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Intervista allo scrittore Raffaele Messina “Nell’opera di Luigi Pirandello mi piace il senso del dolore”

Ho incontrato a Giarre Raffaele Messina. Vive e lavora a Napoli, ma non ha dimenticato le sue radici acesi. Docente e scrittore assai prolifico, distintosi con pubblicazioni di qualità, raffinate e originali.  Ha svolto attività di ricerca come italianista ed è esperto di didattica e storia della letteratura italiana. Collabora con diverse testate giornalistiche tra cui il mensile «l’Espresso napoletano» e «il Quotidiano del Sud».

Nel settore della narrativa ricordiamo tra l’altro il suo primo romanzo, “Ritrovarsi”, scritto nel 2018, a cui è seguito il racconto “Nella bottega di Caravaggio”(2019) in cui narra la storia di  Minichiello, garzone nella bottega del famoso artista che proprio in quel momento si dedica a le Sette opere di Misericordia. Il giovinetto resta rapito a osservare il lavoro artistico dello straordinario  maestro, il quale prepara i colori con i materiali più strani, e dentro sé immagina di potere fare presto lo stesso mestiere, però tutto finisce in tragedia. Sempre nello stesso anno pubblica la raccolta “Con la coda dell’occhio. Storie di adolescenze rubate”. Si tratta di un’opera dal contenuto crudo e realistico: undici racconti con connotati di fatti di cronaca e qui l’autore mostra il suo impegno civile nell’accendere la luce su un’adolescenza tradita. Vi sono varie figure: Fernanda, Melania, Vittoria, Jamil e Gennarino e altri ragazzi a cui gli adulti rubano il futuro. Nel 2021 Messina ha scritto “Masaniello innamorato e altri racconti”, libro che descrive l’indole di un giovane che si toglie dai pasticci; la furbizia del maggiordomo che estorce una lauta mancia; il celebre Masaniello visto nell’insolita veste di giovane innamorato. Si mette in scena  un trittico di racconti dal quale fuoriescono i sapori della Napoli del Seicento, con vite che si innervano e  incrociano, con il clamore di voci di nobili e popolani che esordiscono nella celebre tradizione partenopea dei “cunti”. Nel 2022 ha pubblicato il romanzo liberamente ispirato alla vita di Artemisia Gentileschi (1593-1654 ca.), donna e pittrice assai celebre: “Artemisia e i colori delle stesse” (Colonnese editore). La Gentileschi fu la prima donna che venne ammessa all’Accademia del Disegno di Firenze e divenne una pittrice di rilievo europeo. Il romanzo si snoda intorno a due momenti fondamentali della sua drammatica e tormentata esperienza artistica e privata. La Gentileschi visse la giovinezza a Roma e nel romanzo ci si sofferma a lungo sulla terribile esperienza dello stupro subito, del pubblico processo e del matrimonio senza amore che ne seguirono. Il romanzo di Messina ci offre poi un affresco palpitante della sua personalità ricca e complessa nel contesto di Napoli, città in cui visse negli anni della maturità.

Recentemente Raffaele Messina è venuto nella realtà ionica per presentare “La notte nuda”, raccolta delle novelle “scandalose” di Luigi Pirandello di cui è il curatore. La raccolta è corredata da un suo saggio introduttivo e contiene diciassette novelle di Pirandello poco note ai lettori e che sono sicuramente di straordinaria attualità. Sono novelle rimosse dalla produzione editoriale destinata al grande pubblico in quanto trattano di argomenti scandalosi. Infatti, si parla dell’antica piaga dei preti pedofili e altre miserie degli uomini di Dio; della difficile lotta della donna per giungere all’autodeterminazione e poi della condizione dei figli dei genitori separati e di altre storie d’infanzia o di adolescenza rubate. Vi sono in queste novelle i volti di un Risorgimento tradito, dell’affarismo politico e del taglieggiamento mafioso e, nonostante l’adesione di Pirandello al fascismo, non manca persino  una parodia del regime.

Ho avuto modo di conoscere Raffaele Messina e di apprezzare la sua notevole cultura nonché essere favorevolmente impressionato dai tratti umani e personali assai signorili. Ecco il testo della conversazione avuta in un’atmosfera davvero gradevole.

 Al di là della formazione accademica, che tipo di interessi letterari ha approfondito e l’hanno coinvolto?

