L’assenza degli intellettuali nella società odierna

Osservo, con crescente disgusto e disincanto, le penose dinamiche della politica italiana, sia nazionale che locale.
Pochezza umana, etica e culturale di gran parte degli eletti o degli aspiranti ad esserlo.
I programmi di ampio respiro sono assenti, ridotti a sintetiche affermazioni demagogiche.
Il distacco tra ceti dirigenti e cittadini sta diventando un baratro quasi incolmabile.
L’ impegno politico allontana quanti vorrebbero un’Italia migliore, e si accalcano faccendieri, affaristi, voltagabbana, soldati di ventura.
Raramente qualche persona perbene.
Per infondere nuovo entusiasmo bisogna mandare a casa una nomenclatura statica e autoreferenziale, logorata dal personalismo, dal cinismo, dall’opportunismo.
Occorre ripartire da un rapporto nuovo e diretto con i cittadini, per costruire un’alternativa democratica di valori e di progetti.
In questo percorso di rinascita un ruolo potrebbero averlo gli intellettuali.
Ma dove sono finiti e cosa fanno?
Sono scomparsi, come le lucciole delle quali parlava Pasolini, uno degli ultimi e veri intellettuali di questo Paese.
Molti di loro sono revisionisti, opportunisti, vanesi, narcisisti.
Pronti a tutto pur di calcare un qualsiasi palcoscenico, avere notorietà, ricevere incarichi lautamente retribuiti, fare carriera accademica con ogni mezzo, anche illecito.
Nutrono una passione sconfinata, di ancestrale significato psicanalitico, per i ricchi e i potenti, e fanno a gara per diventarne cortigiani.
Alcuni si atteggiano a “maitres a penser”, comodamente seduti nei salotti dove pontificano su tutti e su tutto.
Ma poiché spesso sono anche pavidi evitano accuratamente un impegno diretto nella realtà.
Alla fine, pertanto, risultano inutili.
Abbiamo bisogno di un nuovo tipo di intellettuale, che divenga punto di riferimento per quanti vogliono dare voce al proprio disagio.
Un intellettuale credibile, dotato di forza morale, di capacità critica, di autonomia intellettuale, di senso di responsabilità e di coraggio.
Un intellettuale che sia anche politico, che voglia e sappia confrontarsi con le molteplici ingiustizie sociali e con la dura realtà dei tanti emarginati e sconfitti di questi Paese.
Un intellettuale che abbia capacità profetiche.
Come novello Diogene continuerò a cercarlo!