L’incanto di Giselle al Teatro Massimo ‘Bellini’

Martedì 9 maggio (e fino al 14) il teatro Massimo ‘Bellini’ ha ospitato il balletto del Teatro Nazionale dell’Opera di Bucarest per la prima del balletto fantastico in 2 atti di Jules Henri-Vernoy de Saint-Georges e Théophile Gautier sulla musica di Adolphe-Charles Adam, con le coreografie J. Coralli, J. Perrot e M. Petipa: ‘Giselle’Sul podio il maestro Krastin Nastev, direttore d’orchestra di fama internazionale con un ricco curriculum alle spalle, docente di direzione del coro e formazione vocale presso numerose università europee.

Sul palcoscenico: Giselle: Cristina Dijmaru; Albrecht: Robert Enache; Hans: Sergiu Dan; Myrtha, Regina delle Villi: Rin Okuno; Pas De Deux dei contadini: Erina Yoshie & Ionut Dinita; Bertha, madre di Giselle: Lacramioara Proca; Wilfrid, scudiero di Albrecht: Virgil Ciocoiu; Duca di Curlandia: Florin Mihalache; Bathilda, promessa sposa di Albrecht: Laura Blica; Contadini: Narcis Niculaie, Maxime Latapie, Cristian Susu, Jacob Connor, Adrian Ionescu, Stefan Meter; Suite: Mircea Ionita , Olena Sabosia, Alina Korzova; Villi: Alessia Montesardo, Ruxandra Necula, Alina Korzova, Brina Yoshie, Andreea Valean, Katrin Kennedy, Olena Sabosia, Ana Toderica, Andrea Caleffi, Teodora Szabadi, Octavia Cristea, Isabela Maciuca, Carmen Pìndaru, Maria Ungureanu, Karen Saito, Maria Savastre, Gabriela Durleci, Amyra Badro.Corpo di ballo e solisti del Balletto dell’Opera Nazionale di Bucarest, istituito nel 1885 e rinnovato nel 1921; Mihai Babuşka: allestimento e direzione; Adriana Urmuzescu: scenografie; Alin Gheorghiu: direzione artistica; Laura Blica Toader: direttrice del balletto. Orchestra e tecnici del Teatro Massimo ‘Bellini’Il creatore dell’opera,Pierre Jules Théophile Gautier (1811-1872)costituisce ilpunto di riferimento del Romanticismo e di molti movimenti artistici successivi.Dopo la rivoluzione del 1830 che interruppe le sue prime pubblicazioni lavorò, per sostentarsi, come giornalista e critico d’arte scrivendo più di duemila feuilleton e articoli nonché racconti fantastici e testi di balletti.Leggendo il libro “De l’Allemagne” di Heinrich Heine, fu attratto dalla leggenda popolare tedesca delle Villi che, come gli elfi, nella tradizione germanica popolano nottetempo i boschi.
Nel 1841 sull’onda del fascino della ballerina Carlotta Grisi -di cui era innamorato e che gli avrebbe dato una figlia- e ispirato da alcuni scritti di Victor Hugo, Gautier iniziava così a scrivere un balletto intitolato Les Wilis.Il tema si collegava ad un’antica saga slava che dava corpo agli spiriti/fate delle donne morte di dolore per un tradimento subito.
Le Villi sono infatti figure notturne, eteree ma vendicative, che condannano il fedifrago a danzare ininterrottamente fino a morire stremato dalla fatica o finché, sul punto di spirare, non venga gettato nel vicino lago.
Deciso a presentare la sua idea all’Opéra National de Paris, Gautier volle affidare l’incarico della stesura del libretto al drammaturgo Jules Henri Vernoy de Saint- Georges, prolifico autore di opere teatrali e romanzi, che preparò in pochi giorni una bozza.
Questi decise poi di scrivere a quattro mani, insieme allo stesso Gautier, il libretto definitivo che fu immediatamente ben accolto.

