Al Teatro Stabile di Catania “L’ombra di Totò”

Il testo è ideato da Emilia Costantini romana (classe ’55), laureata in Lettere e Filosofia all’Università La Sapienza e giornalista professionista del Corriere della Sera dove si occupa di cultura e spettacolo.
Membro della Commissione Cinema del Ministero per i Beni Culturali, è docente di ‘Metodologia della critica e di scrittura creativa cinematografica e teatrale’ all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico.
Nel 2021 al Palazzo Reale di Napoli, ha ricevuto il Premio ‘Biagio Agnes per il Giornalismo e lo spettacolo’.
È autrice di numerosi saggi, tre romanzi e pièce teatrali tra cui l’intervista immaginaria a Marina Berlusconi e il pezzo su Dino Valdi: il lavoro in scena allo Stabile.
Quest’ultimo è stato adattato e diretto dal regista Stefano Reali (1957) regista, musicista, sceneggiatore e produttore, diplomato al Conservatorio “Licinio Recife”, iscritto al Centro Sperimentale di Cinematografia, docente di solfeggio al Laboratorio di Arti Sceniche ‘Gigi Proietti’ e presso altre importanti istituzioni. Nel 1982 diventa assistente del regista Sergio Leone e inizia il suo rapporto con la televisione come sceneggiatore e regista, realizzando anche le colonne sonore. Attualmente insegna ‘Struttura della sceneggiatura televisiva’ presso la Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli – Master Writing School for Cinema and Television.
Al centro della trama di questa pièce c’è Osvaldo Natale, in arte Dino Valdi, sconosciuta controfigura ma fedele amico da sempre, di Totò.
Dino rientra affannato da Piazza Mercato di Napoli, il 17 aprile del 1967, proprio dal funerale del principe De Curtis, il secondo dei tre che furono celebrati in suo onore.
Nino Tararanto che curò la funzione avrebbe esclamato: “Il tuo pubblico è qui. Ha voluto che il suo Totò facesse qui l’ultimo esaurito della sua carriera”.
Scambiato per il redivivo comico, ‘l’ombra di Totò’ (così uguale a lui anche nel mento storto), Valdi, era stato inseguito dalla folla tanto accalcata da non consentire neanche alla compagna e alla figlia di seguire il feretro del loro caro.
L’arrivo imprevisto di una giornalista dà il via ad un cambio di scena repentino.
Attraverso un’intervista immaginaria tesa a delineare una biografia “non autorizzata” ma, all’improvviso e involontariamente piena di ricordi e particolari di Totò, lo sconosciuto Valdi riesce finalmente a conquistare la scena come protagonista.
“L’episodio, seppur molto cinematografico, è vero: quell’uomo è Dino Valdi, per anni controfigura, alter ego e molto di più di Totò… Poi, a partire dal 1957 quando il grande attore perde la vista …Dino diventa insostituibile: recita al suo posto: Totò i primi piani, Dino tutto il resto -riporta Yari Gugliucci attore salernitano (1974), laureato in sociologia e successivamente in filosofia presso l’Università di Salerno, che esordisce nel cinema nel 1996 e poi in televisione- È lui, finalmente, al centro della scena. Nella finzione drammaturgica è una giovane giornalista che lo nota e lo segue fino a casa per fargli un’intervista. Hanno un obiettivo comune: per lei la realizzazione di uno scoop; per lui, finalmente, l’occasione di uscire dal cono d’ombra…ma nell’intimo di Valdi, accanto all’ammirazione c’è una vena di rimpianto… avrà patito la frustrazione di aver fatto brillare una carriera ma non la sua”.

L’oblio dopo la morte dell’eterna controfigura, venuta a mancare nel 2003, era sempre stato l’incubo anche di Totò che aveva riferito a Oriana Fallaci, in un’intervista: “Un falegname vale più di noi artisti: almeno fabbrica un tavolino che rimane nei secoli. Ma noi, dica, che facciamo? Quanto duriamo? Al massimo, se abbiamo molto successo, una generazione!”.
La fatale ‘livella’ avrebbe accomunato tutti gli uomini…ma non certo il principe della risata …mentre la sua ‘ombra’ sarebbe sparita.
Accanto a Gugliucci ha animato la scena la vivace interpretazione di Annalisa Favetti nei panni della giornalista.
Fin da bambina questa eclettica attrice, vincitrice del primo premio “Vincenzo Crocitti” in Campidoglio, ha cominciato a lavorare con Gigi Proietti e in seguito anche con Alessandro Gassman, Beppe Fiorello, Alessandro Benvenuti e Pino Ammendola in teatro, al cinema e in TV.
Completa il trio di interpreti Vera Dragone (1987), talentuosa attrice, ballerina e cantante nel ruolo delle varie donne di Totò raccontate da Valdi.

Nata a Catanzaro la Dragone proviene da una famiglia di artisti.
Nipote di Vittorio De Seta, uno dei padri del cinema italiano, vive a Roma e frequenta l’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica ‘Silvio d’Amico’;
ha partecipato anche ad alcune produzioni televisive.
Applausi a scena aperta per questo vivace spettacolo, spesso divertente, che ha intrattenuto un pubblico interessato e soddisfatto…facendo anche ironicamente riflettere sulla caducità della vita e sulle pieghe nascoste dell’anima.
Sul palcoscenico: Yari Gugliucci (Dino Valdi), Annalisa Favetti (la giornalista), Vera Dragone (le donne di Totò).
Scena: Carlo de Marino; costumi: Laura de Navasques; coreografie: Lorena Noce; lightdesigner: David Barittoni; assistente alla regia: Enza Felice.
Produzione: Nicola Canonico per la GoodMood
