essere risolto solo utilizzando sapientemente le teorie keynesiane che consistono nello sbarazzarsi dei surplus dell’abbondanza. Occorre redistribuire in fretta ciò che deriva dal crescere dell’abbondanza potenziale e farlo affinché i frutti giungano alla gran massa dei consumatori. Non deve mancare mai l’intelligenza nella gestione delle società avanzate e si deve operare sorretti dal senso di giustizia sociale ed equità.

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Marco Maria Patti "Commercialista e Revisore Legale" sin dal '91 esercita la professione, ha svolto diversi incarichi nell'ambito Giudiziale quale Consulente del Giudice presso il Tribunale di Catania e prestigiosi incarichi nel controllo Legale di Enti Pubblici e Partecipate. E' stato membro della Commissione Giudiziale dell'Ordine dei Dottori Commercialisti ed esperti contabili di Catania, oggi è membro della Commissione Enti pubblici e Partecipate dell'Ordine dei Dottori Commercialisti ed esperti contabili di Catania. E' membro della Commissione Nazionale CTU Civili e Penali del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed esperti contabili in Roma. Nella vita si è occupato di attività Sociale ed è presidente della Associazione Circoli di Critica Sociale, rivolta anche alla Ricerca ed è Presidente dell'Associazione Uniquique Suum. Negli anni ha rivolto i suoi studi alla ricerca del Vero, in particolar modo avviandosi nello studio dei tre pilastri della Forza, Bellezza e Sapienza cercando analogie nella cultura Abramitica del periodo che si collega alla Guerra contro i Re ed alla prefigurazione di Melchisedec.
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