A proposito di collezionismo e feticismo

Un ignoto collezionista ha comprato all’asta, per 250 mila dollari, il vestito bianco che l’attore John Travolta, quasi 50 anni fa, indossò nel film “La febbre del sabato sera”.
Non conoscendo le ragioni di tale scelta, evito di commentarla.
Tuttavia l’episodio consente qualche riflessione su due comportamenti abbastanza diffusi: il collezionismo ed il feticismo.
La tendenza a raccogliere e catalogare, talora in maniera compulsiva, indica una sorta di coazione al possesso sistematico di certi oggetti.
Alcuni collezionisti raccolgono solo per se stessi, evitando che altri possano osservare la loro collezione.
Secondo alcuni psicanalisti allorché il collezionismo assume forme esasperate è sintomo di un qualche disturbo della sfera sessuale.
Su un binario parallelo possiamo collocare il feticismo.
È il culto di un oggetto al quale si attribuisce un significato simbolico, quasi magico.
Trattasi della risposta ad una sensazione di inquietudine e di impotenza di fronte ad eventi che non si controllano.
In tal caso si diventa fragili ed anche superstiziosi, e si è spinti a fissare la propria attenzione su oggetti visibili che producono un qualche appagamento.
Freud attribuisce il feticismo al complesso di castrazione.
Il feticista ha un rapporto contraddittorio con la realtà e con gli altri.
Il feticista è un insicuro, facilmente manovrabile da chi esercita un qualche potere.
Tutto ciò ha notevoli riflessi nei rapporti interpersonali, ma non solo.
Proviamo a immaginare il rapporto con la vita sociale e politica.
Il feticista elegge a simbolo intoccabile un leader, ne diventa seguace fedele e acritico, rinuncia di fatto al ruolo di cittadino per essere suddito.
Se tale analisi, necessariamente sintetica ed incompleta, ha un qualche fondamento, ne traggo una conclusione: il popolo italiano ha molti sudditi.
Occorrono bravi specialisti!