L’espansione del capitalismo va governata e controllata per il benessere collettivo

Adam Smith è ritenuto uno dei teorici del capitalismo anche se lui non usò mai quest’ultima definizione in quanto bisogna dire che non ebbe mai stima degli imprenditori . Nel suo libro più celebre La ricchezza delle nazioni (The Wealth of Nations, 1776) menziona una sola volta l’idea della “mano invisibile” che regola il mercato e niente meno descrive l’imprenditore come un operatore in gran parte incapace di andare oltre il proprio interesse immediato.
L’espansione del capitalismo tende a generare non solo problemi economici ma anche notevoli problemi sociali e politici. Tuttavia bisogna dire con tutta onestà che se il capitalismo non si diffonde le società restano arretrate e sottosviluppate. E’ quindi necessario che le classi dirigenti devono garantire che il capitalismo si sviluppi senza determinare nessuna disgregazione socio politica. In buona sostanza occorre che comunità nazionale in tutte le sue formazioni e al di là delle differenze, deve lavorare per un sviluppo capitalistico equilibrato. Da questo punto di vista bisogna educare la società a coltivare la cultura dell’ottimismo che punta al miglioramento costante e continuo delle condizioni di vita e gli individui devono considerare sempre il miglioramento collettivo come qualcosa da ottenere sistemicamente. Nella forma più moderna e accettabile il capitalismo nella sua versione ideologica tende sul piano puramente teorico ad un futuro migliore. Nell’applicazione pratica questa sistema economico si è rivelato invece con forti tendenze “anarchiche” rispetto ad sistemi economici poiché i protagonisti del capitalismo non riescono a controllarlo. Sia Marx che Smith pensavano che i “proprietari della ricchezza” sono “prigionieri” di dinamiche sociali in cui ognuno tenta di migliorare la propria posizione personale, coltivare il mero profitto, senza reinvestire e ignorando gli altri. La competizione imprenditoriale è il sale dell’economia , il fulcro su cui si costruisce lo sviluppo e la capacità imprenditoriale si misura da tanti fattori alcuni casuali e altri ricercati dai singoli protagonisti. Dal 1945 sino ad almeno il 1985 è certamente il periodo storico in cui il capitalismo ha avuto un successo senza precedenti in virtù anche del patto sociale che ha stabilito con le forze politiche del welfare , i cristiano sociale e i socialdemocratici che hanno gestito e governato questo lungo e virtuoso periodo storico del mondo occidentale. In questa fase storica le ricette keinesiane hanno avuto risultati sorprendenti creando condizioni di benessere collettiva e crescita sociale con un allargamento dei diritti sociale e di tutela dei lavoratori.
E’ stata comunque anche la migrazione della manodopera che ha consentito flessibilità e turn over nel mercato del lavoro. Si trovavano nel lungo posti di lavoro di maggiore produttività e meglio retribuiti. E bisogna che all’inizio tutto ciò non è stato molto positivo per l’aumento dei salari poiché la forza lavoro migratoria riduceva le tendenze inflazionistiche perché conteneva aumenti salariali. Riprendo in altra occasione questo ragionamento che merita di essere approfondito alla luce dei flussi migratori presenti in ogni parte del mondo. In conclusione il capitalismo moderno va governato e controllato per una redistribuzione della ricchezza sociale a favore del benessere collettivo senza che quest’azione debba costituire ostacolo al suo sviluppo innovativo.