Capitalismo e flussi migratori

Un breve ragionamento nella realtà odierna del capitalismo avanzato va fatto ed quello relativo ai lavoratori immigrati. Nel passato dei flussi migratori la manodopera era prevalentemente composta da giovani maschi senza famiglie a carico. Da questo punto di vista le loro richieste rivendicative erano inferiori a quella della forza lavoro residente e il welfare era davvero meno obbligato e appesantito. Infatti gli immigrati non erano vecchi e non avevano bisogno di un trattamento sociali di tipo pensionistico. Poi erano in partenza le buone condizioni psico fisiche non necessitavano di particolari cure mediche. Questa prima grande ondata di immigrati nel dopoguerra ha contribuito molto alla crescita delle economie nazionali dei paesi capitalisti e industrializzati dando molto di più queste nazioni di quanto non ne abbiano ricevuto i singoli lavoratori impiegati.
Il paese che in Europa ha avuto maggiori benefici è stata la Germania Ovest, destinataria di un flusso costante di rifugiati che erano assai qualificati e che venivano espulsi dalla Polonia e dalla Cecoslovacchia dopo il 1945 . A questo flusso migratorio si aggiungeva quello dei profughi dalla DDR. Si contano a ben 12 milioni i cosiddetti “espulsi dalla loro patria” sino al 1953 che finirono nella Germania occidentale.
Si trattava di immigrato con le carte in regola in quanto conoscevano la lingua, condividevano la cultura, il modo di vivere e le abitudini della madre patria tedesca mantenendo bassi i salari rispetto ai “fratelli” dell’ovest. Questo tipo di migrazione interna si è ben conosciuta dal nostro Paese , quando vi fu un afflusso dal Sud al Nord di manodopera alla ricerca di un futuro migliore. Bisogna pensare all’importanza sul piano finanziario che avvenne per permettere il “miracolo italiano” e che provenne dalle ingenti risorse delle rimesse nelle varie banche effettuate dagli immigrati italiani in Belgio, Svizzera, Inghilterra e Francia. Gli italiani hanno vissuto una stagione anche drammatica quando andarono a lavorare nelle miniere di carbone con accordi che si fecero tra l’Italia e il Belgio. Ricordiamo le tragedie di Marcinelle e i tanti minatori che ebbero conseguenze con effetti nefaste dal punto di vista della salute.
Le condizioni del capitalismo oggi però si è profondamente modificato e il mercato del lavoro tende a importare manodopera nei servizi e nell’agricoltura, mentre molto di meno nell’ambito delle industria poiché il capitalismo è poco manifatturiero, e sempre più capitalismo finanziario. Oggi il quadro dell’economia mondiale con le sue risorse finanziarie e lo sviluppo del lavoro con la produzione è concentrata in Cina che detiene gran parte del debito pubblico degli Usa . Mentre ancora oggi la finanza e le innovazioni tecnologiche hanno cambiato tutto con lo sviluppo poderoso e inarrestabile del mondo digitale dei software dei computer, di Apple, di Facebook, di Twitter e Google che sono ancora di appannaggio americano che sostengono dall’esterno la crescita del sistema finanziario. La riduzione della forza lavoro pone problemi ai flussi migratori in quanto le industrie si avvalgono di tecnologie avanzate che non hanno bisogno più della classica catena di montaggio del vecchio modello fordista in cui il fattore umano era fondamentale. Oggi la robotica ha sostituito l’uomo abbattendo i costi di produzione.