Nella lotta alla mafia sta prevalendo il revisionismo

ll 23 maggio si ricorderà l’uccisione di Falcone e Borsellino per mano mafiosa.
Avviene così da 30 anni.
Ho conosciuto entrambi, e con Borsellino ho anche parlato più volte.
Sintetizzo la mia opinione su alcuni aspetti.
Il contrasto alle varie mafie si è progressivamente affievolito.
I partiti e la politica in generale non lo ritengono un problema prioritario del Paese.
Le ragioni sono diverse e due motivazioni mi sembrano in particolare prevalenti . La prima è che la “nuova” classe dirigente, ai vari livelli, è in gran parte composta da avventurieri, mercenari, affaristi, predoni delle pubbliche risorse, privi di tensione etica e spessore culturale.
La seconda è il fatto che mafia si è trasformata, entrando sempre più nei gangli vitali dell’economia, delle istituzioni, della politica, dello Stato.
Pertanto contrastarla efficacemente vorrebbe dire contrastare se stessi, essere masochisti.
È in atto il tentativo di un progressivo smantellamento della legislazione antimafia, a partire dall’articolo 41 bis dell’Ordinamento Penitenziario e dalla già approvata normativa sugli appalti.
I mafiosi ringraziano i politici, e sapranno come ricambiare.
È ormai di moda il revisionismo.
La Resistenza viene denigrata, la stagione di “mani pulite” ritenuta quasi una prevaricazione della Magistratura nei confronti dei partiti, come se fossero puri ed immacolati, mentre erano un covo di ladroni.
Dopo la recente sentenza della Cassazione la “Trattativa Stato Mafia” viene fatta passare per un teorema costruito a tavolino da alcuni magistrati, dimenticando che la “Trattativa” vi è realmente stata, come ammesso da quasi tutti gli imputati nel processo e che, a prescindere dalla qualificazione giuridica, essa rappresenta una pagina eticamente buia del nostro Paese.
E dimenticando che tale turpe “Trattativa”, almeno dal dopoguerra, vi è sempre stata e, anche se con forme diverse, è ancora in atto.
In tale contesto, sinteticamente descritto, cosa accadrà il 23 maggio di quest’anno?
Vedremo, ancora una volta, l’osceno spettacolo di politici, rappresentanti delle istituzioni e della società civile, già condannati o imputati per mafia o altri gravi reati, rendere omaggio a Falcone e Borsellino, deporre corone di fiori, e sproloquiare, affermando che il loro esempio deve valere per tutti.
Tranne che per loro, genìa di farisei e sepolcri imbiancati.
La vera liberazione dalla mafia avverrà quando le nuove generazioni, formate ad una vera cultura della legalità, prenderanno in mano questo Paese.
A tutti coloro che ne sono consapevoli il compito di contribuire affinché tale processo giunga a compimento.