Le musiche vennero composte in appena otto giorni da Adolphe-Charles Adam, famoso musicista e produttore di balletti. Rispettando le intenzioni del coreografo e dell’autore queste, nei sette temi principali, si distaccano dalla musica del tempo vestendosi di originalità.
Il coreografo Jean Coralli avrebbe curato le scene nell’insieme, mentre, segretamente, Jules Perrot, il ballerino compagno della Grisi, avrebbe ideato i passi dell’etoil:
“Quindi non è il signor Gautier, ma il signor Coralli il vero mago della favola –si legge nel giornale Le Constitutionnel del 19 luglio 1834– Gautier ha ripetuto ciò che altri hanno fatto prima di lui, Coralli ha immaginato migliaia di gruppi deliziosi, centinaia di passi affascinanti… Onore quindi a Coralli!“.
Il 28 giugno del 1841, giorno del suo ventiduesimo compleanno, Carlotta Grisi si esibì per la prima volta in Giselle, insieme a Lucien Petita nel ruolo di Albrecht .
La prima rappresentazione di Giselle, balletto destinato a diventare un ‘classico’, si tenne dunque proprio in quella data presso l’Accademia Reale di Musica di Parigi: fu il trionfo di Carlotta Grisi.
Il 12 maggio dello stesso anno questo venne presentato a Londra. L’anno successivo fu la volta della Scala di Milano, e il 18 dicembre 1842 quella del Bolshoy di San Pietroburgo.
A differenza di altri balletti romantici Giselle non ha subito significative modifiche per quanto concerne la coreografia mentre la musica ha presentato numerosi cambiamenti rispetto ai brani originali di Adam nel 1884, nel 1887 e nel 1889 con alterazioni, aggiunte e tagli attribuiti ad altri compositori. È entrato anche nella danza contemporanea nella versione del coreografo Mats Ek.
Giselle è rimasta nei secoli un’icona del balletto romantico rappresentando il compendio di drammaturgia, danza e musica; punto di riferimento del repertorio della danza mondiale.
È la sintesi del movimento romantico che apriva nuove strade al balletto con ‘Les Silphides’ creato da Taglioni e più conosciuto nella versione di Bournonville, musicata da Chopin.
“A partire dalla Silfide – scriveva Gautier- non furono più possibili spettacoli mitologici, e fu lasciato spazio a gnomi, ondine, elfi, villi e a tutto quel popolo strano e misterioso che si presta così bene alle fantasie del balletto. Le case d’oro e marmo degli Olimpici vennero relegate nella polvere e nei magazzini, e agli scenografi furono ordinate foreste romantiche, valli rischiarate da chiari di luna graziosi come nelle ballate di Heinrich Heine”.

Il balletto è composto da due atti: il primo (a colori), ambientato in un villaggio della Renania medievale, riguarda la vicenda dell’innamoramento di Giselle che, delusa, impazzisce e muore per il dolore;
il secondo atto (ballet blanc) che invece si svolge in una notte di luna riguarda la leggenda delle Villi e la scelta d’amore dello spirito di Giselle di salvare Albrecht
-anche se ha causato la sua morte- sorreggendolo e danzando con lui per evitarne la condanna secondo il crudele volere delle Villi.
“Vestite da spose e coronate di fiori … meravigliosamente belle -scrive Heine– le Willis danzano alla luce della luna sempre più appassionatamente a mano a mano che sentono scivolare via l’unica ora che è loro concessa per danzare, poiché dopo dovranno nuovamente ridiscendere nelle loro tombe fredde come il ghiaccio”.
Il balletto si chiude sull’immagine solitaria del giovane, salvato e riscattato da un amore che troppo tardi ha compreso.
A differenza di altri balletti, Giselle non ha subito significative modifiche per quanto concerne una coreografia che esalta la drammaturgia, la comunicazione attoriale e dà grande vigore ai sentimenti mentre lascia largo spazio ai virtuosismi di tecnica accademica dei protagonisti, e non solo: pas de deux, arabesque, pirouettes, manèges e entrechats.
Nella storia della danza forse nessuna star è riuscita a comunicare la partecipazione interiore al personaggio più di Carla Fracci che interpretò per la prima volta Giselle per il Royal Festival Hall di Londra nel 1959.
L’amore è dunque il soggetto imperante di questo balletto con cui esordisce, nella danza, il movimento romantico abbandonando la tradizione classica alla ricerca delle radici ‘nazionali’ nelle saghe medievali, ed esaltando al massimo l’espressione del sentimento che con la sua forza supera la ‘ragione illuministica’.
Con Giselle si apriva una nuova pagina nell’arte coreutica, un nuovo modo di sentire e trasmettere emozioni esaltando al contempo il virtuosismo e l’arte accademica.
Eccezionale interpretazione quella di stasera con orchestra, corpo di ballo e solisti capaci di creare quell’atmosfera di mistero poetico che ha mandato in estasi il pubblico.
