Costituzione ed ambiente,cambiamenti climatici e società civile

Tra i principi fondamentali uno di quelli che, probabilmente, nella prassi, è meno ricordato si inquadra nell’art. 9 della nostra Costituzione. La norma pone espresso riferimento alla tutela del paesaggio, del patrimonio storico e artistico della Nazione, esaltando la straordinaria lungimiranza dei Padri, i quali, non ebbero a tardare nel confermare la centralità che riveste la cura paesaggistica come “spazio dedicato” nel quale si inserisce pienamente la comunità, e le relative attività quotidiane riconducibili al dinamismo di quest’ultima.
Sulla scia di quanto osservato e, soprattutto, alla luce degli ultimi avvenimenti accaduti in Emilia-Romagna, ritorna con decisione il tema che riguarda la salvaguardia del paesaggio, poiché, se la natura inevitabilmente segue il suo corso, anche in modo repentino e più o meno imprevisto, vi sono nondimeno delle concause derivanti dall’agire umano preordinate a favorire la veemenza di tali fatti controversi.
Si pensi, infatti, ai casi di ritardata manutenzione (quando, addirittura, non assente del tutto), all’abusivismo edilizio e più in generale alla mancanza di visione ampia che sia capace di cogliere i segni dei cambiamenti in atto, dai quali matura l’inverarsi di una nuova fisionomia che influenza i singoli territori e, per i quali, sarebbe auspicabile, invece, progettualità ed ingenti investimenti.

La nostra Costituzione ci dona quindi un prezioso suggerimento: passare dalla logica distolta dell’emergenza continua, per giungere a quella della prevenzione. Non è facile, anche perché si paga l’esistenza di ritardi assai radicati nel tempo che, unitamente a condotte degne delle più fervide stagioni che richiamano all’anarchia, spesso al di fuori di contesti di liceità, determinano un quadro complessivo dagli equilibri molto labili, tali da far temere le più gravi conseguenze per il futuro prossimo.
Si trae spunto per sostenere che, invero, più che parlare ad ogni piè sospinto di riforme costituzionali, come accade costantemente, forse, risulterebbe maggiormente proficuo procedere con un’attenta rilettura della Carta e della copiosa giurisprudenza esistente, per individuare quali siano gli interventi normativi, finanziari ed operativi ritenuti più adatti allo scopo di garantire le sembianze di un paese in cui il “vintage” dovrebbe essere rappresentato soltanto dalla ricca storia e tradizione italiana, e non da tramandati retaggi culturali capaci di sporcare la fierezza del tricolore.