Osservando retrospettivamente la mia produzione (saggi testi scolastici, articoli e recensioni) devo riconoscere un continuo pendolarismo tra autori siciliani, da Verga a Pirandello, da Sciascia a Camilleri, e autori napoletani: Luigi Compagnone, Michele Prisco, Enzo Striano. Sono un po’ le mie due identità.

Si nota nella sua produzione un interesse verso il Seicento e verso l’opera di artisti emblematici. Come mai?

Il Seicento è un secolo che ci è vicino più di quanto non appaia. È un periodo di crisi, segnato da incertezza e precarietà. Pertanto, è molto simile al nostro tempo, che conosce altrettanto profondamente la precarietà e l’inquietudine. Ma c’è un’altra motivazione altrettanto concreta: rispetto i miei lettori. So che leggere costa fatica e, quindi, scrivo di quello che conosco bene e che può interessare gli altri.  

 C’è sempre la voce di Napoli che echeggia o diviene prevalente nella sua scrittura.

Sì, certo. Risponde sempre alla stessa esigenza di non scrivere di ciò che si conosce per sentito dire, ma soltanto di ciò che realmente si padroneggia.

 Il romanzo storico s’innesta nella fantasia. Come avviene questa miscellanea?

Nel romanzo storico la fantasia è ‘sorvegliata’ dalla necessaria aderenza ai principali dati di fatto, storicamente accertati. Nello scrivere romanzi storici, mi servo della fantasia, della libertà d’invenzione, per illuminare meglio l’essenza del personaggio al centro della narrazione. Non per tradirlo.

Qual è l’opera a cui è particolarmente legato o quella che le è riuscita meglio?

Il romanzo “Artemisia e i colori delle stelle”, pubblicato da Colonnese, è quello che mi rappresenta al meglio. Mi sono immerso in quelle atmosfere e, mentre lo scrivevo, mi sono commosso. Spero che i lettori possano provare le stesse emozioni nel leggerlo.

Artemisia Gentileschi è un personaggio storico molto noto. Non ha temuto il rischio di essere ripetitivo?

Il rischio c’è sempre quando si scrivono opere centrate su personaggi di un certo rilievo. Tuttavia, proprio perché un romanzo non si realizza di getto, ma presuppone una lunga opera di documentazione e di ricognizione bibliografica, da tale rischio ci si può difendere. Penso che il mio Artemisia si differenzi da altri romanzi molto noti per almeno due buone ragioni. La prima è che riporto Artemisia a Napoli, nel senso che restituisco peso e centralità al ‘periodo napoletano’ della vita e della produzione artistica della Gentileschi, laddove altre opere tendono a considerarlo, con esito riduttivo, come uno dei tanti soggiorni che ella ebbe in varie città italiane ed europee: circa nove anni a Firenze, un biennio a Londra e altri più brevi altrove. Ma quella di Napoli non fu una tappa come le altre. Napoli fu per Artemisia la seconda patria, dopo Roma dove nacque. Fu la seconda patria non soltanto per l’ampiezza dell’arco cronologico che la vide nella capitale del Viceregno (circa ventitré anni, sia pure interrotti dal soggiorno londinese), ma anche perché a Napoli sposò le entrambe le figlie. Mise radici, insomma, non soltanto professionali.

Lo scrittore Raffaele Messina

E la seconda buona ragione qual è?

È che sottraggo Artemisia alla visione stereotipata della donna che si vendica dello stupro subìto, dipingendo eroine bibliche che tagliano la testa agli uomini: Giuditta e Oloferne, per intenderci. Della donna che vive soltanto di arte, del successo artistico che la riscatti e l’affranchi dalla dipendenza da un uomo. C’è tutto questo, ovviamente, ma c’è anche molto di più. La mia Artemisia non è appiattita sui soli sentimenti della vendetta e dell’orgoglio. È una donna che ha avuto cinque figli, due dei quali sono morti nei primissimi anni di vita, uno nei primi mesi. Artemisia è una donna che, dopo la relazione durata quasi un anno con il maestro di prospettiva che l’aveva stuprata, sposerà un altro uomo e poi, ancora, vivrà ulteriori passioni amorose, anche forti. Ma non riuscirà mai a costruire un legame profondo e duraturo con alcuno. Ecco, io immagino che Artemisia, ottenuto il successo e avanti negli anni, ripercorra la propria esistenza e ne tenti un bilancio, oltre la pittrice, anche come moglie, madre, donna.

