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Calogero Zucchetto, un grande poliziotto ucciso dai mafiosi

Calogero Zucchetto era un poliziotto davvero in gamba e si occupava della ricerca di latitanti. Era stato uno dei più validi collaboratori del commissario Ninnì Cassarà nella redazione del “Rapporto Greco Michele +161”, in ci era analizzato l’assetto organizzativo e militare di  cosa nostra dopo l’inizio della guerra di mafia del 1981.
Il rapporto descrisse con precisione minuziosa dal punto di vista investigativo il contesto della guerra di mafia iniziata nel 1981, dei nuovi organigrammi delle cosche, indicando in particolare l’ascesa del clan dei corleonesi di Leggio, Riina e Provenzano. Il poliziotto riuscì ad avere contatti anche con il pentito Totuccio Contorno che fece delle confidenze assai importanti per la redazione del medesimo rapporto dei 162. Zucchetto accompagnava spesso il commissario Cassarà con un motorino per i vicoli di Palermo e in particolare nella borgata periferica di Ciaculli, che conosceva assai bene, a caccia di ricercati. Proprio in uno di questi giri con Cassarà incrociò due killer al servizio dei corleonesi, Pino Greco detto “scarpuzzedda” e Mario Prestifilippo, che aveva avuto modo di frequentare quando costoro non erano mafiosi. I due criminali naturalmente lo riconobbero e non si fecero catturare. Nel novembre del 1982, dopo aver effettuato una serie di appostamenti, tra gli agrumeti di Ciaculli riuscì ad individuare anche il latitante Salvatore Montalto, boss di Villabate, ma essendo da solo e non avendo mezzi per arrestarlo rinunciò alla cattura, che poi avvenne il 7 novembre con un blitz . La vita del giovane poliziotto era segnata e la sera di domenica 14 novembre 1982, all’uscita dal bar “Collica” in via Notarbartolo, una via del centro di Palermo, fu ucciso con cinque colpi di pistola alla testa che furono sparati da due killer in sella a una moto.

Gli autori del delitto vennero individuati e furono proprio  i due  ,Prestifilippo e  Greco, che Calogero aveva incrociato in motorino qualche tempo prima. I mandanti furono, comunque, ad alto livello e, infatti, in seguito furono condannati i componenti della “cupola mafiosa” di “Cosa Nostra”, Totò Riina, Bernardo Provenzano, Raffaele Ganci e altri. Il giovane poliziotto ottenne, come tanti altri martiri della lotta alla criminalità mafiosa, un Medaglia d’Oro al valor civile, in cui nelle motivazioni viene contenuto il senso della sua breve vita che fu sacrificata nell’impegno contro l’illegalità mafiosa: “Mentre conduceva una delicata operazione investigativa al fine della ricerca e della cattura di pericolosi latitanti, nel quadro della lotta alla criminalità organizzata, in un vile e proditorio agguato tesogli da ignoti criminali, veniva fatto segno a numerosi colpi mortali di arma da fuoco immolando, così, la giovane vita ai più alti ideali al servizio delle Istituzioni”. Calogero aveva solo 27 anni quando venne ucciso.

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Rosario Sorace, nasce a Giarre il 13 maggio 1958;nel 1972, a 14 anni, inizia un intenso impegno politico e sociale. A soli 25 anni diventa segretario regionale dei giovani socialisti in Sicilia e dopo due anni, nel 1985, viene eletto al Consiglio Comunale di Giarre. Successivamente, viene eletto al Consiglio Provinciale di Catania dove svolge la carica di Assessore allo Sviluppo Economico. Nel 1991 viene eletto Segretario della Federazione Provinciale del PSI di Catania. Nel contempo consegue la laurea in Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Catania in cui oggi svolge il servizio in qualità di funzionario di Biblioteca del Dipartimento di Scienze Chimiche. È giornalista pubblicista. Collabora dal 2018 con i giornali on line IENE SICULE, SIKELIAN, IL CORRIERE DI SICILIA e AVANTI LIVE. È un grande di lettore di prosa e scrittore di poesie.

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