La crisi del welfare e vincoli comunitari dell’Europa

Nonostante la nuova globalizzazione abbia stravolto gli equilibri del welfare ancora oggi Stato sociale assume sempre un ruolo di primo piano nelle politiche di redistribuzione e di regolazione fiscale.
Abbiamo purtroppo avuto in questi anni la riduzione dei costi della manodopera tramite investimenti che hanno delocalizzato le imprese verso aree del pianeta ancora in via di sviluppo e si è avuto un nuovo scenario con una divisione internazionale del lavoro segnata da un lento declino di settori produttivi nelle industrie dei Paesi occidentali a capitalismo avanzato. L’inesorabile processo ha modificato in profondità l’ordine sociale e la “sinistra” è entrata in crisi poiché su questo “paesaggio” aveva edificato le sue fortune e l’identità ideologica. In realtà la classe operaia non è finita anzi si è sviluppata in modo poderoso su scala globale con un aumento in Paesi dove non esistono tradizioni democratiche e non si rispettano i diritti sociali come quelli che abbiamo conosciuto nella storia dell’Occidente.
Proprio qui sta un paradosso del nodo fondamentale della sfida tra capitalismo e democrazia nel nuovo mondo globalizzato.
Il capitalismo nei Paesi democratici era stato teorizzato perennemente costretto a fare i conti con la conflittualità operaia e,invece, con la crescita della globalizzazione vi sono Paesi di tradizioni e culture politiche che hanno seguito tappe diverse facendo a meno delle tutele del lavoro e aumentando i profitti dei capitani d’industria. Si è dibattuto a lungo sia in Europa che negli Stati Uniti del nuovo ordine del “tardo capitalismo” in cui la conflittualità sono prevalentemente alimentate dagli studenti, dai nuovi movimenti sociali “no global”, dalle correnti radicali dell’ambientalismo e del femminismo e sempre meno dagli operai ridotti in termini di manodopera e combattività.
In tal modo il neoliberismo presenta una versione efficiente e funzionale del capitalismo che non accetta deroghe e limiti al suo agire nel mercato creando un sistema economico basato su bassi salari e potenti ritmi produttivi.
In primi il crollo del regime comunista sovietico e dei Paesi dell’Est europeo è stato il banco di prova di questo nuovo approccio e di questo enorme mondi di consumatori “affamati” di prodotti occidentali che non aspiravano altro che ad un’economia di mercato.
Occorreva sviluppare in questi Paesi modelli ideal-tipici anglosassoni con una politica che deregolamentasse e destrutturasse. In special modo la riunificazione delle due Germanie è stato un paradigma dominante nel continente, legato allo sviluppo portentoso di un sistema industriale manifatturiero e di relazioni industriali cogestite in cui Stato e sindacati istituzionalizzati uniti dal modello renano giocavano un ruolo importante nella concertazione.
Alla fine degli anni novanta poco prima del 2000 sorgeva un movimento altermondialista di Seattle, con gli anni Duemila prende avvio il progetto europeo con l’euro e l’unione monetaria senza però la creazione di una democrazia sovranazionale che diviene sempre più una probabilità a futura memoria.
Si mostra evidente un percorso che ha visto nascere numerose criticità con Stati caratterizzati da strutture economiche e pesi politici diversi, nonché con numerose lacune evidenti nell’architettura istituzionale. Abbiamo, quindi, lo scoppio della bolla finanziaria americana del 2008 e le disfunzioni si sono ampliate e acuite facendo emergere progressivamente frizioni e conflitti tra competenze delle istituzioni europee e la responsabilità finanziaria dei singoli governi nazionali, aggravate anche da problematiche esplosive quali quelli dell’immigrazione e della sicurezza.
I vincoli di bilancio europei sono uno strumento politico per legittimare le politiche di austerity a favore degli attuali attori dominanti in Europa e tutto si concentrava alla crisi del debito degli Stati sovrani, colpendo in particolare le economie del Mediterraneo (Grecia,Spagna e dietro le quinte l’Italia). Il quadro era questo sino alla scoppio della pandemia e della guerra in Ucraina,oggi tutto sembra cambiato, però attenzione sta ritornando di attualità la logica dei vincoli comunitari neanche rivisti bensì solo riaffermati sic et simpliciter .