 In Italia si scrive tanto su personaggi vissuti. Il romanzo storico è un genere letterario che riscuote molto successo.

Credo poco alla classificazione delle opere letterarie in generi e sottogeneri. Preferisco distinguere tra romanzi validi e meno validi. Io ho cercato di realizzare un romanzo intenso, che restituisse ricchezza e complessità a una figura femminile di grande valore, sullo sfondo di due città barocche, Roma e Napoli, vivide e ferali.
In ogni caso, osservo che il romanzo poliziesco riscuote un successo maggiore. A questo propositi, vorrei osservare che un elemento di contatto tra il romanzo poliziesco e quello storico: entrambi si avvalgono dello stesso meccanismo psicologico che lega il lettore alla pagina narrata e cioè della cosiddetta ‘sfida d’intelligenza’. Tutti noi, quando leggiamo un poliziesco, entriamo in ‘competizione’ con l’autore, nel tentativo di scoprire chi sia il colpevole, prima che ce lo sveli l’autore stesso nelle pagine finali. Ebbene qualcosa di simile avviene nel romanzo storico. In questo caso, infatti, il lettore è costantemente chiamato a cogliere la sottile e sempre oscillante linea di demarcazione tra i fatti veri evocati dall’autore e quelli verosimili, più liberamente inventati

 Quali sono gli autori contemporanei che segue con più attenzione?

Carlo Vecce con Il sorriso di Caterina: è una delle mie letture più recenti e più apprezzate. Apprezzo Maurizio de Giovanni, soprattutto per i primi romanzi della serie del commissario Ricciardi; Francesco Pinto, per la trilogia sull’Italia del miracolo economico e il romanzo dedicato a Siviero. Seguo con interesse anche la produzione di Maria Rosaria Selo.

 Luigi Pirandello è un grande enigma della letteratura italiana. A suo avviso qual è la peculiarità di questo grande scrittore e drammaturgo?

Pirandello non si può rinchiudere in una formula, non si lascia schematizzare. Chi ci ha provato, ad esempio con la formula del contrasto vita/forma, è riuscito solo a dimezzarlo e banalizzarlo. Quello che a me piace è il senso del dolore: la sua straordinaria capacità di scovare il dolore degli uomini anche quando s’annida nei luoghi e nelle forme più improbabili; la sua insuperabile capacità di rappresentarlo con la parola scritta.

Qual è il suo legame con la Sicilia?

Il mio legame con la Sicilia è viscerale. È irrazionale, nel senso di ‘pre-razionale’. Quando torno in Sicilia, e lo faccio in auto, alla vista dello Stretto vengo preso da una sorta di euforia. Una gioia istintiva, priva di motivazioni specifiche. Una gioia che non so spiegare… 

Ci può anticipare i suoi progetti futuri ?

Sì. Per il prossimo Natale sarò in libreria con un nuovo racconto breve, ambientato anch’esso nella Napoli del Seicento. Lo pubblicherò con Colonnese, nella stessa collana che ospita “Nella bottega di Caravaggio” e “Masaniello innamorato”. Insomma, in nuovo racconto si affiancherà ai precedenti per costituire una la trilogia.

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Rosario Sorace, nasce a Giarre il 13 maggio 1958;nel 1972, a 14 anni, inizia un intenso impegno politico e sociale. A soli 25 anni diventa segretario regionale dei giovani socialisti in Sicilia e dopo due anni, nel 1985, viene eletto al Consiglio Comunale di Giarre. Successivamente, viene eletto al Consiglio Provinciale di Catania dove svolge la carica di Assessore allo Sviluppo Economico. Nel 1991 viene eletto Segretario della Federazione Provinciale del PSI di Catania. Nel contempo consegue la laurea in Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Catania in cui oggi svolge il servizio in qualità di funzionario di Biblioteca del Dipartimento di Scienze Chimiche. È giornalista pubblicista. Collabora dal 2018 con i giornali on line IENE SICULE, SIKELIAN, IL CORRIERE DI SICILIA e AVANTI LIVE. È un grande di lettore di prosa e scrittore di poesie.

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